La legione invincibile (2003)

Ai confini dell'impero romano - parte seconda

Titolo: La legione invincibile

Anno di pubblicazione: 2003

Edizione: PIEMME

Pag.: 430

Prezzo: Euro 5.90

Finito il: 06/10/2005

Vantaggi: Un romanzo storico ottimamente ambientato che fa rivivere i fasti dell'antica Roma.

Svantaggi: E' necessario leggere il libro precedente per comprenderne la trama e i personaggi.

Guido Cervo, insegnante di diritto e studioso di storia, ci guida nuovamente nella realta' dell'antico impero di Roma, nel 276 d.C., e precisamente lungo i suoi confini settentrionali, nella Germania Superior.

Proseguono le avventure dei personaggi incontrati nel precedente libro, "Il legato romano".

Ritroviamo Valerio Metronio Stabiano, comandante della Ventiduesima Legione Primigenia di stanza a Mogontiacum (l'attuale Magonza) alle prese con i problemi derivanti dall'invasione e dalle razzie dei popoli barbari (Svevi o Alamanni, Franchi, Burgundi, Vandali, Longioni, Turingi, Arii) che hanno attraversato il Reno e imperversano nella regione, aiutati dalla momentanea debolezza dell'impero. Le lotte portano alla disperazione una popolazione romana ridotta alla fame per la mancanza di approvviggionamenti e per i loschi traffici di mercanti e nobili romani senza scrupoli che speculano sulla guerra (esattamente come capita ai giorni nostri). La nomina di Valerio a prefetto di legione e legato imperiale pro tempore, arrivata grazie al nuovo imperatore Probo, costringe il nostro eroe a muoversi in un mondo che non gli e' usuale. Soldato di carriera fattosi da se', si ritrova tra la nobilta' romana ad affrontare intrighi e sotterfugi imbastiti da persone che non hanno altro modo per controllarlo o combatterlo. Valerio e' un uomo che non deve favori a nessuno e questa sua indipendenza non puo' essere tollerata ne' vista di buon occhio.

Al suo fianco ritroviamo Idalin (o, nella versione romana, Idelnia), la donna che Valerio ha fatto prigioniera durante la distruzione di Ildiviasio, capitale dei Suardoni, con la quale si apre il precedente libro. Divenuta sua schiava, tra Valerio e Idalin nasce l'amore che porta prima alla liberazione della donna e poi, in questo libro, al loro matrimonio. La donna si ritrova cosi' ad un rango altissimo nella nobilta' romana ed e' questo un altro punto di rottura ed imbarazzo che sembra isolare la coppia.

Dall'altra parte della "barricata" c'e' Ohilin, figlio di Idalin, sfuggito alla cattura durante la caduta di Ildiviasio e unitosi alle schiere degli Svevi insieme ai gemelli Siegfrid e Bodomar. I tre nel primo libro diventano amici inseparabili, ma il primo libro si chiude con Bodomar che lascia il campo svevo insieme all'amata Murel per dirigersi verso la sua terra natia.

Questi tre sono i rami principali in cui si divide la storia narrata dal libro: Valerio e Idelnia, Siegfrid e Ohilin, Bodomar e Murel. Le loro strade si intersecano e si dividono continuamente, tra alterne vicende.

Non voglio svelarvi troppo della storia, fatta di avventure, battaglie, intrighi e amore.

Manca ancora un personaggio importante: si chiama Marsilio. Nel primo libro era l'insegnante incaricato di istruire i giovani della nobilta' romana. Ma per un improvviso ripensamento abbandona l'insegnamento e si ritrova al servizio di Dolcinia, proprietaria di una locanda e molto amica di Idelnia. E' un filosofo con rimorsi di coscienza che prendono origine dal suo lontano passato piu' o meno burrascoso e dalle vicende che, suo malgrado, lo vedono protagonista durante la guerra con i barbari. Suoi sono insegnamenti bellissimi che, come perle rare, vengono sparsi qua e la' lungo il cammino della trama. Un esempio?

"... possiamo migliorare soltanto nel rapporto che instauriamo con i nostri simili; non v'e' meditazione in grado di arricchirci e rivelarci a noi stessi quanto l'incontro e la sintonia con un'altra anima, ne' v'e' sapienza che valga la gioia profonda che si ricava da un autentico, gratuito gesto d'amore..."

Ma c'e' anche un'altra frase che ricorre nel libro (non appartiene a Marsilio) e che mi ha colpito particolarmente:

"...Si diceva che ogni attimo lieto trascorso con chi si ama dovrebbe essere sempre vissuto con la consapevolezza piena del suo immenso valore, affinche' possa essere ricordato nelle ore della malinconia..."

Non voglio commentare nessuna delle due per non uscire dall'argomento dell'opinione. Ma non potevo fare a meno di segnalarvele.

Tornando al libro, e' scritto in modo scorrevole, anche se a volte si perde nelle descrizioni e nei particolari.

Come si puo' facilmente intuire, e' necessario leggere "Il legato romano" prima di questo per comprendere appieno la storia. In caso contrario ci si perde nell'infinita' di personaggi che la costellano. Per fortuna all'inizio di questo secondo capitolo della saga romana (ovviamente la saga non termina qui ma prosegue) Cervo ha riportato un veloce riassunto delle vicende principali che vengono raccontate nel primo libro. Non sarebbe stato male che l'autore avesse inserito anche un elenco dei personaggi e una loro breve descrizione.

In definitiva il libro mi e' piaciuto e penso piacera' a tutti gli amanti della storia e anche dei romanzi d'avventura. L'ambientazione e' perfetta e lo stesso Cervo ci fornisce, in una nota finale, le fonti da cui ha tratto le poche notizie certe relative al periodo considerato ("Historia Augusta" di Vopisco e "Historia nova" di Zosimo). Consiglio a tutti di non saltare questa nota per una maggiore comprensione della realta' storica.

Purtroppo ci sono alcuni punti di stagnazione (soprattutto all'inizio), forse dovuti solo ad una difficolta' di riambientazione del lettore. Passati quelli, si riprende il ritmo della vicenda e ci si appassiona.

Una proposta estemporanea pur nella sua semplicita' e logica: romanzi come questo potrebbero essere utili per insegnare la storia nelle scuole divertendosi e spingendo cosi' i ragazzi a leggere un po' di piu'. Chissa' se a qualcuno verra' mai in mente di farlo!

Buona lettura a tutti!