La fabbrica di cioccolato (1964)

Storia di uno dei bambini piu' ricchi del mondo

Titolo italiano: La fabbrica di cioccolato

Titolo originale: Charlie and the Chocolate Factory

Anno di pubblicazione: 1964

Edizione: Salani

Pag.: 200

Prezzo: Euro 12.00

Finito il: 19/10/2005

Vantaggi: Una storia per bambini perfetta anche per gli adulti, piena di insegnamenti importanti

Svantaggi: Nessuno

C'era una volta, in un tempo non tanto lontano, in un posto non tanto lontano, uno dei bambini piu' ricchi del mondo. Si chiamava Charlie Bucket...

No, non ho sbagliato racconto ne' ho capito male cio' che ho letto nel meraviglioso libro di Roald Dahl, "La fabbrica di cioccolato". Ho iniziato proprio con la frase che volevo usare e che ho riportato anche nel titolo: Charlie Bucket era uno dei bambini piu' ricchi del mondo. Perche'? Semplice: aveva una famiglia alle spalle che lo amava e che lui ricambiava. E' per questo che si puo' definire ricco.

Ma vediamo cosa racconta questo libro, anche se, dopo ben due film in cui e' stato trasposta, la trama dovrebbe ormai essere conosciuta da tutti.

Charlie Bucket e' un bambino molto povero, abita in una casa disastrata con la sua famiglia formata dai genitori e dai quattro nonni costretti a letto tutto il giorno. Non e' una vita facile, quella di Charlie: tutti intorno a lui hanno piu' soldi di lui. Possono divertirsi e mangiare senza problemi, ma nonostante questo continuano a lamentarsi (ops, forse sto confondendo la realta' con il racconto). Charlie deve accontentarsi di pasti poco nutrienti, che culminano con una "succulenta" zuppa di cavolo annacquata come cena, di soffrire il freddo perche' non ha abiti pesanti da indossare, di giocare con quello che gli capita perche' non puo' comprarsi giochi. Ma lui non si lamenta mai e cerca di non far pesare questa poverta' ai genitori, che ne sono gia' fin troppo consapevoli. Il padre lavora in una fabbrica di dentifricio come avvitatore di tappi, che poco tempo dopo l'inizio del racconto fallisce e chiude i battenti, rendendo ancora piu' disperata la situazione della famiglia Bucket.

Nella stessa citta' di Charlie c'e' una grandissima fabbrica di cioccolato di proprieta' di Willy Wonka, un eccentrico e solitario personaggio che ha ripreso gli affari dopo un lungo periodo di chiusura. La sua fabbrica e' un mistero: da quando e' stata riaperta, nessuno dei vecchi operai ha ripreso a lavorarci, eppure i macchinari funzionano, i camini emettono fumo e vapore e i suoi golosi prodotti vengono spediti in tutto il mondo.

Un giorno il signor Wonka bandisce un concorso: cinque biglietti d'oro vengono inseriti in altrettante confezioni dei suoi prodotti e chi riuscira' a trovarli avra' la possibilita' di visitare la sua fabbrica. La caccia ha inizio.

Persino Charlie puo' sperare di vincere: infatti ad ogni compleanno riceve una tavoletta di cioccolato Wonka. Certo, e' una possibilita' remota, ma la speranza rimane. Il regalo di compleanno pero' non riserva sorprese particolari e Charlie deve accontentarsi della sola cioccolata.

Ma la fortuna e' alle porte: grazie ad una moneta trovata per strada, Charlie riesce a comprarsi altre due tavolette di cioccolato e nella seconda scopre il tanto agoniato biglietto d'oro.

Accompagnato dal simpatico e scheletrico nonno Joe, inizia la sua avventura nella misteriosa fabbrica di cioccolato, in compagnia degli altri quattro vincitori e dei loro genitori al seguito.

Il resto lo lascio scoprire a voi, anche se probabilmente, come dicevo sopra, gia' sapete come va a finire.

All'inizio del libro (edizione "Gl'istrici" di Salani) e' stata inserita una breve nota biografica dell'autore. Roald Dahl viene presentato come un uomo altissimo, la cui famiglia e' di origine norvegese, anche se lui e' nato in Galles. E' stato in Africa dove ha lavorato per una compagnia petrolifera. E' stato pilota della RAF nella seconda guerra mondiale. E ha tratto ispirazione per questo libro da una fabbrica di cioccolato adiacente al collegio in cui studiava da ragazzo.

