Aspro e dolce (2004)

Le avventure alcoliche di Corona

Titolo: Aspro e dolce

Anno di pubblicazione: 2004

Edizione: Mondadori (Miti n.325)

Pag.: 396

Prezzo: Euro 5.00

Finito il: 13/09/2007

Vantaggi: Racconti brevi pieni di vita e di sincerita' scritti in modo semplice e diretto

Svantaggi: Solo quelli legati al troppo bere vino

"Il vino ci rovinava. Era un demonio che tirava in ballo tutte le sconfitte, le frustrazioni, i tradimenti, le delusioni della vita, scatenando i peggiori istinti. Il vino distrugge le famiglie, la pace, la serenita', l'amicizia, tutto. A meno che non si viva da soli, bevendo chiusi in una stanza, come il grande scrittore portoghese Fernando Pessoa." (pag.61)

Inizio cosi' questa opinione sul secondo libro di racconti di Mauro Corona che ho letto. L'ho finito gia' qualche settimana fa. Ci ho messo un po' a decidermi a scrivere l'opinione perche' stavo cercando l'ispirazione piu' appropriata per parlare di questo libro.

Avevo gia' letto "Nel legno e nella pietra" diversi mesi fa e mi aveva colpito il modo semplice e diretto usato da Corona per raccontare le sue avventure. Sembrava quasi di essere insieme a lui, davanti ad un fuoco acceso nel caminetto di una baita in alta montagna, magari proprio nella sua amata Erto, di sera mentre fuori fa freddo e nevica. In questo "Aspro e dolce" ho ritrovato lo stesso spirito e le stesse sensazioni.

Si tratta di 58 racconti brevi scritti in modo abbastanza discorsivo e riguardanti tutti un ben preciso argomento, che puo' essere proprio definito "aspro e dolce" come il titolo del libro: il vino. Mauro Corona ci accompagna attraverso la sua vita e ci racconta alcune delle (dis)avventure sue e di suoi conoscenti e amici legate in qualche modo all'abuso di alcol e vino.

Ho letto con piacere questi racconti, anche se alcuni mi hanno dato fastidio.

Mi spiego meglio.

Come si puo' intuire dal brano che ho usato all'inizio, Mauro Corona non sembra andare fiero delle cose che ha fatto mentre si trovava in preda all'ebbrezza generata dall'alcol e dal vino. In quasi tutti i racconti lamenta i pericoli che il vino gli ha fatto correre, quasi fosse un demone con cui doveva convivere, che doveva sopportare e che non poteva controllare. Eppure proprio quel demone non entrava dentro di lui di sua volonta', ma era Mauro ad accettarlo, ad aprirgli la porta e a fargli prendere il controllo della sua mente.

Certo, e' vero che quando si e' in compagnia, soprattutto con la compagnia che frequentava e frequenta Mauro, diventa quasi naturale bere, buttare giu' bicchieri e bicchieri di vino, per non passare da asociale. E' un modo per vincere i freni della timidezza, dice Mauro, un modo per dare sfogo alle passioni e stare allegri. Ma questa mi sembra solo una scusa usata dalle persone che bevono troppo per giustificare cio' che fanno.

Confesso che ho poca esperienza con l'argomento, essendo praticamente astemio. Una sola volta mi e' capitato di ubriacarmi e non ne vado certo fiero, come invece a volte si evince dalle parole di Corona.

E' successo un pomeriggio e proprio perche' mi trovavo in compagnia di un gruppo che invece di vino ne buttava giu' parecchio. Era estate e a quel tempo passavo le vacanze estive (da fine luglio a inizio settembre) a raccogliere pesche per farmi qualche soldo, sempre utile per pagare le tasse universitarie e qualche capriccio da studente, soprattutto poi se si cresce in una famiglia non proprio benestante. Ma non mi lamento di questo: la mia famiglia mi ha sempre appoggiato nelle mie decisioni e ho imparato che se si vuole assolutamente una cosa e si fa di tutto per ottenerla, soprattutto sudando e faticando un po', ottenerla da' molta piu' soddisfazione che non quando la si riceve gratis. Comunque non divaghiamo.

