Un altro giro di giostra (2004)

"Io, chi sono?"

Titolo: Un altro giro di giostra

Anno di pubblicazione: 2004

Edizione: Ed. Longanesi & C.

Pag.: 576

Prezzo: ...

Finito il: 19/09/2005

Vantaggi: Il racconto di un viaggio dentro l'uomo Terzani alla ricerca del significato della vita e della morte, di una medicina che piu' che curare il corpo, serve a curare l'anima.

Svantaggi: Nessuno. Parla delle "religioni" asiatiche, ma va bene anche per tutte le altre.

"Non chiedere di avere una salute perfetta

Sarebbe avidita'

Fai della sofferenza la tua medicina

E non aspettarti una strada senza ostacoli

Senza quel fuoco la tua luce si spegnerebbe

Usa della tempesta per liberarti"

(Monaco zen del secolo scorso)

Ho voluto iniziare questa opinione con una poesia che riassume secondo me il libro e che proprio in questo libro ho trovato.

Non so se questo e' il miglior libro da cui partire per conoscere Tiziano Terzani, visto che racconta in realta' la fine della sua vita. Ma questo e' il primo suo libro che leggo (grazie all'amica Paola che me l'ha prestato e alla quale saro' sempre grato per averlo fatto). Terzani e' nato a Firenze nel 1938 ed e' morto a Orsigna nel 2004. Per anni, dal 1971, e' stato il corrispondente dall'Asia del settimanale tedesco Der Spiegel, oltre a varie collaborazioni con quotidiani italiani. E dell'Asia ha assorbito vari aspetti della sua cultura, fino a trasformarla nella sua casa. Per descrivere l'amore che prova per l'India (povera, disperata, sporca ma che ti entra dentro), lo definisce "istintivo, inspiegabile, disinteressato". E prosegue con una vera e propria poesia:

"Innamorati, non si sente ragione; non si ha paura di nulla; si e' disposti a tutto.

Innamorati, ci si sente inebriati di liberta'; si ha l'impressione di poter abbracciare il mondo intero e ci pare che l'intero mondo ci abbracci"

Non c'e' da stupirsi che nel momento piu' difficile sia ricorso nuovamente a questa sua grande amica.

Esatto, in questo libro Tiziano racconta l'ultimo periodo della sua vita, dal momento in cui ha scoperto di avere il cancro fino a poco prima della sua morte, quando viveva ogni giorno come "un altro giro di giostra" (da qui il titolo del libro).

Inizia proprio con la cosa che piu' fa paura a tutti noi, la scoperta della malattia e dell'aspetto che questo nasconde, la presenza della morte incombente. Gia' perche' nessuno pensa mai che potrebbe succedere a noi. Vediamo la morte colpire le persone che non conosciamo ma anche i nostri amici e la nostra famiglia. Raramente pero' pensiamo che potremmo trovarci noi al loro posto un giorno.

Terzani ha dovuto abituarsi a questo pensiero, senza mai arrendersi alla disperazione e alla depressione (che secondo Tenzin Choedrak, medico personale del Dalai Lama, e' semplicemente da imputare al troppo attaccamento alle cose: "In Occidente vi preoccupate troppo delle cose materiali").

Il libro narra la storia dei viaggi e soggiorni legati alla malattia, partendo da New York e dalla clinica Memorial Sloan-Kettering Cancer Center (MSKCC), rinomata per i suoi studi e i suoi metodi di cura del cancro. Dalle parole dell'autore si deduce che e' la clinica migliore dove curarsi, quella con le tecniche piu' moderne e sofisticate e i dottori occidentali migliori.

Ed e' anche la clinica che lui ha scelto per lottare contro il male che gli cresceva dentro in tre modi differenti, ognuno curabile in modo differente: chemioterapia, chirurgia e radioterapia, un terzetto difficile da mixare.

Inframmezzati a queste cure ci sono lunghi periodi di tranquillita', che durano anche mesi. E questo tempo porta Terzani nella sua amata Asia, in India e in Cina, alla ricerca di una cura alternativa o semplicemente di un miracolo.

La ricerca inizia dalla stessa New York, con corsi di yoga, reiki, qi gong e altro ancora e proseguono in India e Cina (o, meglio, a Hong Kong) in cliniche basate sulla medicina cinese, ayurvedica ("Ayuh" in sanscrito e' il periodo che intercorre tra la nascita e la morte, "veda" significa conoscenza, quindi l'Ayurveda e' la scienza della vita) o sulla pranoterapia. Non disdegna nemmeno di fare un salto nelle Filippine dai guaritori psichici. E qui ritroviamo una vecchia conoscenza di "Striscia la notizia" di qualche mese fa, Alex Orbito.

