La Rivoluzione industriale

Verso la rivoluzione industriale

Dalla seconda metà del Settecento, si delineò un processo di crescita e di sviluppo economico che, di lì a pochi decenni, con l’aprirsi dell’Ottocento, avrebbe profondamente mutato il volto di alcuni paesi, sempre più dominati dai progressi della ricerca e della tecnica. Fu nel XVIII sec. che furono gettate le basi di quella che, nel secolo successivo, sarà definita "rivoluzione industriale", ossia un mutamento strutturale profondo delle tecniche di produzione. L’Inghilterra fu il paese europeo più all’avanguardia, vivendo per tutto il Settecento uno stadio di preindustrializzazione. Nella seconda metà del secolo, in questa nazione venne delineandosi un processo di crescita e di trasformazione economica, che pochi decenni più tardi avrebbe cambiato il volto dei paesi dell’Europa occidentale, creando una società sempre più dominata dalla produzione industriale e dal progresso della scienza tecnica.

Le cause di questo fenomeno d'industrializzazione non sono interamente definite, più elementi convergenti e reciprocamente trainanti l'hanno determinato. La macchina a vapore, con la quale spesso si identifica la rivoluzione industriale, è solo uno fra i tanti fattori dell'industrializzazione e solo una fra le innumerevoli innovazioni tecniche dell'epoca.

La prima rivoluzione industriale inglese riguarda infatti il settore tessile e metallurgico ed è preceduta dalla rivoluzione agricola. La seconda rivoluzione industriale inglese avrà luogo attorno al 1850 e vedrà lo sviluppo e la propagazione dell'industrializzazione anche fuori dall'isola.

La rivoluzione agricola

La storia economica contemporanea ha dato grande importanza al ruolo svolto dalla rivoluzione agricola che l'Inghilterra ha vissuto a partire dalla metà del XVIII secolo, ridimensionando il ruolo del commercio internazionale, inizialmente considerato determinante.

Grazie all’impulso riformatore avviato dagli enciclopedisti in ogni campo del sapere umano, anche l’agricoltura conobbe in questo secolo un momento di grande sviluppo. Ogni paese d’Europa contribuì alla 'rivoluzione agraria' con la nascita di accademie per lo studio e la ricerca: in Spagna sorsero le "Sociedades de amigos del país"; in Russia la "Libera società dell’economia"; nel Granducato di Toscana l’Accademia dei Georgofili. La Francia dette il proprio contributo con l’opera dell’agronomo Duhamel du Monceau (1700-1782), autore del fortunato Trattato della coltivazione delle terre (1750-1756), che riprendeva le teorie dell’inglese Jethro Tull sullo studio scientifico dei terreni, delle piante e di attrezzature agricole perfezionate. In Germania, ebbe un grande successo Jakob Gujer (1716-1785), un agiato contadino, soprannominato "Socrate rustico" per la sua concezione filosofica dell’agricoltura, che riuscì a creare un’azienda agricola moderna e organizzata, meta di veri e propri pellegrinaggi.

Il ruolo svolto dalla rivoluzione agricola è dato, in primo luogo, dall'incremento della produzione che ha contribuito, a metà del XVIII secolo, allo sviluppo demografico grazie a una maggiore e migliore alimentazione.

Inoltre, l'incremento produttivo ha liberato forza lavoro che è stata assorbita dall'industria del cotone e metallurgica.

Ancora, l'incremento del reddito agricolo ha creato sbocchi al mercato interno per i prodotti industriali: la ricchezza prodotta in agricoltura si rivolgeva all'acquisto di prodotti industriali, soprattutto di utensili agricoli, incentivando la produzione e l'innovazione nell'attività metallurgica.

La rivoluzione agricola inglese è sorta grazie a trasformazioni istituzionali, come le recinzioni, e la diffusione di nuove tecniche e pratiche agricole (high-farming) per lo più importate dai vicini Paesi Bassi.

