Per quanto concerne la funzione legislativa, le procedure che possono essere attualmente adottate sono tre.
1) La consultazione, che inizialmente era la procedura ordinaria, ma ormai viene considerata una procedura legislativa speciale: in questo caso iI Parlamento è invitato a esprimere il proprio parere su una proposta legislativa prima che sia adottata dal Consiglio, il quale, tuttavia, non è giuridicamente obbligato a tenere conto del parere del Parlamento.
2) La cooperazione, che si applica solo nel settore della politica economica e monetaria e prevede che il Consiglio della UE possa adottare la proposta anche senza l'approvazione del Parlamento, ma solo se l'approvazione da parte del Consiglio avviene all'unanimità.
3) La codecisione, considerata ormai la procedura ordinaria, che prevede la partecipazione dei due organi (Parlamento e Consiglio) su una posizione di parità. Il testo di legge proposto deve ottenere l'approvazione di entrambi gli organi, con possibilità di passaggio dall'uno all'altro per eventuali modifiche, ma solo fino a un massimo di due passaggi: dopo la seconda lettura, infatti, se vi sono ancora proposte di modifica da parte del Consiglio, si avvia una procedura di conciliazione per verificare se è possibile trovare un accordo o, in alternativa, la proposta di legge decade.
I rapporti tra gli Stati aderenti alla UE e tra questi e i soggetti che vivono e operano in tali territori sono regolati dalle norme del diritto comunitario. Questo diritto rappresenta un ordinamento giuridico autonomo che garantisce diritti e impone obblighi a tutti i Paesi, cittadini e imprese europee.
Al pari di ogni altro ordinamento giuridico, è costituito da proprie fonti normative, cioè da un complesso di norme che regolano i rapporti tra gli Stati membri, le istituzioni comunitarie, i cittadini e le imprese dell'Unione.
Le fonti del diritto comunitario derivano da fonti del diritto primario (i Trattati istitutivi delle Comunità, gli atti di modifica, i Trattati di adesione di nuovi Stati membri, gli accordi con Stati terzi) e fonti del diritto derivato, che comprendono gli atti adottati dalle istituzioni comunitarie, emanati per regolare i diversi aspetti della vita dell'Unione e che non possono essere in contrasto con quanto stabilito nelle fonti primarie, né possono modificarle.
L'elenco delle fonti di diritto derivato è contenuto nell'articolo 288 del Trattato sul funzionamento della UE che le individua in: regolamenti, direttive, decisioni, raccomandazioni e pareri. Alcuni di essi sono vincolanti, altri no (le raccomandazioni e i pareri); alcuni si applicano in tutti i Paesi della UE, altri solo in alcuni di essi.
Gli organi comunitari sono dotati di potestà legislativa nelle materie di propria competenza. Possono cioè emanare vere e proprie leggi, dette regolamenti, che entrano direttamente in vigore in ciascun Stato membro, senza necessità che gli organi nazionali li recepiscano con atti interni.
Per esempio, il regolamento europeo sulla privacy n. 2016/ 679 o GeneraI Data Protection Regulation (Gdpr), pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della UE il 4 maggio 2016 e relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati, è entrato in vigore il 25 maggio 2016 e ha trovato diretta applicazione in tutti gli Stati membri dal 25 maggio 2018.
Altro esempio: un regolamento della UE del luglio 2007 disciplina la produzione e l'etichettatura dei prodotti biologici.
Chi, in Italia come in un altro qualsiasi Paese UE, volesse intraprendere l'attività di produzione e vendita di tali prodotti, dovrebbe fare riferimento a quel regolamento e non alla legislazione nazionale.
La violazione del regolamento esporrebbe il trasgressore anche al giudizio e alle sanzioni degli organi giudiziari comunitari.
I regolamenti entrano in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della UE. Secondo la materia, possono essere approvati conformemente dal Consiglio e dal Parlamento o solo dal Consiglio (regolamenti base), oppure dalla Commissione (regolamenti di attuazione di regolamenti base).
Se le norme contenute in un regolamento sono in contrasto con quelle di una legge nazionale, prevale il regolamento.
A differenza dei regolamenti, le direttive si configurano come atti di indirizzo vincolanti soltanto per gli Stati membri (e non direttamente per i cittadini). Gli Stati mantengono la libertà di stabilirne le modalità di attuazione concreta in armonia con le caratteristiche del sistema giuridico interno.