Il bello della medicina alternativa e' che il paziente deve partecipare al processo di guarigione, che dipende da lui e dalla sua volonta'. L'altra faccia della medaglia e' che, in caso di insuccesso, questo aspetto viene preso come scusa dai ciarlatani che speculano sul dolore e sulla speranza della gente.

Il libro e' un racconto di viaggio, ma quello che viene descritto non e' tanto il mondo che circonda l'autore, quanto la ricerca interiore che fa per trovare il vero significato della vita e della morte.

Il pensiero della morte ovviamente ricorre spesso:

"Vincere la paura della morte e' un grande passo di liberta' per l'uomo. Lo aiuta a vivere meglio, cosi' come lo aiuta a diventare un buono spadaccino[...]La cosa strana e' che l'uomo moderno studia, impara, si impratichisce con migliaia di cose, ma non impara niente sul morire. Anzi, evita in tutti i modi di parlarne (farlo e' considerato scorretto come un tempo era il parlar di sesso); evita di pensarci e quando quel prevedibile, naturalissimo momento arriva, e' impreparato, soffre terribilmente, si aggrappa alla vita e cosi' facendo soffre ancora di piu'."

scrive Terzani. O anche:

"Il concetto di morte in Occidente e' sbagliato. Leghiamo troppo la morte alla paura, al dolore, alla tenebra, al nero: esattamente il contrario di quello che succede nella natura in cui il sole muore ogni giorno in una gioiosa esplosione di luci, in cui le piante d'autunno muoiono al meglio di se', con una grandiosa esuberanza di colori"

Quello a cui giunge l'autore, grazie anche ad un soggiorno in un ashram indiano (una specie di monastero chiamato "Arsha Vidya Gurukulam" che significa "la famiglia del guru della vera conoscenza" gestito da "Swami" Dayananda Saraswati) e in una casupola sperduta sull'Himalaya, e' che non bisogna aver paura della morte, visto che, come dicono i tibetani, "la morte non e' il contrario della vita ma e' l'altra faccia della nascita, e' una porta che vista da una parte e' l'ingresso e dall'altra e' l'uscita."

Ovviamente e' facile intuire che nelle sue ricerche non ha trovato alcuna cura al cancro (troppo spesso non si e' fidato dei dottori che gliela proponevano, preferendo quasi sempre seguire le cure occidentali dell'MSKCC), ma forse alla fine nemmeno la cercava veramente. Come molte volte dice, il cancro e' qualcosa che e' parte di lui e lo ha aiutato a tornare a vivere, a staccarsi dai desideri del mondo esterno per riscoprire se stesso e arrivare a farsi la domanda piu' importante di tutte: "Io, chi sono?"

L'ho usata come titolo perche' era troppo importante per non farlo.

Non voglio svelarvi troppo della ricerca di Terzani (che ad un certo punto assumera' il nome di Anam, "il Senzanome") perche' il libro in fondo e' un viaggio che dovremmo fare tutti noi, ognuno per conto proprio e senza preconcetti. Soprattutto senza aspettare di essere visitati dalla morte.

Magari qualcuno pensa che visto che non parla del cristianesimo, e' un libro che non dovrebbe riguardarci e dal quale anzi tenersi lontano. Io (cattolico praticante) penso invece che anche se di altre religioni, ognuno di noi dovrebbe confrontarsi con cio' che ci circonda per scoprire la vera natura della propria fede e trovare punti in comune con tutte le altre. Perche' ovviamente tutto e' legato. E tutti gli uomini in fondo sono fratelli (a differenza di quanto si predicava in passato, quando si arrivava alla tortura e al massacro per "convertire" un popolo ad una certa religione). C'e' anche da dire che in realta' l'induismo non e' una vera e propria religione, ma una filosofia di vita e come tale deve essere osservata.

Mi piace come Tiziano osserva la cosa da tutti i punti di vista: gli piace la filosofia indiana, il distacco dalla realta' e dalle cose materiali ma afferma pure che questo distacco e' anche la ragione della poverta' e della miseria imperante. I monaci che passano ore e ore (se non giorni) a cantare e meditare, non si mettono a scavare pozzi per trovare l'acqua indispensabile alle popolazioni locali.

Tra un viaggio e l'altro ci sono vari aspetti del mondo che Terzani mette in risalto analizzando l'ambiente che lo circonda (in fondo ha lo spirito del giornalista).

