Cani, camosci, cuculi (e un corvo) (2007)

"Le bestie e' piu' buone di noi"

Titolo: Cani, camosci, cuculi (e un corvo)

Anno di pubblicazione: 2007

Edizione: Mondadori - Miti n.373

Pag.: 331

Prezzo: Euro 6.00

Finito il: 02/09/2009

Vantaggi: Una raccolta di brevi racconti di Corona, interessanti e pieni di riflessioni.

Svantaggi: Nessuno

"«Meglio le bestie che gli uomini, mille volte meglio le bestie. Le bestie e' piu' buone di noi». Ma intanto le uccideva come, del resto, facevo anch'io." (il vecchio Ota ne' "Il cuculo e il falchetto", pag.117)

e' un buon modo per iniziare questa opinione sul libro "Cani, camosci, cuculi (e un corvo)" scritto da Mauro Corona e pubblicato nel 2007 dalla Mondadori. Io ho letto la versione "I Miti" n.373 venduta a 6.00 euro.

Si tratta di una raccolta di racconti brevi di vita montanara. Ognuno e' formato da poche pagine e si leggono abbastanza in fretta. Ma contengono riflessioni interessanti.

Avevo gia' letto "Nel legno e nella pietra" e "Aspro e dolce" di Corona, sempre raccolte di racconti, trovandoli entrambi molto belli. Strano perche' io di solito fuggo i racconti brevi e preferisco le storie lunghe, che consentono di conoscere meglio i personaggi e di essere catturati maggiormente dagli avvenimenti.

Credo pero' che anche in questo caso si verifichi la stessa cosa: cio' che racconta Corona e' una storia continua, solo divisa in tante piccole parti. I personaggi si ripetono spesso e le stesse persone sono protagoniste di tante vicende, da ognuna delle quali si puo' ricavare qualche pezzetto della loro anima.

La protagonista principale rimane la montagna, con i suoi abitanti, in particolare Erto dove vive Mauro Corona, e la valle del Vajont sia prima che dopo la grande tragedia della diga.

Ma chi e' Corona?

E' un alpinista di prima categoria.

E' anche uno scultore: le sue sculture gli hanno permesso di vivere dignitosamente.

Ed infine e' uno scrittore: non so chi lo abbia spinto ad intraprendere questa carriera, ma e' una fortuna che sia successo. Non e' un letterato ricercato: il suo modo di scrivere e' semplice e mi piace proprio per questo. Non ricerca termini difficili o storie complicate. Da questa semplicita' fa scaturire tante riflessioni interessanti che un tempo potevano essere considerate normali ma che adesso si vanno perdendo nella frenesia della vita moderna.

Leggere Corona mi riporta ad una vita che (purtroppo) non ho avuto modo di assaporare: fatta di difficolta' e spesso di stenti, ma anche di tanto rispetto per gli altri. Leggere i suoi racconti e' un po' come sentire i racconti che si facevano intorno ad un fuoco o una stufa nelle stalle di sera, quando la televisione non era stata ancora inventata oppure era prerogativa solo delle persone benestanti. Questo ritrovarsi intorno al fuoco era una consuetudine della montagna e della campagna. La citta' era un altro mondo.

Io vivo in una piccola cittadina di provincia e mia madre ogni tanto mi racconta situazioni di questo genere.

C'erano sicuramente meno agi e comodita', ma c'era un maggior contatto con la gente.

Attraverso i racconti di Corona rivive questo mondo.

L'argomento portante di questa raccolta e' riassunto gia' nel titolo che viene ricavato da uno dei racconti. E riguarda gli animali, soprattutto i cani, che molte volte si comportano meglio di tanti esseri umani.

"Vi e' sempre, e purtroppo resiste, la vergognosa abitudine di buttar via gli animali come fossero pietre o pezzi di legno. Gli uomini sono fatti cosi', gettano via cio' che non serve piu' o che diventa fastidioso al loro viver quotidiano. Per fortuna non tutti gli esseri umani sono disumani: se alcuni buttano, altri raccolgono." ("Il cane e la vipera", pag.11)

E' una denuncia che si ripete in molti dei racconti e che purtroppo bisognera' continuare a fare, perche' gli abbandoni continuano ogni anno e ogni estate, nonostante tutte le campagne di sensibilizzazione al problema. Se si adotta un cane, diventa parte della famiglia e abbandonarlo per andare in vacanza e' una vera barbarie. Sarebbe quasi come abbandonare un figlio o un fratello. E togliamo il "quasi".

"Anche a me fa piacere pensare che quei miracoli siano avvenuti. E' una convinzione che mi fa vivere meglio, i giorni che passano sembrano recare con se' qualche speranza, e la vita pesa un po' meno. Avere qualcuno in cui poter confidare non e' cosa di poco conto. Anche se i miracoli sperati non avvengono, la fiducia che un giorno possano accadere rimane intatta. E allora viva San Rocco e il suo cagnolino, e tutti i cani del mondo, i veri amici dell'uomo.

