Nel legno e nella pietra (2003)

Racconti di vita

Titolo: Nel legno e nella pietra

Anno di pubblicazione: 2003

Edizione: Mondadori (Miti n.303)

Pag.: 272

Prezzo: Euro 4.60

Finito il: 28/08/2005

Vantaggi: Raccolta di racconti brevi che narrano episodi della vita di Corona, ben scritti.

Svantaggi: Direi nessuno.

Dice il sottotitolo:

"Storie di piante, rocce, animali e uomini"

...soprattutto uomini, aggiungo io, in questa raccolta di 93 racconti brevi.

"Storie che vanno via veloci disperdendosi al vento come fili di fumo. Il fumo e' testimone di un fuoco. La legna finisce, il fuoco si spegne. Rimane l'odore del fumo, che e' un ricordo. Del fuoco resta la cenere, che e' memoria. Rovistando tra la cenere si pensa al fuoco che fu. Ricordare fa bene, e' un buon allenamento per resistere e tirare avanti."

Con questa breve introduzione (che e', secondo me, una vera e propria poesia e riassume perfettamente quanto la segue), datata inverno 2003, Mauro Corona inizia a raccontare la sua vita, intrecciata alle leggende delle montagne della valle del Vajont e dintorni dove e' nato (nel 1950 a Erto, in provincia di Pordenone) e abita.

Descrive con dovizia di particolari le sue montagne e le sue valli, gli amici che l'hanno accompagnato durante la sua esistenza e quelli che ancora gli sono vicini.

Ricorda i vecchi tempi, quando la televisione era un mito lontano e la sera ci si ritrovava a raccontare storie e a leggere libri a voce alta intorno al camino.

Descrive la natura che lo circonda: le volpi (che in "Storie di volpi" tendono a morire in coppia cosi' come hanno vissuto), i corvi e le aquile che guardano dall'alto gli uomini vivere e lottare per andare avanti e sopravvivere ad un'esistenza che non sempre si rivela semplice. Ma, forse proprio per questo, risulta piu' gustosa e soddisfacente. Eppure, nonostante tutto l'amore e il rispetto per la natura di cui si parla, in "Lezione di civilta'" si avverte una stonatura: Mauro mette in evidenza il fatto che persino loro, gli abitanti della montagna, tendono a lasciare in giro cartacce, bottiglie, lattine... ed e' un vecchio turista a dargli la consapevolezza di quanto questo sia sbagliato.

Sono racconti che superano raramente le tre pagine e che si leggono velocemente, frammenti che per un attimo ci coinvolgono e ci portano nella sua terra fatta di rocce, pareti a strapiombo, prati verdi e baite immerse nella natura, da cui Mauro non riesce a staccarsi (e chi puo' dargli torto?).

Sono racconti di uomini duri e pratici, magari che non sanno leggere ma che nascondono dentro di se' la saggezza del tempo. Sono questi i "Maestri speciali" che danno vita ad un racconto basato sul particolare modo di insegnare le cose ai giovani. Non si perde tempo in lunghi e noiosi avvertimenti. Si dice "No cosi'" e se non si da' retta all'avvertimento, devi pagarne le conseguenze. E' quello che dice il nonno a Mauro per avvertirlo di un errore nell'uso dell'ascia. Non aggunge altro e Mauro impara a sue spese ad ascoltare chi ha piu' esperienza di lui quando si taglia la prima falange di un dito. "Ti avevo avvertito, adesso arrangiati" gli dice il nonno e lui corre dal dottore a farsi medicare. E non e' l'unico esempio.

Al nonno sono dedicati vari racconti. In un altro, intitolato "Un setaccio", dice al nipote: "A un uomo che ti offende devi concedere sempre tre possibilita'. La prima per rispetto, la seconda per avvertirlo, la terza per farlo fuori" e il nonno, questa massima, l'ha quasi messa in pratica.

