Concluse con l’Editto di Nantes (1598) le sanguinose guerre di religione, Enrico IV intraprese l’opera di pacificazione e cercò di rafforzare le strutture dello stato, anche se non mancarono i contrasti con la nobiltà che temeva la volontà accentratrice del sovrano.
I suoi toni fermi e minacciosi ("Taglierò le radici di tutte le fazioni e della propaganda sediziosa, e farò decapitare quelli che le suscitano") rivelavano, infatti, la decisione di imporre l’autorità sovrana, tracciando la strada dell’assolutismo monarchico. Coadiuvato dal potente ministro Maximilien Sully (1559-1641), Enrico IV perseguì un’energica politica economica, tesa a risanare il debito pubblico e a dare prosperità alla nazione, promuovendo soprattutto l’agricoltura.
Vennero anche introdotte misure protezionistiche per impedire l’esportazione di materie prime e l’importazione di manufatti. In politica estera, il re perseguì la tradizionale linea tesa ad evitare l’accerchiamento della potenza asburgica (Spagna e Impero) sollecitando l’alleanza delle Province Unite e dei Regni dell’Europa settentrionale.
Ex protestante, con la sua conversione alla fede cattolica ("Parigi val bene una Messa"), aveva spezzato l’incontrastata egemonia nel mondo cattolico di cui godeva la Spagna, ma questo non impedì ad un religioso fanatico come François Ravaillac di assassinarlo a pugnalate nelle strade di Parigi nel 1610. Gli succedette il figlio ancora bambino, Luigi XIII (1610-1643) che, dopo la reggenza della madre Maria de’ Medici, cattolica e filospagnola, assunse il potere nel 1617.
Al suo fianco vi fu il cardinale Richelieu, che dal 1624 diventò capo del Consiglio del re (primo ministro) e vero padrone della Francia. Richelieu intraprese un’offensiva in grande stile volta al rafforzamento del potere monarchico.
Nel 1625 caddero le piazzeforti ugonotte la cui autonomia appariva sempre più incontrollabile e nel 1628 cadde l’ultimo caposaldo, La Rochelle. "L’editto di garanzia" del 1629 garantiva comunque libertà di culto ai protestanti. Nel 1635 la Francia prese parte alla guerra dei Trent’anni combattendo su due fronti contro spagnoli e tedeschi.
Nel 1643 il principe di Condé sconfisse la coalizione asburgica a Rocroi, nelle Ardenne. Richelieu era già morto da un anno e l’anno seguente scomparve anche Luigi XIII cui succedette, a soli cinque anni, Luigi XIV. Il cardinale Mazzarino, divenuto Primo ministro, proseguì la politica estera di Richelieu.
Figlia del granduca di Toscana, Francesco I de’ Medici, e di Giovanna d’Austria, Maria nacque a Firenze, il 26 aprile 1573. Le sue nozze con il re di Francia, Enrico IV, negoziate da papa Urbano VIII, furono celebrate per procura a Firenze, il 5 ottobre 1600, e la regina sbarcò il mese successivo nel porto di Marsiglia, accolta con tutti gli onori.
La nascita del Delfino, Luigi, nel settembre 1601 le assicurò una solida posizione alla corte di Francia, nonostante il marito non abbandonasse mai la sua amante Henriette d’Entragues, marchesa di Verneuil. Dal sovrano ella ebbe altri cinque figli: Philippe, Gaston e le femmine Elisabeth, futura sposa del re di Spagna Filippo IV, Marie-Christine, moglie di Vittorio Amedeo I di Savoia, Henriette, che sposerà il re d’Inghilterra Carlo I Stuart.
Dopo l'assassinio di Enrico IV ella assunse la reggenza del trono francese in nome del figlio Luigi XIII che aveva solo nove anni. Le scelte politiche consigliatele dal suo favorito, il fiorentino Concino Concini (1570? - 1617) nominato Maresciallo di Francia (1613), attirarono il malcontento di larga parte del paese. Ella non riuscì a dominare la volontà di maggiore autonomia della classe nobiliare, che giunse a schierarsi apertamente contro la corona, nonostante le distribuzioni di ricche pensioni e prebende.
Maria, nel tentativo di salvare la monarchia, fu costretta a convocare gli stati Generali, l’antica assemblea composta dai rappresentanti della nobiltà, del clero e del terzo stato, ovvero il ceto delle professioni e delle arti. La mossa si rivelò inutile. Messasi apertamente in conflitto col figlio, il giovane sovrano fece uccidere il Concini il 24 aprile 1617 e imprigionare la madre a Blois.
Riconciliatasi con Luigi XIII grazie all’appoggio del cardinale Richelieu, ben presto entrò in rotta col potente porporato e fu esclusa nuovamente dagli affari di stato. Nel 1631 fu infine costretta all’esilio; ritiratasi a Colonia vi morì sola e povera il 3 luglio 1642, pochi mesi prima del Richelieu e del figlio.
Armand-Jean du Plessis de Richelieu nacque a Parigi nel 1585, in una famiglia di antica nobiltà feudale. A ventidue anni fu consacrato vescovo di Luçon (Vandea) e, come se prevedesse il proprio destino, assume il motto: "Quis erit similis mihi?", ovvero "Chi mai potrà essermi uguale?". Nel 1614 venne nominato rappresentante del clero agli stati Generali, l’ultima assemblea plenaria dei tre stati prima di quella che, nel 1789, scatenerà la Rivoluzione.