'''Il cane non prova odio, non conosce rancore ne' vendetta e ama totalmente il padrone. Anche se questi lo bastona tutti i giorni, o lo scarica dall'auto in corsa lungo le strade di Ferragosto quando va in ferie, l'amico cane gli sara' sempre fedele''' ." ("Il cane di San Rocco", pag.221)

e' un altro piccolo brano che ci ricorda il problema, insieme ad una esemplificazione della fede antica. E la presenza familiare di un cane si ripete anche nel brano seguente:

"Da parecchi anni vivevano soli e la solitudine consolida l'affetto tra uomo e animale. Non sempre cosi' tra gli umani. Spesso incomprensione, egoismo e interessi separano le persone rendendole ancor piu' disperate e sole." ("La valanga", pag.37)

Dai racconti di Corona si evince il suo amore per la natura, un amore che ha comunque delle contraddizioni, ma in fondo gli uomini sono fatti di contraddizioni. Una si evince dalla frase di apertura (l'errore di grammatica non e' mio): Mauro Corona ama la natura, eppure non ha alcuna difficolta' a fare il bracconiere e il cacciatore. Forse pero' bisogna ricordarsi i tempi: cacciare animali era spesso un modo per non morire di fame, anche se alcune situazioni sembrano esulare da questo motivo. E credo che Corona continui a cacciare.

Tornando ai racconti, parlano di episodi vari: dai salvataggi fatti grazie ai cani alle superstizioni irrazionali che generano vittime innocenti. Tra i 56 racconti che compongono la raccolta, suddivisi in quattro quaderni, due si ricollegano anche a Neve, la protagonista dell'ultimo romanzo di Corona, "Storia di Neve", che ancora non ho letto.

Vorrei proseguire brevemente con un altro estratto del libro:

"Ognuno nasce con qualche preferenza genetica e, se avesse l'accortezza di seguirla, forse nel mondo ci sarebbe piu' gente felice. Troppo spesso scegliamo un lavoro che ci procuri soldi, piuttosto che agevolare quel segreto desiderio per un qualcosa che magari non ci arricchisce, ma gratifica l'anima piu' di qualsiasi altra attivita'.

[...]

Vivere e' come scolpire: bisogna togliere, tirare via il di piu'. Avere orpelli e oggetti che al vivere quotidiano sono inutili provoca ansie. La vita ne offre gia' abbastanza, perche' cercarne altre? [...] Spazzando via il superfluo potremmo investire in tempo libero. Ne abbiamo cosi' poco. Sedersi, abdicare, leggere, pensare, conversare all'osteria. In altre parole, godersela un tantino prima dello scacco finale." ("Icio e i cagnetti", pag.254)

Si tratta di due concetti diversi, ma che possono essere ricollegati tra loro. Il fatto di lavorare per fare soldi porta a ricoprirsi di inutili orpelli. Nel mondo moderno sono tutti alla ricerca di soldi e di oggetti ritenuti indispensabili. Ma cosa c'e' di indispensabile in un orologio da 10 mila euro o in una Ferrari o in un viaggio dall'altra parte del mondo? Gli orologi servono a segnare l'ora, le auto servono a spostarsi e se un oggetto, anche di basso valore, fa questo lavoro, tutto il resto e' solo un modo per farsi belli davanti agli occhi della gente. E il viaggio dall'altra parte del mondo? Spesso non si conosce cio' che c'e' dietro l'angolo dell'edificio in cui si vive o la propria citta', ma dire di essere andati in un posto esotico ti fa sembrare piu' importante e ti fa guadagnare un "Ooohhh, davvero?" da parte delle persone a cui lo si racconta.

Corona ha riempito senza mai annoiare libri e libri con situazioni avvenute nelle sue valli e nella sua regione, e si tratta (almeno per quanto ho letto fino a questo momento) sempre dell'Italia, anzi di una piccola parte dell'Italia. La cosa importante e' vedere e scoprire la meraviglia che si trova intorno a noi: credo sia difficile trovare in un posto lontano cio' che non riusciamo a vedere vicino a noi.

Non voglio dire che fare viaggi lunghi e visitare posti lontani sia sbagliato. Ma bisogna capire le ragioni che ci spingono a farlo. Se cerchiamo solo l'ammirazione della gente, allora forse e' arrivato il momento di rivedere le priorita' della nostra vita.

Scusatemi, mi sto dilungando. Ma e' anche un modo per dare evidenza ad un altro fatto: Corona, con i suoi semplici racconti, porta a riflessioni interessanti. Non c'e' bisogno di cercare manuali sulla felicita' e sulla propria realizzazione personale scritti da persone "esperte del settore". Un "semplice" uomo di montagna, artista e amante della natura, dice le stesse cose prendendole dalla sua esperienza personale. E credo che ognuno potrebbe fare la stessa cosa se solo lo volesse davvero. A volte cio' che si cerca veramente e' proprio li' vicino a noi, solo che non riusciamo a vederlo. Basterebbe avere un po' piu' di fede e tenere ben aperta la mente.

"I soldi non sempre comprano tutto, e non tutti gli uomini sono comprabili dai soldi" ("Il cane del mio amico", pag.111)

"Perche' la riconoscenza non deve essere come la neve, che si scioglie e corre via non appena arriva il sole." ("La cote", pag.291)

Con queste due ultime citazioni concludo consigliando questo libro a tutti.

Si legge in fretta e lascia parecchio.

Buona lettura a tutti!