Fra il 1700 e il 1810, il Parlamento inglese ha emanato una serie di Enclosures acts (leggi sulle recinzioni) che obbligavano a recintare i terreni, in particolari i campi aperti (open lands) e i campi comuni (commons lands). L'Inghilterra possedeva innumerevoli piccoli proprietari terrieri (yeomen) i cui possedimenti erano piccoli e sparsi riducendo la possibilità di introdurre innovazioni e di conseguenza di migliorarne i rendimenti. Le leggi sulle recinzioni hanno favorito la redistribuzione e il raggruppamento delle terre ingrandendone la dimensione, a tutto vantaggio dei grandi proprietari che spinsero e sostennero queste leggi. I piccoli proprietari terrieri (yeomen) furono le prime vittime della trasformazione economica inglese del XVIII secolo, in quanto furono spesso obbligati a vendere le loro terre non avendo risorse sufficienti per favorire le innovazioni e incrementare la produzione. Anche i cottagers, che non possedevano terre proprie ma beneficiavano dell'accesso alle terre comuni destinate a scomparire, persero una fonte importante di sussistenza e furono spinti o a lavorare per i grandi proprietari o a cercare fortuna nelle città. Gli yeomen e i cottagers contribuirono così ad alimentare la forza lavoro della quale l'industria nascente necessitava.

L'aumento della dimensione del singolo appezzamento di terra e la loro recinzione permisero un incremento della produttività agricola attraverso l'introduzione di nuove tecniche, generalmente definite con il termine Sistema di Norfolk, dal nome della contea inglese dove, verso la metà del XVIII e sotto la spinta del pioniere Lord Townshend, vennero sperimentate e successivamente pubblicizzate importanti innovazioni. In particolare si ritengono: l'abbandono progressivo del maggese e l'introduzione di una rotazione continua delle terre; l'introduzione e l'estensione di nuove colture; il miglioramento degli utensili tradizionali e l'introduzione di nuovi; la selezione delle sementi e dei riproduttori animali; l'estensione e il miglioramento delle terre arabili (drenaggio del suolo e spargimento di concime animale); l'estensione dell'uso dei cavalli nei lavori agricoli.

Più tardi, anche Arthur Young contribuì alla conoscenza e alla diffusione delle nuove tecniche agricole. La produttività del lavoro agricolo aumentò del 90% fra il 1700 e il 1800, mentre la popolazione attiva nell'agricoltura passò dal 70% al 37%.

Nuove teorie economiche

Gli illuministi inglesi e francesi si interessarono particolarmente all’economia, ovvero allo studio dei meccanismi con i quali veniva prodotta e distribuita la ricchezza. Il più famoso gruppo di economisti fu quello dei "fisiocrati", capeggiati da François Quesnay (1694-1774), i quali erano convinti che l’unica ricchezza di uno stato fosse l’agricoltura. Per prosperare gli stati avrebbero dovuto permettere il libero commercio dei cereali, non ostacolandolo con dazi e dogane, come avveniva in tutta Europa e soprattutto in Francia. Questa convinzione spinse i fisiocrati a lottare contro i privilegi, proponendo che anche i nobili venissero tassati. Una celebre scuola economica, che accolse le premesse ideologiche dei fisiocratici, nacque in Inghilterra con Ricardo e Adam Smith e fu denominata "liberismo".