Quella mattina si era messo a piovere e la raccolta era stata interrotta in attesa di un raggio di sole che asciugasse un po' le piante. A mezzogiorno mi sono trovato con un gruppo di raccoglitori di Torre Pellice abituati a bere (proprio come racconta Corona, queste persone si facevano il giro delle piole e delle osterie lungo la strada prima di iniziare a lavorare). Io ovviamente non ero abituato a farlo e dopo un bicchiere o due ero praticamente partito. Ma per amore della compagnia non sono riuscito a tirarmi indietro. Errore mio, ovviamente.

Poi, nel pomeriggio, abbiamo iniziato a raccogliere, e le pesche mi sembravano tutte gia' rosse e mature. Non era una sensazione piacevole e devo dire che ho sbagliato a non seguire i miei principi fino in fondo.

Corona dice:

"[...] raccomando ai giovani: non lasciatevi impressionare, convincere o dominare dallo spaccone di turno. Soprattutto non imitatelo. Abbiate cura della vostra anima, fatela rispettare, rifiutate certe offerte quando il buon senso lo esige o ve lo consiglia. Ricordate che i bravacci e gli spacconi, quelli che tracannano alcolici a garganella e fumano una sigaretta dopo l'altra, o si drogano, sono di gran lunga piu' deboli di voi. Sono fragili, insicuri, spaventati, per questo si comportano in tal modo. Vogliono trascinarvi nel burrone. Imparate a vivere la vostra naturalita', a coltivare l'albero che siete, senza cercare di imitarne altri. Se siete un carpino e' ridicolo scimmiottare la betulla. E non sentitevi inferiori al bulletto che vi sfotte perche' vi sente superiori a lui. Ve lo dice uno che la sa lunga in fatto di imitazioni." (pag.107)

Io non sono stato costretto a far nulla, dipendeva solo da me dire no, e quindi devo prendermi tutta la responsabilita' delle mie azioni. Non mi sono piu' lasciato andare in quel modo, anche perche' non ho mai capito il piacere che si prova nel perdere il controllo della propria mente e del proprio corpo. A me piace essere sempre presente. Se faccio qualcosa, devo esserne consapevole, altrimenti che gusto c'e' nel farla?

"L'alcol e' una roba pericolosa. Ha il potere di rendere leggere le azioni piu' gravi che il cervello pensa e mette in atto. Puo' far sembrare cosa da nulla persino far fuori una persona. Da ubriachi diventa piacevole fare danni." (pag.234)

Ed e' proprio cio' che e' capitato ad uno del gruppo di raccoglitori di cui parlavo prima, finito in carcere per aver ucciso una persona mentre era ubriaco. Sono venuto a saperlo solo qualche anno dopo. Le braccia piene di tatuaggi e lo sguardo cupo, era pero' un pezzo di pane nel carattere, se sapevi prenderlo dal verso giusto. Solo che l'alcol deve aver preso il sopravvento sulle sue azioni, rovinandogli la vita. Si sara' pentito del suo gesto? Francamente non lo so, non l'ho piu' visto dopo quell'estate tra le pesche. Io ho continuato a raccogliere anche gli anni successivi, il gruppo pero' non si e' piu' presentato e ho conosciuto altre persone.

Tornando al libro di Corona, in mezzo a tante avventure tragicomiche e drammatiche, sono state sparse delle vere e proprie perle di saggezza popolare. Eccone alcune:

"E' inutile cercare la vita nel passato. Occorre accettare quello che ci propone il presente, giorno dopo giorno, senza speranze e senza disperazione, partendo ogni mattina da quello che resta."(pag.44)

Piu' facile a dirsi che a farsi, soprattutto in quelle giornate cupe in cui il passato si affaccia prepotente a reclamare attenzione. I ricordi si accavallano e sarebbe bello dimenticare, ma in fondo non me la sento di abbandonare quelle parti della mia vita che, per quanto dolorose, mi hanno aiutato a crescere, maturare... a imparare a vivere veramente. La vita in fondo e' fatta di sofferenza, bisogna saperla assorbire e imparare a conviverci, scoprendo in mezzo a tanti rovi i piccoli fiori della gioia e della dolcezza. Non si puo' essere sempre felici perche' in caso contrario si smetterebbe di apprezzare i momenti belli. E non si puo' sempre e solo vivere nel presente perche' in qualche modo il passato ci aiuta a correggere gli errori che facciamo.

