Benché Friedrich Engels abbia totalmente aderito alla dottrina di Marx, di cui fu collaboratore, editore e propagandista, e non abbia mai preteso alcuna originalità di pensiero, egli tuttavia portò un proprio contributo alla sistemazione del «marxismo», integrando ed in qualche punto addirittura modificando il pensiero di Marx. Engels nacque a Barmen (Renania) nel 1820 da una famiglia di ricchi industriali. Avendo perduto la fede in seguito alla lettura della Vita di Gesù di Strauss, si accostò al circolo dei «Giovani hegeliani» di Berlino e scrisse, nel 1842, un'opera anonima su Schelling und die Offenbarung (Schelling e la rivelazione), in cui sostenne l'inconciliabilità tra rivelazione cristiana e filosofia.
Dopo aver letto L'essenza del cristianesimo di Feuerbach si convertì dall'idealismo della sinistra hegeliana al materialismo. A questo punto, però, dovette smettere di interessarsi alla filosofia, per occuparsi dello stabilimento tessile del padre, che si trovava a Manchester, in Inghilterra, cioè per fare, in sostanza, l'industriale. Recatosi, però, nel 1844 a Parigi, Engels vi conobbe i socialisti francesi e Marx, passando anch'egli al socialismo. Nel 1845 scrisse un'opera su La condizione della classe operaia in Inghilterra, indi collaborò con Marx a Bruxelles nella redazione della Sacra famiglia, dell'Ideologia tedesca e del Manifesto del partito comunista, e poi a Colonia nella direzione della «Neue Rheinische Zeitung».
Dopo il fallimento della rivoluzione del 1848 andò in Svizzera e in Francia, e dal 1850 si stabilì in Inghilterra, dove riprese a dirigere lo stabilimento paterno, fornendo a Marx i mezzi di sussistenza. Nel 1870 smise di fare l'industriale e si dedicò definitivamente all'attività politica e filosofica, lavorando nella Prima e nella Seconda Internazionale (quest'ultima fondata nel 1889, dopo la morte di Marx).
In questo periodo Engels scrisse le sue opere più importanti, cioè la Dialektik der Natur (Dialettica della natura), rimasta inedita e pubblicata postuma nel 1925, il cosiddetto Anti-Dühring (opera in realtà intitolata Il rovesciamento della scienza compiuto dal signor Eugen Diihring) nel 1878, Die Entwicklung der Sozialismus von der Utopie zur Wissenschaft (L'evoluzione del socialismo dall'utopia alla scienza) nel 1883, Der Ursprung der Familie, des Privateigentums und des Staates (L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato) nel 1884, Ludwig Feuerbach und der Ausgang der klassischen deutschen Philosophie (L.F. e la conclusione della fi- losofia classica tedesca) nel 1888. Completò inoltre i volumi secondo (1885) e terzo (1894) del Capitale di Marx. Morì nel 1895.
Una dottrina originale di Engels, del tutto assente in Marx, è quella secondo cui non solo la storia, cioè la realtà umana, sociale, ma anche la natura, cioè la realtà sub-umana, minerale, vegetale e animale, si sviluppano dialetticamente. Di questa «dialettica della natura» Engels enuncia tre leggi:
1) la legge della trasformazione della quantità in qualità, secondo cui l'aumento continuo della quantità di una determinata realtà produce, ad un certo punto, un mutamento della sua qualità;
2) la legge della compenetrazione degli opposti, secondo cui ad ogni realtà naturale se ne oppone un'altra che la implica e ne è a sua volta implicata necessariamente;
3) la legge della negazione della negazione, secondo cui ogni realtà viene necessariamente negata e poi viene recuperata ad un livello superiore dalla negazione della sua negazione.
Come esempi di contraddizioni dialettiche esistenti nella natura Engels cita l'attrazione e la repulsione chimica, i poli magnetici esistenti in uno stesso corpo, le cariche elettriche opposte, l'opposizione tra nucleo e albume nella cellula vivente, il contrasto fra eredità e adattamento nell'evoluzione delle specie animali. Si tratta, come si vede, di opposizioni reali, ovvero di contrarietà, abbastanza diverse da quelle illustrate da Marx nella società capitalistica.
Engels distingue, inoltre, una dialettica oggettiva, cioè propria della natura e della storia, e una dialettica soggettiva, cioè propria del pensiero, la quale non è altro che il «riflesso» del movimento della natura e della storia. È questa una concezione della verità come rispecchiamento, alquanto diversa dalla concezione marxiana della verità come prassi rivoluzionaria.
L'opera filosofica più impegnata di Engels è l'Anti-Dühring, scritta in polemica contro il filosofo socialista Eugen Dühring, il quale aveva rimproverato a Marx l'utilizzo nel Capitale della dialettica hegeliana, giudicando quest'ultima una dottrina di origine teologica e del tutto priva di valore scientifico. A tale rimprovero Engels risponde che la dialettica hegeliana, una volta che sia stata rovesciata e fondata su una base reale, è un metodo rigorosamente scientifico ed è anzi essa che conferisce al socialismo di Marx quel carattere di scienza che lo distingue dal socialismo utopistico di Saint-Simon, Fourier e Owen.
Il punto di vista dialettico, secondo Engels, è l'opposto di quello metafisico: quest'ultimo concepisce la realtà come composta di parti prive di connessione reciproca e quindi come statica, inerte, mentre la dialettica vede le connessioni di tutto con tutto e perciò concepisce la realtà come movimento, come processo dinamico. Alla luce di questa distinzione Engels può considerare come pensatori metafisici i materialisti meccanicisti del secolo XVIII (Lamettrie, Holbach, Helvétius) e come pensatori dialettici Aristotele, tra gli antichi, e Darwin tra i moderni, oltre naturalmente a Hegel e a Marx.
Anzi il materialismo di Marx, a suo avviso, si distingue da quello dei meccanicisti, che è metafisico, proprio per il fatto di essere dialettico. La dialettica così concepita è, per Engels, una legge di sviluppo estremamente generale della natura, della storia e del pensiero, e quindi si afferma nel mondo animale e vegetale, nella geologia, nella matematica, nella storia e nella filosofia.
Come esempio di applicazione della dialettica nella natura vegetale Engels cita il chicco d'orzo che, per dare luogo alla pianta ed alla spiga, deve morire, cioè germinare, e quindi negarsi; e come esempio dell'applicazione della dialettica nella matematica egli cita il fatto che -a moltiplicato per -a dà come risultato + a2, il che significa, a suo avviso, che la negazione di una negazione produce un valore positivo più alto. La concezione filosofica che in tal modo si configura è stata chiamata da Engels materialismo dialettico (Dialektische Materialismus, poi abbreviato dalla tradizione in Diamat) ed è stata da lui attribuita a Marx.
In realtà Marx non ha mai considerato la dialettica una legge della materia, intesa in senso naturalistico, e l'ha invece applicata solo alla storia, cioè allo sviluppo delle condizioni materiali della produzione umana, parlando di «materialismo storico» piuttosto che di «materialismo dialettico». È evidente, in Engels, l'influenza della concezione della natura propria del positivismo e dell'evoluzionismo darwiniano, che caratterizzano, come vedremo, la filosofia della seconda metà dell'Ottocento.