Come per esempio la guerra dei sessi a New York (dove forse e' piu' esasperata): dalla finestra del suo appartamento e nelle passeggiate nel parco, l'autore osserva le donne trasformarsi nelle brutte copie degli uomini e le confronta con quelle conosciute in India. A New York le donne prima fanno jogging nelle loro tute attillate e provocanti e poi si rivestono dell'uniforme nera da ufficio diventando gelide, arroganti e sprezzanti verso ogni gentilezza maschile. In India le donne sembrano, almeno secondo lui, piu' femminili, diversamente sicure di se', non atletiche ma naturalmente belle. E soprattutto mai sole, sempre parte di un contesto familiare o di un gruppo, mai abbandonate a se stesse.

Mi e' piaciuta anche la definizione che viene data dal Swami alla vita:

"[La vita] e' una serie di piccoli passi. Solo facendone uno alla volta, coscientemente, si puo' sperare di mantenere il controllo."

Oppure quando si parla del silenzio:

"Meraviglioso, il silenzio! Eppure noi moderni, forse perche' lo identifichiamo con la morte, lo evitiamo, ne abbiamo quasi paura. Abbiamo perso l'abitudine a stare zitti, a stare soli. Se abbiamo un problema, se ci sentiamo prendere dallo sgomento, corriamo a frastornarci con qualche rumore, mischiarci ad una folla, anziche' metterci da parte, in silenzio, a riflettere. Il silenzio e' l'esperienza originaria dell'uomo. Senza silenzio non c'e' parola. Non c'e' musica. Non si sente. Solo nel silenzio e' possibile tornare in sintonia con noi stessi, ritrovare il legame fra il nostro corpo e tutto-quello-che-ci-sta-dietro."

O anche un concetto che attualmente e' tornato alla ribalta con i PACS:

"Si nasce, si vive e si muore oramai senza che una cerimonia marchi piu' le tappe del nostro essere al mondo. L'arrivo di un figlio non comporta alcun atto di riflessione, solo la denuncia all'anagrafe. Le giovani coppie ormai convivono, non si sposano piu' e il solo rito a cui partecipano e' quello del trasloco. E mancando la cerimonia, manca la presa di coscienza del passaggio. Spesso la comunione che ne nasce e' solo quella del sesso e della bolletta del telefono."

Forse Terzani e' un po' estremista: nella cultura cattolita (per fortuna) di cerimonie ce ne sono ancora parecchie. I battesimi, le prime comunioni, le cresime, i matrimoni, i funerali. Concordo invece sulla convivenza: senza il matrimonio, non puo' esserci una famiglia. Ma questo e' un argomento che merita di essere trattato piu' approfonditamente in altre occasioni.

Vorrei chiudere con una poesia di Terzani, forse la sola da lui scritta (almeno secondo lui, ma molte sue frasi nascondono in fondo una traccia poetica), e che nel libro trovate in versione inglese. Per semplicita' vi metto quella italiana:

Nessuno m'ha mai detto

"Volerai".

Nessuno m'ha mai promesso

"Non morirai".

Eppur senz'ali

ho gia' volato tanto

e ora senza alcun rimpianto

di promesse mancate

di cose incompiute

senza pena aggiunta o tolta

mi preparo a volare un'altra volta

A me e' piaciuta molto, come del resto il libro, scritto in modo scorrevole e per nulla pesante, nonostante l'argomento trattato che potrebbe apparire deprimente. Le sue 576 pagine volano. Hanno occupato "piacevolmente" parecchi giorni di viaggi in treno, ma ne sono valse la pena. E non ho voluto affrettarmi perche' devono essere gustate. Ogni frase puo' nascondere un tesoro interessante e mille riflessioni. Notevoli anche le "parabole", raccontini brevi usati solitamente per spiegare un concetto. Una di queste parabole e' la copia esatta della canzone "Samarcanda".

Una cosa particolare che ho notato in Terzani e' che non dice "andare in giro" ma "andare a giro". Non avevo mai sentito un'espressione del genere. E' simpatica. Ma ce ne sono anche altre. A voi scoprirle.

Una piccola ultima nota: ad un certo punto Terzani descrive la natura che lo circonda e questo mi ha fatto tornare in mente una vecchia poesia da me scritta una ventina d'anni fa... ma sara' oggetto di un'altra opinione. Questa si e' ormai allungata troppo.

Potrei chiudere con "Buona lettura a tutti" ma questa volta penso sia piu' corretto un altro augurio:

buon viaggio a tutti!