Adam Smith è il teorizzatore della libera iniziativa economica, secondo la quale ad ogni uomo deve essere consentito di fare i propri interessi e di esercitare la propria attività in un regime di libera concorrenza, senza però andare contro le leggi che lo regolano. Così facendo, il singolo opererà anche a vantaggio dell’intera società. Lo stato deve quindi favorire la libera iniziativa ed intervenire solo nella realizzazione e nel mantenimento di quelle opere pubbliche che un imprenditore non potrebbe realizzare da solo. A questo proposito, Smith parla anche di alienazione, perché si rende conto delle conseguenze negative della divisione del lavoro: un uomo che passa tutta la sua vita a eseguire poche e semplici operazioni, perdendo la percezione della globalità del processo produttivo, non ha mai neppure occasione di esercitare il proprio intelletto, né di stimolare la propria inventiva. Per realizzare una macchina, anche la più semplice, occorrono una grande varietà di lavoro e la cooperazione tra diverse e svariate attività. Smith prende in esame le forbici del tosatore, per le quali chiama in causa non solo il minatore che estrae il ferro, il costruttore della fornace che serve a fondere il materiale, il carbonaio che la alimenta, il forgiatore, il fabbro ecc., ma anche chi ha prodotto i loro indumenti, i loro cibi, i mobili delle loro case e provveduto, in qualche modo, alle condizioni in cui tutti costoro vivono. Senza l’aiuto e la collaborazione di migliaia di uomini neppure gli oggetti più semplici e umili potrebbero esistere. Le sue riflessioni sulle condizioni lavorative, che rendono l’uomo estraneo a se stesso, saranno riprese da Karl Marx in una delle accuse più violente al sistema capitalistico dell’economia

Per i liberisti doveva essere abolito ogni tipo di intervento dello stato nell’economia. In un regime di "libera concorrenza" ognuno, lavorando per il proprio benessere, avrebbe lavorato nell’interesse di tutti. Il "colbertismo", ovvero la filosofia commerciale di Jean-Baptiste Colbert, il potentissimo ministro delle finanze di Luigi XIV, fu completamente dimenticato. Egli si era impegnato a trasformare la Francia da paese agricolo a nazione commerciale e industriale, ponendo le forze dello stato al servizio di un espansionismo che aveva altresì il fine di promuovere il commercio d’Oltremare, sul modello della politica imperialista dell’Inghilterra e delle Province Unite. Partendo dal presupposto che la ricchezza di un paese si misura esclusivamente sull’abbondanza del numerario, ossia della moneta contante presente nelle casse dello stato, Colbert aveva cercato di impedire con ogni mezzo l’uscita di valuta nazionale dalla Francia, favorendo invece l’ingresso di moneta straniera.

Dalla legna al carbon fossile

La legna era il combustibile utilizzato per fondere minerali di ferro. Ma tale materiale cominciò a scarseggiare a causa dell'esaurimento dei boschi, frenando così la produzione del ferro e l'evoluzione dell'industria siderurgica. Abraham Darby trova fra il 1709 e il 1710 il modo di utilizzare il carbon fossile sotto forma di carbone coke per produrre la ghisa.

L'invenzione del puddlage, brevettato da Henry Cort nel 1784, completa le tecniche necessarie allo sviluppo della metallurgia. La domanda di carbone aumentava sotto la pressione dello sviluppo della metallurgia mentre il macchinismo permetteva di migliorare i metodi e le condizioni di lavoro nelle miniere.

La macchina a vapore, quale nuova fonte di energia, permise la costruzione di macchine in ferro sempre più grandi creando un effetto di traino sull'industria metallurgica.

L'industria metallurgica durante la rivoluzione industriale inglese si concentrò in varie zone, ma principalmente attorno a Birmingham, Sheffield, Cardiff, Newcastle e Whitehaven, tutte città in prossimità di importanti giacimenti di carbon fossile.

