La Germania usciva devastata dalla guerra dei Trent’anni; era ormai ridotta all’impotenza politica e militare, con un territorio
frammentato in oltre trecento piccoli stati, tra principati, vescovadi e Città Libere, lacerati dalle diverse confessioni religiose. Sulla carta continuava ad esistere ancora un impero e un imperatore, ma erano ormai un pallido ricordo del passato. L'istituzione comunitaria, cioè la Dieta (Reichstag), si trasformò dall'originaria e sporadica assemblea dei principi, in un organo legale con sede permanente a Ratisbona: il suo ruolo era ormai del tutto secondario vista l'ampia sovranità riconosciuta ai principi in materia di politica estera e militare. In questa cornice di mutamento emersero nuove formazioni come la Prussia in cui si sviluppò una monarchia di stampo assolutistico. Il Grande Elettore, Federico Guglielmo di Hohenzollern, ascese nel 1640 al trono di Prussia. Il nuovo stato unitario si sviluppò dall’Elettorato di Brandeburgo, dominio storico degli Hohenzollern, e dal ducato di Prussia, a cui si aggiunsero, dopo la pace di Westfalia (1648), la Pomerania orientale e l’arcivescovado di Magdeburgo. Durante il suo regno, durato fino al 1688, Federico Guglielmo riorganizzò e centralizzò lo stato, devastato dal trentennale conflitto, ponendo particolare cura nel rafforzamento dell’esercito che divenne un'istituzione stabile in corrispondenza della prima guerra del Nord (combattuta nel 1655-60 nell'area del Baltico fra Prussia, Svezia, Danimarca e Polonia). Pochi decenni furono sufficienti per la creazione di uno stato forte e accentrato, simbolo dell’assolutismo. Centralizzò l'amministrazione militare e quella finanziaria, ricorrendo direttamente a funzionari regi. Gli oneri del mantenimento di un massiccio contingente militare comportarono un'accresciuta pressione fiscale che, a sua volta, si cercò di sostenere favorendo lo sviluppo economico del paese. Il sovrano promosse opere di bonifica nel territorio e offrì asilo ai perseguitati di tutta Europa. Tedeschi, olandesi, protestanti francesi ed ebrei assicurarono l'innesto nel paese di manodopera specializzata e di nuove capacità imprenditoriali. Ai discendenti Federico Guglielmo lasciò un paese organizzato, con un territorio triplicato, un esercito ben addestrato, un’economia rinnovata. La Prussia accrebbe la sua potenza col suo successore, Federico I. Con lui, Berlino, sede della corte, divenne il ritrovo di artisti, letterati e scienziati, meritandosi l’appellativo di "Atene del Nord".
Federico I e Federico Guglielmo l di Prussia
La Prussia accrebbe la sua potenza col successore di Federico Guglielmo, Federico I. Con lui Berlino, sede della corte, divenne un ritrovo di artisti, letterati e scienziati, tanto da meritare l’appellativo di Atene del Nord.
Diversa fu la politica di Federico Guglielmo I, che succedette al padre nel 1713.
Poco interessato alla cultura e alle arti, egli preferì concentrare i suoi sforzi sull’accrescimento dell’impero prussiano, basato su un’attenta gestione delle finanze pubbliche e sull’impegno per una crescita economica. Le riforme da lui intraprese culminarono nel 1723 con la fondazione del "Direttorio", un ministero che gestiva le finanze statali, i demani pubblici e la politica militare, mentre altri due ministeri si occupavano della politica estera e della giustizia.
Efficiente e ben organizzata, la Prussia divenne in questi anni una delle maggiori potenze europee, grazie anche ad un esercito di oltre settantamila uomini per un totale di poco più di due milioni di abitanti: nessun principe tedesco possedeva allora una forza simile. Federico Guglielmo I, soprannominato il "re sergente" per il suo carattere militarista, fu un sovrano chiuso e rigido, avversato persino dal figlio ed erede, interessato, come il nonno, alla letteratura e alla filosofia più che alla politica. Alla sua morte, sopraggiunta il 31 maggio 1740, gli subentrò il figlio Federico II.
Salito al trono nel 1740, Federico II, detto il Grande, legato da amicizia con Voltaire, sarà considerato un esempio
di sovrano "illuminato", pur proseguendo nella politica di potenziamento dell’esercito e dell’economia del suo paese. Soprannominato il "re filosofo", Federico II nacque a Berlino nel 1712 da Federico Guglielmo I, il "re sergente", sovrano di Prussia. Alla morte del padre nel 1740 gli subentrò sul trono di questo efficiente stato, fondato da poco tempo dalla dinastia degli Hohenzollern.Il padre nel suo testamento aveva pregato il figlio "per l’amore di Dio di non intraprendere nessuna guerra ingiusta e di non diventare un aggressore", non fermarono il giovane Federico II, per il quale espandere i propri territori era una necessità vitale. Col trattato di Berlino siglato il 28 luglio 1742, due anni dopo l’inizio nel conflitto, egli avrebbe strappato al dominio austriaco la Slesia. Forte, salda economicamente e militarmente, la Prussia era dotata di un organizzatissimo apparato burocratico, del quale facevano parte esponenti della borghesia dotati di adeguati titoli di studio. Federico il Grande accentuò tale processo di specializzazione dei burocrati, riuscendo a formare una classe di burocrati efficiente e preparata, nonché di abili ministri. Il Direttorio generale, il massimo organismo statale, era infatti composto, nel 1740, da tredici borghesi e soltanto tre nobili e tutti forniti di conoscenze specifiche. Una nazione come la Prussia, affacciata sul Mare del Nord, stretta tra i domini di grandi potenze quali l’Austria e la Russia, necessitava altresì di un esercito ben preparato, pronto ad affrontare qualsiasi conflitto. Lo stesso Federico II, che al momento di salire al trono non aveva che vaghe conoscenze di scienza militare, si impegnò in prima persona fino a divenire un incomparabile condottiero. Circondato da filosofi ed intellettuali, il sovrano seppe costruire attorno a sé una vera e propria leggenda, grazie ad una propaganda efficace che gli accreditò il titolo di "Salomone del Nord".
Le industrie manifatturiere prussiane
Il governo della Prussia incoraggiò e sostenne ogni iniziativa manifatturiera locale, privilegiando soprattutto due ambiti produttivi: l’industria legata alle esigenze militari, dalle armi alle uniformi dei soldati e ai cantieri navali, e quella dei beni di lusso, per soddisfare i ceti più alti della popolazione. Federico II ritenne inoltre indispensabile sviluppare le manifatture tessili, le cui esportazioni, soprattutto di lana e di seta, incisero positivamente sul bilancio commerciale dello stato. Egli non trascurò neppure la politica territoriale del suo stato, bonificando gli acquitrini e le paludi vicine ai letti dei fiumi Oder, Varta e Netze, costruendo strade, ponti e canali, fondando villaggi nelle campagne e introducendo nuove coltivazioni. Le favorevoli condizioni economiche della Prussia richiamarono entro i confini della nazione un gran numero di immigrati, il cui flusso fu favorito, oltre che dalle ottime aspettative economiche, da una politica di tolleranza religiosa