Cosa tiene accese le stelle (2011)

Titolo: Cosa tiene accese le stelle

Anno di pubblicazione: 2011

Edizione: Mondadori - Strade Blu

Pag.: 130

Prezzo: Euro 17.00

Finito il: 26/09/2011

Vantaggi: Un'analisi della societa' di ieri e di oggi, sogni e aspirazioni

Svantaggi: Nessuno

"Cosa tiene accese le stelle" e' il titolo del nuovo libro di Mario Calabresi, uscito nel 2011 edito dalla Mondadori nella serie "Strade blu".

In realta' per me e' nuovo anche l'autore, visto che non avevo ancora letto nulla di suo. Poi, quasi per caso, un amico mi ha prestato questo libro e cosi' l'ho scoperto.

Ovviamente avevo gia' sentito parlare di Calabresi. Nato a Milano nel 1970 e figlio del commissario Luigi Calabresi (ucciso nel 1972), Mario e' un giornalista e dal 2009 e' direttore de' "La Stampa", quotidiano simbolo di Torino. In precedenza Calabresi ha lavorato all'Ansa, alla "Repubblica" e per "La Stampa", viaggiando tra Italia e Stati Uniti dove, tra le altre cose, ha seguito la campagna presidenziale di Barack Obama.

Calabresi ha scritto anche altri libri che poco per volta scopriro'.

Per ora mi limito a parlare di quello che ho appena finito.

L'ho finito in un paio di giorni circa. Le 130 pagine scorrono veloci e Calabresi sfrutta la sua esperienza di giornalista per catturare l'attenzione del lettore.

Ma di cosa parla questo libro?

Della nostra societa', di quella di ieri e di quella di oggi, di come quella del passato venga mitizzata e di quanto sia effettivamente reale questa mitizzazione.

Ho usato come titolo la domanda che mi e' balenata in testa mentre leggevo il libro: si stava davvero meglio quando si stava peggio?

Si tende a pensarla cosi': il passato, in quanto passato, assume agli occhi di chi l'ha vissuto o ne ha sentito parlare, una sfumatura quasi positiva, in confronto alla negativita' che si assegna alla nostra realta' presente.

Calabresi parte da un episodio del suo passato famigliare per affrontare il discorso. E prende come protagonista la nonna che nel 1955 conquisto' la liberta' grazie all'avvento della lavatrice. Una cosa da poco al giorno d'oggi, ma in quegli anni risparmiare tempo e fatica nel lavare i panni non era cosa da poco.

Quante altre cose sono state inventate da allora? Pensiamo solo alla televisione, al computer, ai cellulari, non ultime le scoperte mediche che hanno allungato la vita media delle persone.

Calabresi sfrutta lettere da parte di lettori della Stampa e interviste a sconosciuti e famosi per portare avanti il discorso.

L'unica forse veramente negativa verso il presente e positiva verso il passato e' Franca Valeri, ora ottantenne ma sempre grande attrice di teatro e tv, piena di una sferzante ironia. Nostalgica verso il passato, mi e' rimasta impressa una sua frase

"il passato e' il libro piu' interessante che si possa leggere"

e disserta sulla necessita' di conoscere il passato per poter costruire il presente. Guarda con nostalgia quel tempo in cui le persone non si davano ancora del "tu" a tutti i costi forse perche' non sentivano quella solitudine che sentiamo oggi dove il "tu" e' diventato di moda per instaurare una parvenza di amicizia e coesione la' dove potrebbe non esserci traccia del significato di queste parole.

Altri grandi personaggi come Umberto Veronesi, Massimo Moratti, Roberto Benigni, Sergio Marchionne, Jovanotti o i fondatori della catena Grom si succedono nei capitoli successivi, tutti piu' o meno positivi.

Tutti comunque con un chiodo fisso: se si vuole ottenere qualcosa, si riesce adesso come in passato. E Calabresi fa vari esempi di persone che hanno avuto successo perche' non si sono arrese davanti a rifiuti vari, non ultimo lui stesso che, a sentire tutti, non avrebbe mai dovuto fare il giornalista perche' nel giornalismo gia' negli anni Novanta non c'era possibilita' di trovare lavoro. E invece eccolo ora a dirigere "La Stampa".

La morale che ho tratto da questo libro e' che forse in passato si avevano meno soldi e meno comodita', ma si era piu' ottimisti nel futuro. Ora invece i giovani hanno tutto e sono pessimisti sul futuro. E' questo che frena la nostra societa', almeno secondo me. I giovani, o buona parte di essi, adesso hanno perso l'orgoglio di conquistare col sudore i propri traguardi, convinti che tutto gli sia dovuto. E i loro genitori, forse per faticare meno nel duro lavoro di insegnanti di vita impegnati nel lavoro, concedono loro tutto.

Bisogna quindi imparare dalle famiglie di extracomunitari giunte in Italia in questi anni: mentre i genitori sono impegnati in lavori spesso umili, i loro figli sono impegnati nello studio perche' dal loro punto di vista e' l'unico modo per migliorare il tenore di vita della famiglia. Quando si parte da zero o quasi, tutto cio' che si riesce a conquistare e' un guadagno. Questo modo di pensare portera' tali persone a raggiungere traguardi sempre piu' alti, lasciando noi privilegiati al palo a deprimerci e lamentarci.

E' cosi' facile lamentarsi! L'autocommiserazione e il dare la colpa agli altri dei nostri problemi ti copre come una coperta, ti da' conforto, ti da' la giustificazione piu' semplice per non andare avanti perche' andare avanti implica faticare, non fermarsi e puntare a mete che sembrano irraggiungibili.

Calabresi, con il suo libro, risulta piu' utile di uno qualunque dei santoni che andavano di moda in passato e che si trovano ancora ora in libri che parlano di "segreti", quelli che predicavano l'auto-promozione a tutti i costi. Calabresi porta degli esempi concreti e verificabili di persone che ce l'hanno fatta nonostante le difficolta' o che ci stanno provando con una determinazione invidiabile, che tutti dovremmo imitare.

Non credo ci sia altro da dire se non raccontare tutto il libro, di cui ovviamente consiglio la lettura e cosi' prendere l'ispirazione per aprire gli occhi sulla realta' e migliorare la nostra vita e quella del Paese che ci ha dato i natali, anche se a volte sembra impossibile.

La liberta' si ottiene solo con la volonta'. Le comodita' e gli agi sono solo dorate catene da spezzare e riconquistare per governarle e non farci governare.

Buona lettura a tutti!