Benché nota fin dal XVI secolo, la macchina a vapore si sviluppò con le costruzioni di Savery e di Thomas Newcomen per la costruzione di pompe a vapore utilizzate per evacuare l'acqua dalle miniere di carbone e di rame. Fu però James Watt a costruire il primo vero modello di macchina a vapore (1765), che divenne il simbolo della rivoluzione industriale, migliorando quella di Newcomen. Solo nel 1781, Watt definì come trasformare il movimento d'oscillazione in movimento circolare permettendo, un utilizzo pratico della macchina a vapore. Le applicazioni della macchina a vapore hanno coinvolto più attività e settori. Nel 1785, una prima macchina a vapore venne installata per la filatura. La macchina a vapore poté così sostituire altre forze energetiche, prime fra tutte l'acqua, per azionare i macchinari tessili (principalmente per la filatura) dando un contributo importante all'aumento della produttività nel settore permettendo allo stesso tempo la diffusione di fabbriche tessili in luoghi abbondanti di carbon fossile. La macchina a vapore venne poi applicata anche alla tessitura. L'applicazione della macchina a vapore ai mezzi di trasporto su rotaia ebbe un ruolo importante per lo sviluppo della ferrovia in Inghilterra come in altri Stati. All'inizio c'era chi sosteneva che l'alta velocità del treno fosse dannosa per la salute dei passeggeri ma in realtà la velocità era molto bassa, 70 km/h. Dal 1843 in tutti i paesi europei la ferrovia si sviluppo'. La prima ferrovia d'Italia fu aperta il 3 ottobre 1839 tra Napoli e Portici. La ferrovia permetteva di trasportare grandi merci pesanti e con grandi volumi in modo più rapido e agevole. I prezzi delle merci sono diminuiti sensibilmente. Nel 1847 ogni km di ferrovia serviva circa 200 tonnellate di ferro.

La macchina a vapore

La macchina a vapore divenne la forza motrice che andò a sostituire l’energia idraulica dei mulini, liberando le attività industriali dalla necessità di essere ubicate presso i corsi d’acqua e rendendone finalmente possibile l’esistenza nelle città e vicino ai mercati. Lo stesso Watt ne iniziò la produzione a Soho su vasta scala. La macchina a vapore divenne uno dei principali strumenti della rivoluzione industriale. Centinaia di macchine furono utilizzate per miniere o per opere di prosciugamento, per mulini, per congegni tessili, per altiforni e industrie metallurgiche, per birrerie, segherie e presse. Anche nel campo dei trasporti le conseguenze furono considerevoli e sono rappresentate dalla nascita del battello a vapore e della locomotiva. La macchina a vapore stimolò inoltre la ricerca fisica sul rapporto calore/lavoro, dando un esempio significativo di un’innovazione tecnica che stimola la ricerca scientifica, piuttosto che esserne un’applicazione.

James Watt

Inventore scozzese (Greenock 1736 - Heathfield, Birmingham, 1819). Impiegato come fabbricante di strumenti di precisione presso l'univ. di Glasgow, nel 1763 ebbe l'incarico di riparare un modello di macchina a vapore di Th. Newcomen. Nel corso del lavoro individuò correttamente le cause dell'eccessivo consumo di vapore e, alcuni anni dopo, riuscì a ridurre tale spreco, facendo in modo che il vapore, dopo aver agito sullo stantuffo, fosse scaricato in un recipiente (condensatore) a bassa temperatura, distinto ma comunicante con il cilindro. La nuova macchina ebbe grande successo, in quanto permetteva il risparmio di circa un terzo del carbone necessario per le altre macchine. Per questo W. è ricordato come l'inventore della macchina a vapore; per questo motivo, inoltre, l'unità di misura/">misura della potenza, pari a 1 Joule al secondo, porta il suo nome.

