Illusione o realta'? (16.03.2007)

Notte.

Il lampione si insinuava con la sua rete a maglie lucenti attraverso gli spiragli della persiana al suo fianco.

Ma la penombra cosi' formata non dava fastidio, anzi teneva quasi compagnia.

Lui si era coricato da qualche minuto e il sonno stava per avvolgerlo tra le sue spire suadenti. Ne aveva assolutamente bisogno: tra meno di sei ore si sarebbe dovuto alzare per iniziare una delle sue abituali giornate di lavoro. Alle 5.20 lo attendeva il suono insistente, a tratti maligno ma sempre puntuale, della sveglia e circa un'ora dopo il treno per raggiungere Torino.

Non era una vita facile, a detta dei tanti colleghi che stavano a Torino e che si alzavano alle sette per giungere in ufficio ben dopo di lui, nonostante abitassero ben piu' vicino. Per lui invece era diventata ormai un'abitudine ed alzarsi a quell'ora antelucana non gli dispiaceva per vari motivi: primo tra tutti, il viaggio in treno era tanto tranquillo da permettergli di dedicare quei quarantacinque minuti e piu' di viaggio alla sua passione di sempre, la lettura. Per di piu' quello era uno dei pochi treni quasi puntuali della giornata: alcuni dei successivi potevano avere anche venti minuti di ritardo oppure essere soppressi senza alcun motivo apparente o definito. Il suo, stranamente, riusciva quasi sempre a salvarsi da questa malattia che infesta la rete ferroviaria italiana. Certo, alcune volte c'era stato qualche problema, ma era talmente raro da non dargli pensiero.

E poi c'era il risveglio della natura e la tranquillita' che lo precedeva ad accoglierlo quando usciva di casa: gli piaceva sentire i primi saluti cinguettati e vedere l'orizzonte incendiarsi mentre le ombre si ritiravano lentamente nelle loro tane. La solitudine di quel mondo era cosi' perfetta da sembrare quasi di vivere un sogno. Passando davanti all'edicola, coglieva il gestore intento a mettere a posto i giornali appena arrivati e il parroco nel suo giro mattutino per acquistare le prime notizie del giorno. Ah, da non dimenticare poi l'incrocio con Toby, il cagnolino del sindaco, che sfruttando un portone aperto o un varco in una rete, se ne andava in giro a controllare che tutto fosse a posto, nemmeno fosse lui il vero padrone della citta'. E qualche volta a lui era venuto questo dubbio. Non era ancora riuscito ad instaurare un vero rapporto d'amicizia: qualche carezza ogni tanto, intercalata da qualche ringhio sordo di avvertimento nei giorni in cui il cane non era proprio in vena di smancerie. Ma a lui andava bene cosi'.

Il vero problema di quelle levatacce era forse recuperare le ore di sonno che lui immancabilmente perdeva ogni notte, visto che non riusciva ad andare mai a dormire prima delle undici di sera, qualche volta anche a mezzanotte.

Quella sera pero' era abbastanza presto, appena le undici, e il sonno era gia' alle porte. Morfeo stava per agguantarlo nella sua piacevole e pesante rete da reziario quando una sensazione diversa, intensa, stranissima risveglio' per un attimo la sua mente. In quel fuggente attimo ebbe la netta impressione di avere vicino a lui, coricata li' al suo fianco e stretta tra le sue braccia il corpo di una donna. E non uno qualsiasi come se si trattasse di una generica fantasia erotica. No, lui sapeva bene a chi apparteneva quel corpo, e questo pensiero lo colpi' ancora di piu' perche' quella certezza gli sembrava incredibile.

Aveva conosciuto la ragazza in un modo ormai definito un classico per il ventesimo e il ventunesimo secolo: internet. Per la precisione, si trattava di un sito dove agli utenti era consentito lasciare pareri su ogni possibile prodotto presente in commercio. E oltre a questi, potevano essere pubblicati anche racconti, poesie ed esperienze che aiutavano a farsi conoscere e creare legami ed amicizie, seppur virtuali, tanto comuni quanto sorprendenti per la forza con cui si instauravano e resistevano al tempo. Lui aveva iniziato invitato da un'amica che gia' vi scriveva, e ci aveva preso gusto perche' gli sembrava un buon modo per esercitare e conservare la sua capacita' di scrivere in un italiano corretto (cosa che il lavoro ormai non gli permetteva piu' di fare) e dare liberta' alle sue idee, sperando che potessero interessare a qualcuno. Scrivere era la sua seconda passione.

Da questo sito era nata la conoscenza con questa ragazza: come per caso, con uno scambio di valutazioni sulle rispettive opinioni, qualche commento e qualche messaggio lasciato di tanto in tanto nei box pubblici e soprattutto in quelli privati e cosi' si era creato un legame.

