La tavola fiamminga (1990)

Un giallo tra arte e scacchi

Titolo italiano: La tavola fiamminga

Titolo originale: La tabla de Flandes

Anno di pubblicazione: 1990

Edizione: Net

Pag.: 345

Prezzo: Euro 7.80

Finito il: 02/04/2008

Vantaggi: Un buon giallo scritto abbastanza bene. Personaggi verosimili.

Svantaggi: Il finale e' un po' tirato per i capelli

E' passato quasi un anno da quando ho comprato "La tavola fiamminga" di Arturo Pérez-Reverte e l'ho letto solo adesso.

Mi ricordo del momento dell'acquisto perche' e' avvenuto al Salone del Libro di Torino nel 2007. E tra poco (a maggio) ci sara' la nuova edizione.

L'ho letto solo adesso per due ragioni: per l'imminenza del prossimo Salone. Ma anche perche' ho avuto modo di parlare di scacchi e libri con una nuova amica di Ciao poco tempo fa. Lei mi ha consigliato un libro che purtroppo mi sta arrivando con un po' di ritardo e che riguarda gli scacchi. E questa passione latente mi e' saltata di nuovo addosso e mi e' venuta voglia di mischiare giallo e scacchi.

Perche', per chi ancora non l'avesse capito, "La tavola fiamminga" e' un giallo con influenze scacchistiche.

Un accenno di trama

Julia e' una restauratrice di opere d'arte. Nel suo campo e' abbastanza conosciuta, nonostante la giovane eta', ed e' molto rispettata perche' nel suo lavoro ci mette impegno e passione.

La sua ultima commissione riguarda "La partita a scacchi", un quadro ad olio del pittore fiammingo Pieter Van Huys dipinto nel 1471.

Il quadro sara' presto messo all'asta dal proprietario e ha bisogno di un restauro per eliminare i segni del tempo trascorso.

Da un'attenta analisi ai raggi X Julia scopre una scritta nascosta sotto il colore:

Quis necavit equitem

che tradotto dal latino significa "Chi ha ucciso il cavaliere?".

Domanda che attrae l'attenzione della restauratrice. E' una scritta dell'epoca, quindi riguarda un giallo del passato. Il quadro raffigura un signore del quindicesimo secolo mentre gioca a scacchi con un suo amico d'infanzia. In sottofondo la moglie intenta a leggere un libro.

Da una ricerca, Julia scopre che l'amico ritratto era un cavaliere morto alcuni anni prima della creazione del quadro. Che sia lui il cavaliere ucciso? E chi puo' aver voluto la sua morte?

Ma cavaliere e' anche un termine usato in passato per indicare il pezzo degli scacchi conosciuto in Italia come cavallo. In Inghilterra viene chiamato knight, che vuol dire appunto cavaliere. E i due personaggi ritratti stanno infatti giocando a scacchi. E un cavallo bianco e' appena stato mangiato.

La domanda potrebbe essere quindi legata alle mosse fatte durante la partita. Come ricavare dalla posizione dei pezzi quale ha mangiato il cavallo?

Sono domande interessanti, che colpiscono la fantasia di Julia, che aiutata da Cesar, un anziano antiquario omosessuale nonche' suo mentore fin dall'infanzia, cerca le risposte. Trovarle significa anche alzare il prezzo dell'opera all'asta, quindi perche' non unire l'utile al dilettevole?

Questa ricerca pero' non risulta facile. Prima di tutto bisogna trovare un esperto di scacchi in grado di fare la partita del quadro a ritroso. E qui entra in scena Muñoz, un tipo trasandato e spento, che riprende colore e vita solo davanti alle sessantaquattro caselle di una scacchiera. E' un maestro, ma senza la voglia di vincere. Una partita a scacchi per lui e' solo un mistero da risolvere. E una volta capito il modo, vincerla non serve.

Un trio tra i piu' disparati si forma cosi' per arrivare alla radice del problema, ulteriormente uniti dalla paura per una serie di delitti che sembrano legati al quadro e alla partita giocata dai suoi protagonisti.

A voi scoprire le risposte a questi misteri.

L'autore e le mie considerazioni

Arturo Pérez-Reverte e' nato a Cartagena, in Spagna, nel 1951, e ha al suo attivo una lunga lista di opere che hanno varcato i confini del suo paese e l'hanno reso famoso. Quello piu' conosciuto sembra essere "Il club Dumas", che pero' io non ho ancora letto. Io mi posso basare solo su "La pelle del tamburo" e "Il maestro di scherma", letti un po' di tempo fa, trovandoli interessanti (riguardo al primo, trovate anche una mia opinione).

Quindi, ricordando la positivita' di queste letture e unendole al fascino che esercitano su di me il mondo del giallo e quello degli scacchi, ho preso questo libro.

Come l'ho trovato?

Arturo Pérez-Reverte ha un modo di scrivere interessante.

E' abbastanza descrittivo e questo per un amante dei dialoghi potrebbe risultare ostico, ma mi e' sembrato accettabile, soprattutto quando usa questo stile per presentare ambienti e personaggi. Forse alcune parti potevano essere riassunte un po', ma nel complesso va bene.

Lo scrittore sa comunque dosare a questo una certa dose di azione, che non permette di annoiarsi.

Quindi nel complesso, lo stile di Pérez-Reverte mi piace. In caso contrario non sarei arrivato a leggere questo terzo libro.

Per quanto riguarda la trama, mi ha incuriosito. Tanto di cappello all'editrice Net che nel riassunto sul retro di copertina non ha rivelato troppo. E dai presupposti descritti sopra, il mistero si infittisce, spostando l'attenzione tra passato e presente e inserendo nuovi personaggi assolutamente verosimili e ben approfonditi psicologicamente.

Quindi fin quasi alla fine, il romanzo non ha grandi pecche.

Ma... nel finale scivola un po'. Perche' e' un finale che non ci si aspetta, non tanto per l'identita' dell'assassino, ma per le motivazioni, che sembrano un po' tirate per i capelli. Forse sono ragionevoli, ma mi aspettavo qualcosa di diverso e credo di essere stato deluso da questo.

Concludendo, consiglio comunque questo libro agli amanti del giallo e degli scacchi. Non serve essere un esperto di scacchi per capirne la trama, visto che Pérez-Reverte risulta abbastanza esaustivo nelle spiegazioni. C'e' la pecca nel finale, ma forse e' solo soggettiva e qualcuno potrebbe non ritenerla tale. A me non e' dispiaciuto leggere questo libro. E spero sia lo stesso per voi.

Buona lettura a tutti!