Penso che Dahl si sia immedesimato molto nel signor Wonka del racconto. Wonka e' un uomo eccentrico, con l'animo del bambino. Nonostante tutto, e' un tipo solitario che ricava le sue piccole gioie quotidiane dai suoi esperimenti con il cioccolato e i dolci in genere. La visita nella sua fabbrica ha tanto il sapore della vendetta verso i bambini viziati, ingordi e tele dipendenti. Sono queste le caratteristiche degli altri vincitori del concorso di Wonka.

Solo Charlie si salva, forse proprio grazie alla mancanza di soldi e agi: chi ha troppi soldi, infatti, tende a viziare i figli per sopperire alla mancata presenza al loro fianco determinata dalla necessita' di fare altri soldi. E' un circolo vizioso che potrebbe avere un semplice sbocco: smettere di fare troppi soldi e crearsi invece un po' di tempo libero per stare accanto ai figli. La visita alla fabbrica in fondo serve proprio ad inculcare nei genitori questo insegnamento. E alla fine non sono i bambini quelli contro cui si scaglia Dahl nel libro, ma i genitori, che sono la base di ogni famiglia.

Come dicevo prima, da questo libro sono stati tratti ben due film: il primo, nel 1971, aveva come interprete Gene Wilder che ricalcava meglio la psicologia del Willy Wonka letterario. Il secondo film e' uscito poche settimane fa con la regia di Tim Burton. Non mi dilunghero' su questo, visto che ho gia' recensito il film in un'altra opinione. Ma dopo aver letto il libro ho potuto verificare quanto diceva una cara amica: il libro e' decisamente meglio del film. Di solito e' sempre cosi': sono poche le eccezioni a questa regola.

La ragione? Be', nel film di Burton Willy Wonka e Charlie Bucket sono decisamente diversi dalle loro controparti letterarie.

In Charlie la diversita' e' minima, lo ammetto: quello del libro e' piu' realistico rispetto al dolce e (troppo) zuccheroso Charlie del film che quando vince il biglietto d'oro si offre di metterlo all'asta per recuperare un po' di soldi per la famiglia. Nel libro Charlie e' piu' credibile: conserva il naturale egoismo inconsapevole dei bambini e la loro ingenuita'. Nemmeno per un momento gli passa per il cervello di vendere il biglietto per un po' di soldi. La visita e' il premio che aspetta da tutta una vita e non ci vuole rinunciare. E' un'avventura magica a cui un bambino non si sottrarrebbe mai, nemmeno per la sua famiglia.

Il Willy Wonka del film, interpretato da Johnny Depp, invece, ha un'altra psicologia: sembra psicopatico, con un lato oscuro e continui flashback sul triste passato in compagnia di un genitore dentista dispotico. Nel libro Willy e' un bambino nelle vesti di un adulto. Mantiene le battute che si sentono nel film, ma le dice con un tono diverso, piu' genuino e meno... gotico. C'e' da dire che Burton ha il pregio di aver creato un passato al suo Wonka, di avergli dato una ragione per il suo comportamento, mentre il Wonka di Dahl ha un passato oscuro, sul quale non si dice proprio nulla. Rimane un mistero fino alla fine. Forse l'attore che ha saputo avvicinarsi meglio al personaggio e' stato Gene Wilder nel primo film, anche se le differenze rispetto al libro non mancano e sono facilmente rintracciabili (Charlie nel film si lascia tentare dalle bibite gassate e vola; inoltre c'e' lo spionaggio industriale sullo sfondo della visita alla fabbrica).

Con questo penso che chiudero'.

Chi ha visto i film pensera' che leggere il libro non serve.

Io invece consiglio, soprattutto a chi ha visto il film, di leggere questo libro per avere una visione migliore di entrambi e per apprezzare maggiormente i personaggi e gli interpreti (il libro, formato da solo 200 pagine, si legge in un paio di giorni).

Per quanto mi riguarda, i film rimangono piacevoli e li rivedro' con gioia appena posso. Ma i libri hanno tutto un altro fascino, anche se sono per bambini. Mi dispiace non aver scoperto Dahl da piccolo, ma anche da adulto mi ha riservato delle piacevoli sorprese.

Ah, un'ultima cosa, esiste un seguito alla storia. Si intitola "Il grande ascensore di cristallo" e spero di gustarmela presto. La caccia ha inizio!

Buona lettura a tutti!