Il Carnefice (2011)

Il passato ritorna

Gia' pubblicato in: http://www.ciao.it/Il_carnefice_Francesca_Bertuzzi__Opinione_1309171

Titolo: Il carnefice

Anno di pubblicazione: 2011

Edizione: Newton Compton

Pag.: 281

Prezzo: Euro 9.90

Finito il: 21/06/2011

Vantaggi: Buon thriller di una novella scrittrice italiana. Finale sorprendente, almeno per me

Svantaggi: Alcuni personaggi sembrano poco realistici

Come ho gia' avuto modo di dire in alcune precedenti opinioni, l'apertura di una libreria Feltrinelli alla stazione di Porta Nuova di Torino e' stata una benedizione e una maledizione allo stesso tempo, almeno per me che amo i libri.

Una mattina, mentre uscivo dalla stazione per andare in ufficio, vedo in vetrina un nuovo libro dal titolo interessante: "Il Carnefice". Una scritta gialla puntinata di rosso, probabilmente a figurare tracce di sangue, su uno sfondo marrone a toni variabili rappresentante una stanza vuota, a parte una sedia di legno in piedi al centro del pavimento.

Inquietante, e' questa la prima parola che mi e' saltata in mente guardando questa copertina.

A circondare il libro una striscia di carta gialla con scritte nere: "UN ESORDIO POTENTE. UN NUOVO TALENTO LETTERARIO".

In alto sulla sovracopertina (il libro e' rilegato, ma venduto a 9.90 euro) il nome dell'autrice, in bianco: Francesca Bertuzzi.

Sicuramente si tratta di una prima opera, mi sono detto.

Poi il dovere mi ha spinto oltre le porte di Porta Nuova, ben sapendo che nel tardo pomeriggio, complice l'attesa del treno che mi avrebbe riportato a casa, sarei passato nella libreria a cercare qualche dato in piu', cosa che ovviamente ho fatto. E quella sera il libro si trovava gia' nel mucchio in attesa di essere letto.

Ma chi e' Francesca Bertuzzi?

Dalla breve biografia trovata nel libro leggo che e' nata a Roma nel 1981. E poi un altro deja-vu, la scuola Holden, dove ha conseguito il master biennale in "Teoria e Tecnica della Narrazione". Seguito da un laboratorio di regia diretto da Marco Bellocchio e Marco Müller. Gli ultimi anni hanno visto Francesca dedicarsi alla scrittura cinematografica e vincere premi e riconoscimenti internazionali grazie ad alcuni cortometraggi.

Perche' "deja-vu"? Perche' mi ha riportato alla mente un altro libro, "Il Divoratore", di un'altra esordiente, Lorenza Ghinelli, anche lei di Roma e anche lei studentessa della scuola Holden (vedi recensione relativa).

Prima di proseguire con i commenti al libro, vediamo di cosa parla.

Un accenno di trama

San Buono, in provincia di Chieti (Abruzzi).

Giorni nostri.

Danny e' una ragazza di origine africana, giunta clandestina in Italia una ventina d'anni prima insieme alla madre e alla sorella minore Khanysha, e ora in regola con i documenti. Sedici anni prima Khanysha si era ammalata ed era morta. Seppellita in segreto perche' clandestina, Danny non conosceva l'ubicazione della sua tomba, probabilmente in qualche bosto intorno alla cittadina.

Una sera, chiudendo il bar dove lavora, Danny viene aggredita e riesce a salvarsi solo grazie all'intervento di Drug Machine, il proprietario del bar nonche' suo grande amico d'infanzia.

Tornata a casa trova ad attenderla un messaggio inquietante scritto dalla sorella. Ma Khanisha non era morta? Eppure il messaggio sembra indicare il contrario. E la donna che gliel'ha fatto avere, una sirena di nome Bonnie, escort di professione, le fa sorgere qualche dubbio. Certo, la donna vuole essere pagata per le informazioni. Ma cosa sono poche migliaia di euro per riavere una persona amata?

Insieme a Drug Machine e con l'aiuto di altri amici, Danny si imbarca nell'impresa.

Dove la sta portando il destino? A voi scoprirlo.

Le mie considerazioni

Portata avanti da una buona tecnica descrittiva, la storia si snoda risalendo la penisola italiana.

I personaggi sono ben descritti, anche se quello che ho preferito e' sicuramente Drug Machine, che, nonostante lo strano nome, mi e' risultato il piu' realistico e simpatico.

Danny e' interessante, anche se ha un carattere che non riesco a capire a fondo e in alcuni punti mi ha urtato per la poca sensibilita' dimostrata anche nei confronti di chi cerca di esserle d'aiuto.

Drug Machine invece, seppure grande e grosso come un armadio e con un carattere burbero e poco incline ad esternare i suoi sentimenti, mi ha conquistato. Forse perche' in qualche modo mi ricorda una persona che conosco e perche' mi ci rispecchio in parte anch'io. Di Drug Machine non si sa il vero nome, come del resto capita ad altri personaggi.

Bonnie invece e' il personaggio che mi e' parso meno realistico: troppo vamp, troppo etereo, troppo ipnotico, sempre a fumare canne che non sembrano aver alcun effetto su di lei e un corpo e un modo di fare cui Danny non sa resistere.

Per il resto la storia e' buona. Ha un buon ritmo e potrebbe essere ben trasposta in un film (chissa' che a qualcuno non venga in mente di farlo). Il finale mi ha sorpreso, quasi shockato. Ma sono contento per come e' andata: certe persone, certe mele marce, meritano sorti anche peggiori, se non altro perche' rovinano il buon lavoro di tantissimi "colleghi". Leggendo la storia e conoscendo come la penso su certe cose, capirete il perche' di queste mie parole.

Tornando a quella prima mattina in cui ho visto il libro in vetrina, vedendo il titolo avevo ipotizzato che la storia trattasse di un serial killer, cosa che in effetti non e'. Titolo sbagliato? Forse un altro sarebbe stato meglio. A voi giudicare.

Credo non ci sia altro da aggiungere. Non si puo' parlare troppo di un thriller, altrimenti si rischia di rovinarne la lettura.

In definitiva posso dire che mi e' piaciuto, le sue 281 pagine sono scorse in modo fluido e veloce, senza quasi che me ne accorgessi. Penso sia un buon libro per il periodo estivo e vacanziero che sta per iniziare.

Buona lettura a tutti!