Era una bella ragazza, nulla da dire in proposito, ed era questo ad averlo attirato inizialmente. Perche' negare l'evidenza? Aveva voluto sfruttare quella bellezza per ridar vigore ad un'altra delle sue passioni: i ritratti. Senza costrizioni, con assoluta naturalezza, le foto di lei si erano trasformate in tentativi piu' o meno riusciti di catturarne l'anima. Avevano instillato in lui la curiosita' di poter un giorno ritrarla dal vivo, cosa che fino a quel momento aveva fatto una sola volta nella vita, ma quella era un'altra storia di un passato che sperava non gli facesse piu' tanto male.

Cosi' la conoscenza si era ulteriormente approfondita: lei abitava lontano, quindi un coinvolgimento sentimentale era fuori discussione e lui comunque si era posto subito tale limite, e non solo con lei. L'unico coinvolgimento era l'amicizia, che si era creata e che aveva portato la ragazza a confidargli i suoi problemi e a chiedergli un parere o anche una soluzione. Lui aveva fatto altrettanto, anche se cercava di limitarsi per non gravarla di troppi pensieri. In fondo a lui andava bene cosi', perche' cercando una soluzione ai problemi esistenziali di lei, era costretto a riflettere sulla sua vita. Le sue risposte non erano mai semplici, come del resto non erano semplici le domande, e non sempre lui riusciva a trovare una risposta. Ma anche questo non aveva importanza perche' il piu' delle volte cio' di cui si ha veramente bisogno e' sfogarsi con qualcuno, meglio poi se si tratta di uno sconosciuto par suo. Era una cosa che aveva scoperto gia' da tempo ma mai come in quel momento ne aveva trovato conferma.

Lei era soddisfatta di come lui la stesse ad ascoltare e lui era soddisfatto di esserle utile in quel modo. Tutti e due ottenevano qualcosa l'uno dall'altra senza promesse o secondi fini. Il loro avvicinamento era dato anche da questo: lui non ci provava con lei e di questo lei era contenta, visto che pratica comune di un uomo sembrava essere quella di provarci con tutte le ragazze a disposizione. O almeno era questo che pensavano molte donne. Quindi lui rappresentava per lei una chiara eccezione alla regola. Chissa', forse, in realta', lei si era fatta dei preconcetti su di lui per giustificare il suo comportamento. Qualche volta lui aveva dei dubbi in tal senso, ma visto che non erano veri, non faceva nulla per smentire ne' indagava a fondo col rischio di metterla in imbarazzo.

Era per questo rapporto platonico che la sensazione di quella sera si era rivelata cosi' strana. Quell'abbraccio improvviso, concreto eppure impossibile, gli era parso quasi soprannaturale.

Non si chiese se fosse illusione o realta'.

Si chiese invece, per un attimo, se anche lei avesse provato la stessa cosa in quel preciso momento. Non si chiese la ragione di cio' che provava. A volte non e' importante scoprire tutto. A volte basta assaporare la magia di un momento come quello assorbendone la poesia. Gia', perche' anche li' si celava una sorta di poesia, la poesia dell'amicizia, di quello strano legame che troppo spesso si rivela piu' forte di un qualunque rapporto amoroso. Gli amici non hanno obblighi ne' diritti particolari. Gli amici devono solo essere sinceri e leali tra loro, regole che si trovano sempre meno tra marito e moglie o tra fidanzati. Eppure non c'e' alcun contratto a legare gli amici, solo la loro rispettiva volonta' di portare avanti quel legame intenso e pieno di soddisfazioni che si riassume in uno spirito condiviso. Tutto diventa forse piu' semplice e nello stesso tempo piu' difficile: non si hanno doveri imposti, ma solo scelte da fare e portare avanti. E quando lui sceglieva di essere un amico, tutto il resto perdeva importanza. L'unica sua speranza era quella di poter sempre essere un buon amico e qualche volta aveva dei dubbi in proposito, forse a causa della sua innata insicurezza e timidezza, forse semplicemente perche' aveva un barlume di consapevolezza e realismo.

Si chiese per un attimo se l'amicizia stesse diventando qualcosa di piu' profondo. Poi sorrise: no, non era cosi'. L'amicizia e' profonda gia' di per se'. L'amore e' tutta un'altra cosa e lui lo sapeva bene, e il rispetto che lui aveva per lei, il volere il suo bene, lo "costringeva" ad essere per lei solo quello che era, ben sapendo di non poter e non voler aspirare a nulla di piu' di questo. Ma non era dispiaciuto. Anzi, quasi euforico, mentre stringeva le braccia intorno a quel corpo inesistente, cullandolo leggermente e sorridendo per quell'attimo di estrema intensita' e intimita' che non aveva nulla di erotico e sessuale, ma solo un carico estremo di affetto.

Quel sorriso lo accompagno' nel sonno e tutto il resto perse importanza mentre il buio lo avvolgeva nel suo caldo e familiare abbraccio e il lampione fuori si spegneva, quasi non volesse piu' disturbarlo con la sua luce insistente.