Ma oltre alla durezza e alla saggezza, questi uomini di altri tempi nascondono sentimenti profondi che danno vita ad una vena poetica notevole. Un esempio e' dato da "Casa vuota", dove Celio, un vecchio e caro amico di Mauro, perde la madre:

"Ma quan'che tornae dal sagre', daspu' avei scordhu' mi oma, ai vinteun de genaru, e sciatae la sciasa uita, la stua theintha feuch e l'ega ingiathada in tal secio, capie che era reste' bel sol. Alora serae la porta e dhie a beive ca e la'. A le passe' vint aign e sui insciamo' daui a beive"

"Ma quando tornai dal cimitero, dopo il funerale di mia mamma, il ventuno di gennaio, e trovai la casa vuota, la stufa senza fuoco e l'acqua gelata nel secchio, capii che ero rimasto solo. Allora chiusi la porta e andai a bere per le osterie. Sono passati vent'anni e sto ancora bevendo."

... e mori' bevendo, aggiunge Mauro.

Ci sono i racconti dedicati alle scalate e agli scalatori, alcuni persone "normali", altri piu' famosi, che Mauro ha incontrato in passato. Non sono un patito di montagna ne' uno scalatore e questi nomi mi sono sconosciuti, quindi posso fidarmi solo delle parole dello scrittore. Ma mi piace quando, parlando di Angelo Dibona in "Ancora dal libro delle sconfitte" Mauro dice:

"... Quando l'opera di un essere umano trascende la legge fisica, non puo' generare invidia ma solo ammirazione. L'invidia la provano i mediocri. Forse solo perche' non riflettono...".

Il libro delle sconfitte e' formato da una serie di avventure relative alle scalate non coronate da successo. Mauro si e' accorto che nella maggior parte dei casi, quando si scrive di scalate, si tende a raccontare le vittorie ottenute e quando si parla di sconfitte, le si racconta in modo ironico cosi' che passino comunque come vittorie. Qui invece Mauro riporta sconfitte vere e proprie, che lasciano un po' di amarezza nel cuore.

C'e' poi una sezione dedicata al periodo in cui Mauro lavorava in una cava, lavoro duro e massacrante. E pieno di pericoli, dove un errore puo' costarti parecchio, anche la vita. Eppure, con il capo giusto e la giusta compagnia, anche questo lavoro puo' risultare migliore di tanti altri perche' c'e' armonia e spirito di gruppo.

Il racconto "La montagna" chiude la raccolta ed e' forse il migliore: e' in pratica un'ode alla montagna e all'influenza che ha avuto sulla vita di Mauro. La montagna e' una madre che nasconde e protegge i suoi figli, che regala momenti di dolcezza e bellezza infinita, ma che sa anche essere dura e spietata. Mauro accenna continuamente alla tragedia del Vajont ma nessuno dei racconti la riguarda direttamente, narrano invece fatti che la precedono o la seguono e di eroi che si sono sacrificati per aiutare i sopravvissuti.

Il libro non contiene alcuna biografia dell'autore. E' lui stesso una autobiografia perche' e' dell'autore che alla fin fine si parla. Dai racconti ho ricavato il pensiero che Corona e' una persona pratica a cui non piace girare intorno agli argomenti. Di solito va dritto al punto, senza perdersi in particolari inutili (cosi' gli e' stato insegnato!). E' bravo nel raccontare, nello scalare le montagne e nello scolpire il legno. Ha almeno un difetto e non lo nasconde: gli piace bere parecchio, anche se questo lo dice come se fosse una cosa del tutto naturale.

In definitiva, il libro mi e' piaciuto. Non sono un amante dei racconti brevi perche' tendono a non approfondire a dovere i personaggi. Ma questo e' un caso particolare perche' riguardano tutti la stessa persona e il mondo che la circonda. Quindi l'approfondimento psicologico c'e' e si sente. Sono racconti nostalgici, alcuni tristi, altri allegri e pieni di brio e mi hanno coinvolto parecchio. Non posso dire di conoscere Mauro Corona, e' impossibile da un solo libro, ma ne conosco alcuni aspetti e questi mi sono (quasi tutti) piaciuti.

Inizialmente avevo comprato il libro soprattutto per un collega a cui la montagna piace tantissimo (ci e' nato e ci vive). E poi l'ho letto anch'io. E' davvero bello e ve lo consiglio.

Buona lettura a tutti!