"Ma il nostro destino e' in mano a forze contro le quali la speranza e' un fiore appassito." (pag.378)

"Personalmente faccio poco conto sul futuro. Il futuro e' un tempo nel quale dorme l'ignoto. Non vorrei che quell'ignoto mi tirasse lo sgambetto percio' non tengo sogni nel cassetto. Casomai ho cassetti nei sogni, sogno sempre che apro cassetti inesorabilmente vuoti. Impaurito dal futuro, vivo alla giornata anzi, ora per ora, aspettando cio' che accadra'. E non di rado cio' che accade mi sorprende." (pag.384)

Ottimistiche, vero? Su questo mi trovate piu' d'accordo. Vivere il momento, sorprendendoci delle cose che Dio ci regala di giorno in giorno e di minuto in minuto. Bisogna programmare un po' il futuro per definire dei punti di arrivo a cui tendere, ma anche lasciarsi andare, seguire la corrente e non farsi distruggere dalla disperazione se alla fine non si riescono a raggiungere tali mete. Dio ha gia' un suo disegno per noi, che miscela al nostro libero arbitrio. E noi siamo il risultato di tutto questo.

"Il rimorso e' un fuoco che arde lungo la vita e lo spegne solo la morte." (pag.60)

Vero. Ma il rimorso e' legato ai ricordi e al passato. Quindi qui Mauro si contraddice rispetto al pensiero precedente.

"Vedi canaj, il dolore delle persone e' come quella scheggia li'. Una roba dura che ti entra dentro e che non puoi piu' togliere. E nessuna mano puo' levartela. Allora bisogna fasciarla, coprirla, crescergli attorno come ha fatto lui - e indico' il carpino sventrato - solo cosi' puoi sopravvivere al dolore. Ma ti rimane dentro come quella scheggia." (pag.279)

A parlare e' Celio, un vecchio amico e compagno di bevute e di lavoro di Mauro, nonche' maestro di vita, durante il taglio di un tronco che e' costato il filo di una sega a causa di una scheggia di metallo piantatasi in profondita'. Riprende il discorso di prima sui ricordi dolorosi con i quali bisogna imparare a convivere.

"La vita e' un mosaico tenuto insieme da colla precaria. Ogni tanto si stacca un pezzo e se ne va lasciando la composizione sempre piu' vuota." (pag.326)

Non credo ci sia molto da aggiungere ancora.

Concludo quindi l'opinione, forse gia' troppo lunga, consigliandovi la lettura di questo libro.

"Aspro e dolce", uscito per la prima volta nel 2004 in edizione Mondadori e pubblicato poi nella serie "I Miti" (n.325), raccoglie racconti che si leggono velocemente. Vi suggerisco magari di leggerne uno ogni tanto per assaporarne meglio il contenuto. A me e' piaciuto molto, nonostante il fastidio provato leggendone alcune pagine, ma non e' colpa di Corona, si trattava di un fastidio generato da varie riflessioni e ricordi.

Consiglio questa lettura soprattutto ai giovani, visto che il consumo di alcol ha raggiunto livelli davvero preoccupanti e i weekend portano alla cronaca tante giovani vite spesso distrutte da troppi attimi di incoscienza. Potrebbe essere utile a riflettere sui pericoli che si corrono quando si perde il controllo delle proprie azioni. Come suggerisce piu' volte Mauro Corona, se proprio volete bere, allora fatelo in modo sensato, accompagnandovi a qualcuno che non beve e potra' poi guidare al posto vostro durante il ritorno a casa. Non si puo' sempre sperare nella buona sorte perche' prima o poi questa potrebbe guardare da un'altra parte. E se invece bere non vi e' necessario, be', il mio consiglio e': lasciate stare l'alcol e trovatevi persone interessanti anche da sobrie. La vita sara' sicuramente migliore per voi e per loro.

Per avere ulteriori informazioni su Mauro Corona (scalatore, scultore e scrittore) e' possibile consultare il suo sito ufficiale www.maurocorona.it (analogo di www.dispersoneiboschi.it).

Buona lettura a tutti!