Consigliere della regina madre Maria de’ Medici, Richelieu ottenne per sua intercessione il cappello cardinalizio (1622) e due anni dopo fu "ministro principale" del Consiglio di stato. Appena insediato si propose una precisa linea di rafforzamento del potere regio a spese della nobiltà e delle minoranze religiose, che più tardi descrisse nel Testament politique: "Rovinare il partito ugonotto, abbassare l’orgoglio dei Grandi di Francia, ridurre tutti i sudditi al loro dovere e innalzare il nome della Francia tra le nazioni straniere al punto in cui dovrebbe essere".
Non esitò a dichiarare guerra agli ugonotti per conquistare i territori che, ancora sotto il loro controllo, costituivano un problema per l’unità nazionale; nel 1628, la potente fortezza di La Rochelle cadde nelle sue mani e, di fatto, i riformati poterono conservare solo la loro autonomia di culto, senza più possedere alcun potere politico.
In politica estera il conflitto con gli Asburgo, spinse Richelieu a far intervenire la Francia nella guerra dei Trent’anni, nel tentativo di rafforzare il primato europeo della sua nazione. Durante il governo di Richelieu, la Francia fu agitata da violente sommosse popolari e rivolte contadine, dovute alla crescente pressione fiscale, che colpiva con nuove tassazioni il ceto medio e le campagne e che era necessaria per finanziare la politica di potenza voluta dal cardinale.
Le agitazioni contro il fisco e gli appaltatori delle imposte non arrestarono, tuttavia, il programma di sviluppo del ministro, il quale operò non soltanto in campo politico, ma anche economico e finanziario, avviando lo stato verso un’economia mercantilistica. All’iniziativa privata tipica dei ceti imprenditoriali olandesi e inglesi, che in Francia mancavano, Richelieu cercò di sostituire l’azione del governo, creando manifatture reali e compagnie commerciali finanziate dallo stato, avviando una politica coloniale centralizzata.
Richelieu fu uno degli artefici principali dell’unità della nazione francese, oltre che l'ispiratore della politica culturale del suo tempo (nel 1634 creò l’Académie Française). Si può dire che abbia inventato la grandeur, la via francese all'assolutismo. Morì nel 1642 nella sua residenza parigina, il Palais Cardinal, in seguito nominato Palais Royal.
Ancora un re bambino, una regina madre e un cardinale nella storia di Francia. Morto Luigi XIII all'inizio del 1643, vista la giovane età di Luigi XIV (che aveva appena 5 anni), la madre Anna d’Austria assunse la reggenza affiancata dal cardinale italiano Giulio Mazzarino (Pescina, L'Aquila 1602 - Vincennes, 1661), stretto collaboratore di Richelieu, e da lui indicato come successore e primo ministro (5 dicembre 1642). Anna d’Austria era legata al cardinale da forti vincoli: è stato addirittura ipotizzato che i due avessero stretto segretamente il vincolo matrimoniale (Mazzarino, nonostante fosse stato creato cardinale nel 1641, non aveva mai ricevuto gli ordini religiosi).
Il nuovo primo ministro continuò l'opera di Richelieu per rafforzare l'autorità regia.
La prosecuzione della guerra con la Spagna impose un forte impegno finanziario cui il primo ministro cercò di far fronte accentuando il carico fiscale delle imposte.
Il ricorso agli "intendenti regi", ai funzionari "borghesi" direttamente legati alla corona in sostituzione dei governatori di origine aristocratica, fu incrementato. L’opposizione dei parlamenti degenerò in un’aperta rivolta che, forse dal nome della "fionda" con cui i ragazzi lanciano le pietre, venne chiamata Fronda parlamentare (1648-1649).
Coinvolse larghi strati della popolazione ma fu sedata dall'intervento dell'esercito. Nel 1650 prese corpo una ben più pericolosa Fronda della nobiltà costituita dalla grande aristocrazia per arginare lo strapotere di Mazzarino, che fu costretto a rifugiarsi a Colonia.
La reggente e il piccolo re si ritirarono, invece, a Saint-Germain. Dopo alterne vicende che misero in pericolo la monarchia e che minacciarono la stessa vita del re, i nobili ribelli, guidati dal principe di Condé, il vincitore di Rocroi, vennero duramente sconfitti nei pressi della capitale e il fronte aristocratico si dissolse rapidamente. Il cardinale, accompagnato dalla regina madre e dal re, entrò trionfalmente a Parigi nel 1652.
La fine delle turbolenze frondiste consentì a Mazzarino di riprendere con energia la guerra contro la Spagna, costretta a firmare la pace dei Pirenei nel 1659 dopo la sconfitta nella "battaglia delle Dune" (1658). La pace fu consolidata con le nozze tra Luigi XIV e l’Infanta Maria Teresa.
Grazie alla sua abilità diplomatica e alle sue qualità di statista la Francia acquistò una posizione sempre più preminente in Europa, nonostante i problemi finanziari causati dai continui conflitti.
Amante della musica, delle arti e della letteratura (a lui si deve la creazione della grande raccolta libraria nota poi come Bibliotèque Mazarine), egli morì nel 1661 dopo avere raccomandato a Luigi XIV il suo amministratore personale Colbert quale successore alla carica di Primo Ministro.