"Tre settimane fa ho cominciato un nuovo romanzo e ho lavorato giorno e notte. L'idea principale del romanzo è rappresentare un uomo positivamente buono. Non c'è nulla di più difficile al mondo e specialmente adesso… questo è un compito smisurato. Il romanzo s'intitola "L'idiota" …..
Così Dostoevskij scrive alla nipote nel 1867. E' interessante notare che nelle minute della prima stesura il protagonista è chiamato "principe di Cristo"…, quasi un Messia, forse, nel pensiero di Dostoevskij. Fu il libro forse più amato da Dostoevskij, la cui “idea poetica più bella e più ricca”, come ha l scritto lo stesso romanziere, era quella di rappresentare “un uomo assolutamente buono”.
In effetti il protagonista, il principe Miškin, incarna un ideale di bontà e di innocenza morale, ma insieme di inopportunità, di inadeguatezza. Inesperto nella vita, ingenuo, sprovveduto, la sua idiozia consiste nel nutrire una sconfinata fiducia negli altri e nell’essere privo di qualsiasi forma di egoismo.
Il suo opposto, il giovane Rogožin, ha assunto completamente su di sé ciò che in Miškin è assente, in particolare una volontà d’azione che nell’altro è enigmaticamente imprigionata, cristallizzata, vanificata:la sua bontà non riesce ad andare oltre i confini di una immensa compassione, non riesce a diventare una qualità veramente attiva, capace di salvare gli altri dal precipizio in cui, disperato e impotente, egli li vede cadere. Il principe Myskin riesce incomprensibile a molti, con quel suo amore incorporeo, quella sua pietà che non conosce limiti e che gli permette di amare insieme il buono e il cattivo, andando molto più in là della morale corrente e delle leggi umane. Gli altri, trascinati dalle passioni, agiscono quasi in odio a lui, che non può e non sa fermarli. Quando intorno a lui si scatenerà la tragedia. la sua ragione non regge e si smarrirà…, il principe sprofonderà nel buio della demenza. Ma nessuno potrà più dimenticare il suo volto sereno e gentile, la sua assoluta bontà.
Il romanzo si apre su un treno ormai prossimo a Pietroburgo in uno scompartimento di terza classe dove due giovani e da molte ore viaggiano e discorrono insieme. Sono estremamente diversi tra loro. Viaggiando insieme dalla Svizzera a Pietroburgo, Rogožin descrive a Miškin la sua passione per Nastasja Filippovna, una donna bellissima e di dubbia moralità, che egli spera di conquistare per mezzo dell'eredità paterna.
Separatisi i due, Miškin va a vivere presso il generale Epančin, suo parente. Viene presentato alla moglie e alle tre figlie de generale, la più giovane delle quali, Aglaja, è una giovinetta ombrosa, a volte perfino altezzosa, alla quale, tuttavia, soltanto l'orgoglio impedisce di abbandonarsi alla sua naturale, fresca esuberanza.
Ma anche Aglaja finisce per essere conquistata dal disarmante candore del principe Myskin, da quella sua trasognata dolcezza. Tra i due giovani nasce ben presto un'intesa amichevole, che è già una possibilità d'amore.
Da questo momento la trama si complica di avvenimenti che si svolgono in un periodo relativamente breve di tempo, ma in un’atmosfera di massima tensione.
Con la raccomandazione del generale, il giovane principe viene accolto come pensionante in casa della famiglia di Ganja, giovane e ambizioso segretario del generale. Ganja ha recentemente accettato una specie di sporco contratto, propostogli dal generale stesso… sposare cioè, per ottenere danaro e protezioni influenti, la bellissima Nastàsja Filippovna, la stessa donna di cui è pazzamente innamorato Parfèn Rogòzin.
La storia di Nastàsja Filippovna è molto amara…, rimasta orfana da bambina, è stata accolta da Totskij, suo ricco tutore…, … a dodici anni è già una splendida adolescente, di carattere vivacissimo e di acuta sensibilità. Il solerte tutore le fa impartire un'ottima educazione e attende pazientemente che la fanciulla compia i sedici anni per farne la propria amante, tenendola poi per cinque anni quasi segregata in una sua proprietà di campagna.