Figlio di un capo carpentiere, acquistata una buona cultura umanistica e matematica, nel 1755 si recò a Londra per imparare il mestiere di fabbricante di strumenti scientifici. Ritornò a Glasgow nel 1756 e l'anno successivo s'impiegò all'università come fabbricante di strumenti di precisione. Ciò gli consentì di entrare in dimestichezza con molti scienziati e in particolare con J. Black, con cui collaborò a numerosi esperimenti di calorimetria e di chimica. Quando ebbe l'incarico dall'università di riparare un modello di macchina a vapore di Th. Newcomen (1663-1729) si rese conto dell'eccessivo consumo di vapore e ne individuò correttamente le cause, ma solamente nel 1765 intuì che lo spreco poteva essere diminuito se il vapore, dopo aver agito sullo stantuffo, fosse stato scaricato in un recipiente a bassa temperatura, distinto ma comunicante col cilindro: il condensatore separato, la fondamentale invenzione di Watt. Un primo modello di macchina con condensatore, nel quale lo stantuffo era spinto dalla forza del vapore e non dalla pressione atmosferica, come nella macchina di Newcomen, confermò le previsioni. Ma mancandogli i capitali per la costruzione della macchina su scala commerciale, si rivolse, attraverso Black, all'industriale John Roebuck, che lo consigliò di chiedere (1769) il brevetto della macchina e acconsentì a divenire suo socio e finanziatore. Nel 1773 Roebuck fallì e gli subentrò nella società Matthew Boulton, un altro industriale molto più intraprendente, proprietario di fabbriche a Soho, presso Birmingham. W. si trasferì allora a Birmingham e si dedicò allo sviluppo della propria invenzione. La nuova macchina, che, oltre al condensatore, presentava la caratteristica della camicia di vapore attorno al cilindro, ebbe grande successo, perché, a parità di potenza, consumava meno di un terzo del carbone necessario alle altre macchine. Per poterla impiegare nelle industrie manifatturiere, W. nel 1781 brevettò un rotismo epicicloidale che trasformava il moto alternativo del pistone in moto rotatorio. Nel 1794 sostituì il rotismo con un sistema biella-manovella, noto da secoli, ma che egli non aveva potuto utilizzare, perché fin dal 1780 J. Pickard ne aveva brevettato l'applicazione alla macchina a vapore. Seguirono nel 1782 altri due perfezionamenti: il sistema a doppio effetto, che raddoppiava la potenza con uno stesso cilindro; il principio dell'"espansione", consistente nell'immettere il vapore soltanto al principio della corsa lasciando che successivamente agisse sullo stantuffo la sua forza espansiva. Per il funzionamento a doppio effetto era necessario un meccanismo che potesse trasmettere la forza nei due sensi; W. vi provvide nel 1784 col suo ben noto "parallelogramma", che egli considerò il suo capolavoro inventivo. Nel 1787 introdusse il regolatore a forza centrifuga, già in uso nei mulini a vento (noto come regolatore di W.); l'anno successivo vi aggiunse il volano; pare, invece, che sia dovuto al suo assistente J. Southern l'invenzione dell'indicatore di pressione, di cui erano dotate le macchine. Nel 1800, scaduto il brevetto principale relativo al condensatore separato, W. abbandonò il lavoro attivo. Dopo un lungo viaggio in Scozia, in Francia, in Germania, si ritirò nella sua casa e ne trasformò in laboratorio la soffitta. Nel 1785 era stato eletto membro della Royal Society di Londra e nel 1814 fu nominato membro straniero dell'Accademia delle scienze di Parigi. Per modestia, rifiutò il titolo di baronetto.

L'industria tessile

Il settore tessile inglese del XVIII secolo era costituito, da mercanti-manifatturieri che si servivano di lavoratori a domicilio, i quali erano anche attivi nell'agricoltura, per la cardatura, la filatura e la tessitura dei tessuti fornendo loro la materia prima e riacquistando da loro il prodotto finito (putting-out-system). Fino alla rivoluzione industriale, il settore tessile inglese era dominato dalla lana i cui tessuti venivano pure esportati.

Progressi tecnici avvengono nella tessitura con l'invenzione nel 1733 della spoletta volante di John Kay. Questa invenzione determinò un aumento nella velocità di tessitura incrementando però il disequilibrio nei confronti della filatura che non riusciva a produrre altrettanto velocemente, ma in realtà le vere prime fabbriche di tessile nacquero solo nel 1900, anche già alla fine del 1700 il cotonificio inglese divenne uno dei settori trainanti dell'economia.