In sostanza, la direttiva non contiene norme immediatamente vincolanti per i cittadini europei, ma obbliga lo Stato a emanare leggi interne che ne recepiscano i contenuti e ne rispettino gli obiettivi e le finalità.
Grazie a questo importante strumento normativo si è riusciti ad armonizzare i sistemi giuridici di tutti gli Stati europei senza imposizioni e rispettando le caratteristiche e le esigenze di ciascun ordinamento nazionale.
Esempi di atti normativi interni emanati in recepimento di direttive comunitarie sono la riforma delle società di capitali del 2003, il Testo unico bancario del 1993 (Tub), il Testo unico in materia finanziaria del 1998 (Tuf).
Le direttive entrano in vigore al momento della notifica allo Stato interessato. Se lo Stato non attua la direttiva entro il termine previsto, si apre la procedura di infrazione in base alla quale la Commissione deferisce lo Stato inadempiente alla Corte di giustizia.
La procedura legislativa ordinaria stabilita nel Trattato di Lisbona prevede vari passaggi e l'intervento di diversi organi della UE. La Commissione presenta le proposte di legge agli organi decisionali, cioè il Parlamento europeo e il Consiglio dell'Unione europea.
Poi Parlamento e Consiglio esaminano le proposte della Commissione e propongono emendamenti: se le due istituzioni sono in accordo sugli emendamenti, la normativa proposta può essere adottata; se invece non trovano un accordo, un comitato di conciliazione cerca di trovare una soluzione. Sia il Consiglio sia il Parlamento possono bloccare la proposta legislativa durante la lettura finale.
Le decisioni sono atti vincolanti e direttamente applicabili esclusivamente ai destinatari (un Paese membro o un soggetto privato). Possono essere atti legislativi veri e propri, quando vengono adottate congiuntamente da Parlamento e Consiglio dei ministri, o non legislativi.
Per esempio, la Commissione ha deciso sulla partecipazione della UE alle attività di varie organizzazioni impegnate nella lotta al terrorismo. La decisione si riferiva unicamente a tali organizzazioni.
A differenza della decisione la raccomandazione non è vincolante e si limita quindi a suggerire comportamenti senza obbligare nessuno. Per esempio, la Commissione ha emanato una raccomandazione con cui invitava le autorità giudiziarie dei vari Paesi membri a intensificare l'uso delle videoconferenze.
Tale raccomandazione non rappresenta un obbligo e può essere quindi disattesa senza conseguenze.
Come le raccomandazioni, i pareri non sono vincolanti, ma vengono emanati a favore di un altro organo per aiutarlo nello svolgimento delle sue funzioni.
Attraverso i pareri le Istituzioni europee esprimono la loro posizione senza imporre obblighi giuridici ai destinatari.
Per i pareri, così come per le raccomandazioni, hanno competenza generale il Consiglio dei Ministri e la Commissione.
Per esempio, durante il processo legislativo il Comitato delle regioni e il Comitato economico e sociale esprimono pareri di cui gli organi legislativi possono non tener conto.
Oltre a quelli citati, definiti atti "tipici", vi sono anche una serie di atti "atipici", cioè non previsti dai Trattati, ma adottati nella prassi dalle istituzioni comunitarie, come per esempio:
le comunicazioni della Commissione (documenti che presentano di solito nuovi programmi politici);
gli accordi interistituzionali (con cui gli organi europei coordinano la propria attività);
i programmi generali;
i regolamenti interni;
i Libri Verdi (documenti di riflessione su un tema politico specifico pubblicati dalla Commissione);
i Libri Bianchi (contengono proposte di azione comunitaria in un settore specifico).
Per esempio, nel mese di aprile 2018 la Commissione europea ha emanato una Comunicazione, diretta al Parlamento e al Consiglio, per sottolineare l'esigenza di uniformare la classificazione dei rifiuti in modo da agevolarne lo smaltimento.
Le norme contenute nei Trattati e gli atti giuridici vincolanti emanati dalle istituzioni comunitarie diventano parte integrante degli ordinamenti degli Stati membri e comportano diritti e obblighi per gli stessi e per i singoli cittadini.
In caso di contrasto è il diritto comunitario che prevale su quello nazionale e la sua preminenza non riguarda soltanto il diritto vigente, ma impedisce anche che siano emanate disposizioni interne in contrasto con le fonti comunitarie.