Raggiunta la cinquantina, questo "onorevole" signore pensa finalmente di ammogliarsi e mette gli occhi sulla figlia maggiore del generale Epàcin, che gode di un'ottima reputazione presso la buona società di Pietroburgo. Ma ecco che Nastàsja, dopo cinque anni di amara sottomissione, si ribella e minaccia uno scandalo…, non già perché desideri essere sposata da Totskij, che anzi le fa orrore, ma per vendicarsi del male che ne ha ricevuto. Totskij chiede aiuto al generale Epàcin. Questi, discreto conoscitore dell'animo umano, vede nell'ambizioso e avido Ganja un possibile marito per la bella Nastàsja, alla quale egli stesso volge a volte i suoi più intimi pensieri…, se Nastàsja divenisse la moglie di Ganja… con tutto quello che Ganja gli deve……Il generale non osa spingere troppo in là la propria fantasia, ma mette tutta la sua abilità nel convincere Ganja a chiedere la mano di Nastàsja, alla quale Totskij, forse per tacitare la sua coscienza, ha elargito una ricchissima dote.
In casa di Ganja, lo stesso giorno dell'arrivo, il principe Myskin conosce Nastàsja, che vi giunge inaspettata…, la sua visita è una sfida spavalda alla famiglia di Ganja, da cui si sa disprezzata per il suo passato.Il viso bellissimo e tormentato di Nastàsja produce sul principe un effetto profondo…, egli intuisce con emozione i suoi pensieri, la sua sofferenza, la sua amarezza…, sente quanto sia disperata di non sapersi sottrarre alle forze malefiche che la sua bellezza le attira intorno, impedendole una vita libera e onesta.Spinto da profonda pietà, la sera il principe si presenta, non invitato, in casa di Nastàsja, la quale è circondata da amici in attesa di festeggiare il consenso alle nozze con Ganja. Ed ecco che a mezzanotte, ubriaco e in compagnia di ubriachi, arriva Parfèn Rogòzin.
Egli offre a Nastàsja centomila rubli per indurla a fuggire con lui. Il principe patisce l'offesa fatta a Nastàsja come fosse lui stesso a subirla e, mosso da pietà, si rivolge a lei con rispetto, umilmente di volerlo sposare e rinunciare alla dote che Totskij le offre. Nastàsja ne è profondamente commossa, ma non vuole acquistare una dignità sociale sacrificando l'onore di un uomo buono e puro.Si congeda perciò dal principe e segue con rancore Rogòzin, spinta da un amaro impulso di autodistruzione. - Addio, principe - dice - per la prima volta ho veduto un uomo.
Per le stesse qualità, che Nastàsja ha intuito, anche Aglaja, figli di Epàcin, s'innamora del principe…, quella semplicità di modi, che a volte lo fa simile a un bambino, la commuove e la esalta.
Anche il principe ama Aglaja, ma non può dimenticare Nastàsja, alla quale lo lega un sentimento che per lui è la vera legge dell'esistenza umana…. la pietà. Per questo rinuncia all'amore di Aglaja e raggiunge Nastàsja per chiederle di nuovo di sposarlo.
Questa volta Nastàsja acconsente. Ma quando, splendida nel suo vestito da nozze, sta avviandosi alla chiesa, Nastàsja scorge tra la folla lo sguardo febbrile di Rogòzin. Ed eccola allora correre verso di lui come una pazza, supplicarlo piangendo di portarla via, perché lei è indegna di sposare il principe, l'unico uomo che rispetti e ami. Nastàsja sa che Rogòzin è fuori di se, sa che l'ucciderà per impedirle di fuggire ancora…, conosce il suo tremendo destino e tuttavia gli va incontro. La stessa notte, accorso nella casa di Rogòzin, Myskin la troverà morta, uccisa da Rogòzin stesso. Il senso di solidarietà non viene meno neanche davanti all'omicidio: non esiste ombra di odio o di gelosia, neppure convenzionale, nell'abbraccio che i due si scambiano presso il cadavere della donna, amata da entrambi. Ma con lei si spegne, per il dolore, anche la ragione del principe buono, che ritorna a essere, forse per sempre, un povero idiota.
Ne "L'idiota" c'è il Dostoevskij più intimo, più doloroso, più cristiano…, vero parente spirituale del principe Myskin, la cui misericordia per le sofferenze degli altri è immensa: in lui è racchiusa, si può dire, tutta la bontà del mondo. Traspare dalle pagine del romanzo una profonda, commossa serenità, un desiderio di consolazione e di speranza, tanto più sentiti perché contrapposti a un mondo afflitto da compassionevoli miserie e da rovinose passioni. Il tutto forma un singolare miscuglio di bene e di male, che può sembrare sulle prime sconcertante e inaccettabile, ma che alla fine ci apparirà comprensibile e significativo.