James Hargreaves (Giannetta o Spinning jenny, 1764), Richard Arkwright (Water-Frame o filatoio idraulico 1767), Samuel Crompton (Mula, 1774-79) e Kelly (Mula automatica, 1790) brevettarono macchine per filare il cotone riducendo questo disequilibrio. Richard Arkwright, avendo uno sviluppato senso degli affari e un'evidente attitudine ad innovare, installò il filatoio idraulico in fabbriche costruite ai bordi di fiumi per sfruttare l'energia motrice dell'acqua. La tessitura vide un nuovo progresso tecnico con la costruzione della prima macchina automatica per tessere di Edmund Cartwright (1785), inizialmente mossa da cavalli e dal 1789 dalla macchina a vapore.

Le nuove tecniche di filatura e tessitura rimpiazzarono, malgrado iniziali resistenze, il lavoro a domicilio basato su tecniche manuali e portano alla costruzione di fabbriche nelle quali i nuovi macchinari venivano messi in funzione e verso le quali converge la forza lavoro. Nasce così il capitalismo industriale. La produzione di tessuti in cotone aumenta vertiginosamente, così come la richiesta di cotone greggio che viene sempre più importato. La loro qualità permette di sostituire i prodotti cotoniferi importati, fino a quel momento, dall'India. Secondo alcuni autori, come ad esempio Cameron e Neal e già lo stesso Paul Mantoux, l'industria cotoniera inglese poté innovarsi e svilupparsi più rapidamente rispetto al settore tessile basato sulla lana e il lino, in quanto non appesantito dalla tradizione e dalle regolamentazioni. Anche le caratteristiche fisiche della materia prima del cotone, rispetto alla lana e al lino, hanno permesso una rapida introduzione di processi lavorativi meccanizzati. I progressi tecnici dall'industria del cotone si estendono all'insieme dell'industria tessile, in particolare alla lana e al lino, ma solo nel corso del XIX secolo.

L'industria cotoniera fu il settore trainante principale che alimentò la rivoluzione industriale, la sua espansione avvenne principalmente nella regione attorno a Manchester.

Le vie di comunicazione

All'inizio del XVIII secolo, le vie di comunicazione inglesi erano in ritardo rispetto a quelle di altri Paesi europei, fra i quali la Francia. Nella seconda metà del XVIII secolo, in Inghilterra si assiste alla costruzione di strade e canali fornendo un contributo determinante per lo sviluppo degli scambi commerciali e per la formazione del mercato interno. Fra il 1760 e il 1774, il Parlamento inglese, con l'intento di permettere uno spostamento rapido delle proprie truppe in ogni stagione dell'anno, ha emanato una serie di atti legislativi per migliorare le strade esistenti e per costruirne di nuove attraverso il sistema del pedaggio (turnpike roads) che incoraggiò l'iniziativa privata. John Metcalf, Telford e Macadam furono fra i primi costruttori di strade. L'assembramento e la redistribuzione delle terre agricole realizzato grazie alle recinzioni favorì la costruzioni di strade, in quanto si poteva più facilmente identificare e stabilire il tracciato della strada da costruire. I primi canali vennero costruiti per il trasporto di carbone ad uso industriale o domestico. Ispirandosi a quanto realizzato dai francesi, il Duca di Bridgewater, che possedeva miniere di carbone a Worsley, fece costruire fra il 1759 e il 1761 un canale – il primo in Inghilterra - per trasportare il carbone verso le fabbriche di Manchester. L'importante riduzione del costo di trasporto permise di ridurre il prezzo di vendita del carbone incentivando altre iniziative simili tale da determinare negli ultimi decenni del XVIII una sorta di “febbre dei canali” sostenuta da iniziative private. Tutte le attività economiche poterono trarre beneficio dal sostanziale miglioramento delle vie di comunicazione che ne risultava. Contrariamente ad altri paesi, come negli Stati Uniti e in Giappone, la costruzione di reti ferroviarie non fu un elemento principale della rivoluzione industriale inglese. La ferrovia e la relativa locomotiva a vapore poté espandersi solo con l'introduzione della macchina a vapore che non avvenne prima del 1830.