I secoli del conflitto fra papato e impero e dell'espansione dei comuni italiani furono anche quelli in cui l'autorità regia si affermò in Francia e in Inghilterra. La forma specifica di queste monarchie è tradizionalmente sintetizzata nell'espressione di "monarchia feudale", cioè un ordinamento in cui il re si avvaleva, per esercitare il suo potere, degli strumenti tipici del feudalesimo: il vassallaggio, simboleggiato dall'omaggio e dalla fedeltà, e il beneficio (feudo), bene materiale o diritto concesso in cambio di certi servizi. Verso la fine dell'XI secolo, il regno insulare assoggettato da Guglielmo di Normandia (1066) - che escludeva l'Irlanda, la Scozia e il Galles - presentava un modello di governo centralizzato, con solide istituzioni finanziarie e funzionari dipendenti dal trono.
In Francia, invece, dove già da un secolo regnavano i Capetingi, il potere del re era limitato, salvo che nei suoi domini diretti, dall'esistenza di autonomi principati territoriali.
Per ambedue i paesi, l'evoluzione successiva fu condizionata dal sorgere della dinastia anglo-franco-normanna dei Plantageneti, che, nel 1154, aggiunse alla corona inglese degli ingenti possedimenti in Francia. Solo dopo la battaglia di Bouvines (1214), combattuta dal francese Filippo II e dall'inglese Giovanni Senza Terra, i possessi della monarchia britannica in Francia si ridussero alla regione della Guienna.
Allora Giovanni Senza Terra dovette accettare la limitazione delle prerogative reali sancite dalla Magna Charta. La monarchia inglese si risollevò nell'ultimo Duecento, quando Edoardo I conquistò l’intero Galles, cercando la collaborazione di nobili, ecclesiastici e borghesi delle città.
Ormai il potere era diviso con il parlamento, rappresentante delle diverse comunità nel regno, il cui consenso era necessario per qualsiasi imposizione fiscale. In Francia, i successi di Filippo II, giustamente definito "Augusto" (dal latino augere, "accrescere"), si consolidarono nel Duecento sotto Luigi VIII, Luigi IX e Filippo l'Ardito.
Crebbe l'importanza degli organismi dell'amministrazione centrale, quali il Consiglio del re, il Parlamento di Parigi (organo supremo della giustizia regia), la Corte dei Conti; la burocrazia periferica vide potenziate le proprie funzioni, scalzando il potere dei piccoli e grandi signori locali.
Ulteriori annessioni furono realizzate da Filippo IV il Bello (1285-1314), protagonista di un aspro conflitto con il papato, durante il quale ottenne il riconoscimento dell'assoluta indipendenza e sovranità della monarchia. Nel 1328, alla morte dell'ultimo dei Capetingi, più dei tre quarti del regno facevano parte del dominio diretto del re.
La Francia uscì dalla guerra dei Cent’anni contro l’Inghilterra (1337-1453) rafforzata non solo nel suo sentimento di unità nazionale, ma anche nei suoi confini territoriali. I feudi inglesi nel continente, che limitavano fortemente l’autonomia della corona francese, erano stati riconquistati, ad eccezione di Calais. L’unificazione territoriale della nazione fu poi conseguita solamente dopo il conflitto con la stato borgognone, quando il re Luigi XI di Valois (1461-83) ottenne, con la pace di Arras (1482), i territori del ducato di Borgogna in terra di francese.
In Inghilterra, alla negativa conclusione del conflitto con la Francia, si scatenò una feroce guerra civile fra le fazioni nobiliari che aspiravano al trono, i Lancaster e gli York. La guerra, che fu detta "Delle due rose" (1455-85), dagli emblemi delle casate rivali, si risolse, dopo ripetuti e reciproci massacri di nobili, con l’ascesa al trono di Enrico VII Tudor (1485-1509).
Il nuovo sovrano, imparentato con i Lancaster, pose fine al conflitto sposando Elisabetta di York e unendo in tal modo nella nuova dinastia le fazioni in lotta.