L'ultimo giurato (2004)

Un blues alla Grisham

Titolo italiano: L'ultimo giurato

Titolo originale: The Last Juror

Anno di pubblicazione: 2004

Edizione: Mondadori

Pag.: 437

Prezzo: Euro 5.00

Finito il: 25/06/2005

Vantaggi: Un libro splendidamente scritto sulla vita negli anni '70 nel sud degli Stati Uniti

Svantaggi: Nessuno

"Un blues che inizia lento e nostalgico e chiude con un ritmo mozzafiato" e' il commento de "Il Giornale" riportato nel retro di copertina. E' un commento quanto mai azzeccato per descrivere questo libro di John Grisham, uno dei miei autori preferiti.

Definirlo un legal thriller mi sembra forse esagerato, anche se una delle basi del racconto e' proprio un processo. Ma a differenza dei precedenti libri di Grisham, non e' la legge il fondamento della storia.

E' ambientato negli anni Settanta nella Ford County, una contea nel sud degli Stati Uniti, a poca distanza dal Mississipi e da Memphis. Il protagonista e' uno studente di giornalismo, cresciuto a Memphys, dall'insolito nome, Joyner William Traynor, che lui prima trasforma in J.William Traynor e poi in Willie Traynor. Willie in realta' gli viene affibiato sul posto da Davey "Linguaccia" Bass, redattore delle pagine sportive del Ford County Times, settimanale locale. Willie racconta in prima persona come, lasciati gli studi fatti a Syracuse, e con l'aiuto finanziario della ricca nonna BeeBee, viene assunto nel giornale locale e in seguito ne diventa proprietario. Il libro racconta la vita in queste sperdute e chiuse regioni degli Stati Uniti, dove la gente sembra ospitale verso tutti, ma stenta ad accettare gli stranieri, cioe' tutti coloro che non vivono sul posto da almeno tre generazioni. Negli anni '70 l'integrazione razziale e' ancora una chimera, anche se nella Ford County il Ku Klux Klan non ha attecchito, o almeno nel libro non se ne parla. Ognuno sta al suo posto, si fa gli affari suoi e ha almeno un'arma da fuoco sempre a portata di mano.

Il Ford County Times (d'ora in poi abbreviato semplicemente in Times) e' ai minimi delle vendite. Il vecchio proprietario, Wilson Caudle, tipo eccentrico e ultrasettantenne, dedica il giornale soprattutto ai necrologi, che beatificano chiunque muore, celebrandone le virtu' e trascurandone i difetti. Seppur nella totale mancanza di integrazione razziale, Caudle inizia a scrivere necrologi anche per la gente di colore, che ovviamente apprezza moltissimo. Stranamente questo cambiamento eccezionale viene accettato dagli abitanti bianchi. Ma il giornale va comunque in bancarotta e Willie, che era stato assunto come giornalista, riesce a comprarselo trasformandolo e ridandogli vita. Le cose poi migliorano quando accade un fatto eccezionale che fa la fortuna del giornale, un omicidio. Rhoda Kassellaw viene stuprata e uccisa praticamente davanti agli occhi dei due figli. Viene arrestato Danny Padgitt, figlio minore del famigerato clan Padgitt, che e' a capo della produzione illegale di alcool e con cui e' meglio non avere nulla a che fare. Anche lo sceriffo Coley e' nel loro libro paga, ma non puo' sottrarsi ai suoi doveri. E il crimine, insieme al processo che lo segue fa aumentare la tiratura del giornale e ne aumenta l'espansione.

L'altra protagonista del libro e' Calia Ruffin, un'anziana donna nera dal carattere deciso e materno. Ha sette figli, tutti professori, tranne uno, Sam, che ha avuto qualche problema in gioventu' e di cui Calia preferisce non parlare all'inizio. Willie la conosce grazie a vari incontri che portano a un paio di articoli sul Times. Da quel momento ogni giovedi' Willie si ritrova a pranzo da miss Callie, ottima cuoca, qualche volta in compagnia del marito Esau. E' un'amicizia che diventa ogni volta piu' profonda, aiutata dalla pazienza e dalla gentilezza della donna che "adotta" Willie nella sua famiglia. Il passato della donna ha dell'incredibile, soprattutto se si pensa al colore della sua pelle in un periodo cosi' strano come gli anni Settanta e lascio a voi scoprirlo.

Chiudo qui il riassunto della trama ben sapendo di aver scalfito appena la storia raccontata da Grisham, che anche questa volta si rivela un abile scrittore.

Il commento del Giornale con cui ho iniziato l'opinione e' azzeccatissimo: il racconto all'inizio scorre lento, mentre narra come Willie si ambienta in una zona in cui non e' facile vivere. Si vivacizza con il processo, quindi torna lento come le acque del Mississipi e sul finale il ritmo diventa incalzante. E' proprio come il grande fiume, con le sue piene e i suoi momenti di calma, un fiume in cui e' facile lasciarsi andare per seguirne la corrente.

Grisham non e' nuovo ai racconti ambientati nel sud degli Stati Uniti, basti pensare a "Il momento di uccidere" o "L'ultimo appello", e anche qui non delude. Si e' preso qualche liberta' con le leggi, come lui stesso confessa nei ringraziamenti alla fine del libro, ma il lettore non se ne accorge.

Una piccola chicca che potrebbe essere utile come pensiero per una riflessione: ad un certo punto nel libro si parla degli immigrati italiani, attirati dal lavoro nei campi di cotone da promesse fraudolente. Quando sono arrivato a leggere questa parte, ho pensato agli immigrati stranieri che sono arrivati in Italia e che da molti vengono visti quasi con odio. Be', cari signori, gli italiani erano nelle stesse condizioni all'inizio del secolo scorso, quindi quando trattate male queste persone, pensate a quello che hanno subito i nostri vecchi in America e magari cambierete atteggiamento perche' e' sempre meglio "non fare agli altri cio' che non vogliamo sia fatto a noi".

Buona lettura a tutti!