Rosso Fiorentino
Giovanni Battista di Jacopo deve il soprannome di Rosso al colore dei suoi capelli. Nato nel 1495, compie il suo apprendistato artistico probabilmente nella bottega di Andrea del Sarto insieme al coetaneo Pontormo. Risale al 1513 il primo documento che lo riguarda, relativo all'esecuzione di due stemmi nel convento fiorentino della Santissima Annunziata. Il rapporto instaurato con i frati Serviti dell'Annunziata porta il Rosso ad altre commissioni per lo stesso convento. Vi affresca infatti gli stemmi del cardinale Lorenzo Pucci e di papa Leone X, dei quali non rimane traccia, e la grandiosa Assunzione nel Chiostro dei Voti realizzata nel 1517. Per la chiesa fiorentina d'Ognissanti nel 1518 viene invitato a dipingere da Leonardo Buonafé, Spedalingo dell'ospedale di Santa Maria Nuova, una pala d'altare raffigurante la Madonna in trono con quattro santi che però non piace al committente. Il Rosso in quell'anno lascia Firenze. A Volterra dipinge la pala della Deposizione. Nel 1521 di nuovo nella città natale esegue per Carlo Ginori lo Sposalizio della Vergine per l'altare della famiglia nella chiesa di San Lorenzo e una pala per Santo Spirito. A questo periodo risale probabilmente anche l'Angelo musicante. Nel 1523 il Rosso giunge a Roma, dove probabilmente si è già recato una prima volta intorno al '20. Il Rosso ottiene dalla famiglia Cesi l'incarico di decorare la cappella di famiglia in Santa Maria della Pace dove realizza solo gli affreschi sulle pareti. In seguito al Sacco di Roma nel 1527 il pittore abbandona la città per Perugia, si sposta poi tra Sansepolcro, dove dipinge la Deposizione per la chiesa di Santa Croce, Città di Castello, dove lascia la Trasfigurazione, e infine Arezzo. Nel 1530 soggiorna a Venezia, ma in quello stesso anno abbandona definitivamente l'Italia per la Francia. Alla corte di Francesco I a Fontainebleau dove morirà nel 1540, il Rosso riceve riconoscimenti e prestigiosi incarichi, come la decorazione della grande galleria del castello con stucchi raffinati ed affreschi.
Benvenuto Cellini
Nato a Firenze nel 1500, inizia giovanissimo l'attività di orafo. Nel 1519 si reca a Roma dove la sua abilità gli procura le commissioni di papa Clemente VII. Nel 1521 è di nuovo a Firenze, ma in seguito a una rissa, ritorna a Roma per sfuggire la condanna a morte. Non abbandona la città al momento del Sacco del 1527, ma si distingue nella difesa di Castel Sant'Angelo. L'anno seguente è a Mantova presso la corte dei Gonzaga. Nel 1529 durante l'assedio è a Firenze. Nel 1534 in una rissa uccide un uomo, ma papa Paolo II lo assolve. Compie viaggi a Firenze, Venezia e di nuovo a Roma. Fra il 1540 e il 1545 si trasferisce in Francia alla corte di Francesco I nella reggia di Fontainebleau, dove già si è recato il Rosso Fiorentino. Per il re di Francia fra il 1542 e il 1543 realizza la famosissima saliera d'oro (Vienna, Kunsthistorisches Museum). Qui all’attività di orafo affianca quella di scultore cimentandosi nel grande formato. Rientrato a Firenze, dove risiede pressoché stabilmente fino alla morte, offre i suoi servizi a Cosimo I de’ Medici. Al 1545 risale la committenza del Perseo voluto dal granduca per la Loggia dei Lanzi. Nel 1548 lo scultore esegue in bronzo il busto di Cosimo I (Firenze, Museo Nazionale del Bargello), rivelandosi ritrattista di grande abilità. Gli anni che seguono lo vedono soprattutto impegnato nella complessa realizzazione del gruppo bronzeo del Perseo, completato solo nel 1554, del cui basamento facevano parte anche quattro piccole figure di divintà, tra cui Mercurio, e un grande bassorilievo (ora conservati a Firenze, Museo del Bargello). Cellini scolpisce ancora per Cosimo I un crocifisso in marmo (Madrid, Escorial), donato poi da Francesco I a Filippo II di Spagna. Nel settimo decennio del secolo attende alla scrittura dei due trattati Dell'oreficeria e Della scultura. È autore anche della Vita, la sua autobiografia, racconta i viaggi, le avventure, le risse, i duelli, non tralasciando di documentare le sue opere.