La Lunga Marcia (1979)

Una corsa mortale

Titolo italiano: La Lunga Marcia

Titolo originale: The Long Walk

Anno di pubblicazione: 1979

Edizione: Sperling Paperback

Pag.: 279

Prezzo: Euro 8.50

Finito il: 13/07/2005

Vantaggi: Un racconto agghiacciante nel puro stile King, dove l'horror e' naturale

Svantaggi: Un racconto agghiacciante dove l'horror e' naturale

Questa volta ho usato la stessa frase sia nei vantaggi che negli svantaggi. Il perche'? Be', e' semplice: e' un libro per stomaci forti. Non tanto per fatti di sangue, scene splatter, mostri nell'armadio o nelle fogne (il mitico It) o serial killer psicopatici. Qui non si trova nulla di tutto questo. La storia fa paura per la sua naturalezza, cioe' per la sua mancanza di soprannaturale.

Ma prima di andare avanti, vediamo di cosa parla.

E' ambientato nel futuro.

Da un piccolo particolare, ho dedotto che dovrebbe correre l'anno 2194 circa (potrebbe esserci un mio errore di interpretazione oppure un'incertezza di dieci anni, ma lascio a voi scoprire le motivazioni che mi hanno portato a questa data, se mai leggerete il libro).

Siamo negli Stati Uniti d'America, dove il governo e' ora di tipo militare e vanno per la maggiore i giochi a premi dove si rischia il congedo definitivo.

La Lunga Marcia e' uno di questi: si tratta di cento ragazzi tra i quattordici e i diciotto anni che devono marciare senza mai fermarsi e senza un limite di percorso.

Le regole sono semplici:

    • non si puo' scendere sotto ad una velocita' di 6 km/h;

    • si puo' solo andare avanti;

    • non si possono avere aiuti esterni;

    • non si puo' abbandonare il manto stradale.

Ogni sgarro comporta una ammonizione.

Superate le tre ammonizioni, lo sgarro successivo comporta il "congedo", termine apparentemente innocuo che nasconde in realta' la morte del concorrente, al quale i militari che seguono e controllano i marciatori sparano.

Il vincitore e' l'ultimo marciatore rimasto in vita.

Ma cosa vince? Soldi, o piu' precisamente, un fantomatico Premio, che consiste nel vedere esaudito un proprio desiderio.

L'ideatore della gara e' il Maggiore: non si sa nulla del suo passato, rimane una oscura e incombente figura che segue la Marcia e ogni tanto si fa vedere per ricevere gli applausi della folla di spettatori.

L'edizione della Marcia narrata nel libro inizia il primo maggio vicino al confine canadese, nello stato del Maine (guarda caso lo stato dove abita King).

Alla gara si e' iscritto Garraty Raymond Davis, 16 anni, orfano di padre e con una ragazza di nome Jan. E' Garraty il protagonista del libro.

Non vi raccontero' altro, state tranquilli. Mi limitero' ad alcune osservazioni.

L'idea dei giochi a premi mortali non e' nuova per King: si ritrova per esempio ne "L'uomo in fuga", un altro libro scritto sotto lo pseudonimo di "Dicky" (Richard Bachman). E, se non ricordo male, si ritrova in un suo racconto, di cui pero' mi sfugge in questo momento il titolo.

Ma torniamo al libro.

E' stato scritto tra l'autunno del 1966 e la primavera del 1967 e poi messo da parte perche' rifiutato da tutti. Lo stile e' quello inconfondibile di King, un linguaggio che sfocia molte volte nella volgarita' e che ha il sapore del realismo. Le scene, i pensieri e i personaggi sono crudi, presi dalla vita di tutti i giorni. Non c'e' onore, ne' un fondo aulico o poetico. Se serve una parola volgare per rendere l'idea, King non ci gira intorno ne' si fa scrupoli ad usarla (vi consiglio di leggere "On Writing", dove King spiega come si scrive un libro).

E' questo modo di scrivere che ci proietta nella Marcia.

Seppur seduti, sentiamo i polmoni bruciare per lo sforzo di andare avanti, i piedi contrarsi per fitte improvvise e (si spera) passeggere. Sentiamo le vesciche formarsi e scoppiare, le ginocchia scricchiolare mentre le gambe diventano rigide e i muscoli si trasformano in burro. La voce rauca e' un sussurro mentre si parla con i compagni cercando le ragioni (il piu' delle volte inesistenti) che hanno spinto i marciatori ad iscriversi alla gara. In questo modo si creano legami e amicizie. E infine la mente abbandona la realta' e sprofonda nei ricordi che prendono vita e cambiano.

E' questo che ho provato leggendo il libro.

Non riesco a dire se mi e' piaciuto oppure no. Esistono libri di King sicuramente migliori, ma questo ha un suo fascino particolare. Se la bonta' di un libro sta nel saper rapire il lettore, allora anche questo e' un buon libro.

Come dicevo sopra, non e' un libro adatto a tutti. Sicuramente non e' adatto alle persone che cercano sogni per allontanarsi dalla durezza della realta'.

Ed ora due parole sull'autore. Stephen King non ha bisogno di presentazioni, vista la fama conquistata attraverso i suoi molti capolavori (sia libri che sceneggiature di film), primo tra tutti "Carrie", il libro (e il film di De Palma) che gli ha aperto la strada del successo. All'inizio de "La Lunga Marcia" nell'edizione Sperling Paperback c'e' un'interessante prefazione intitolata "Perche' ero Bachman" che vi consiglio di leggere. Ci da' una spiegazione sull'esperimento di scrivere per un po' sotto un altro nome. E sul successo che e' riuscito a conquistare anche in questo caso.

Buona lettura a tutti!

E per questa volta procuratevi della scarpe resistenti!