Nato il 28 luglio del 1902 a Wien ed è morto nel 1994 in Inghilterra.
La parabola intellettuale di Popper ha un inizio piuttosto tormentato nell’adolescenza quando, nel 1918, insoddisfatto dell’istruzione superiore austriaca abbandona la scuola e si dedica allo studio in modo personale.
Si iscrive all’Università di Wien dove viene immatricolato come studente solo nel 1922, dopo aver conseguito come privatista la maturità liceale.
Segue corsi di materie disparate, tra i quali alcuni presso la Facoltà di Medicina e altri, fondamentali per la sua formazione, presso la Facoltà di Fisica e Matematica.
Contemporaneamente collabora alle ricerche dello psicanalista Alfred Adler e ottiene l'abilitazione per la scuola primaria nel 1924.
Si laurea nel 1928 con K. Bühler ed entra in contatto con alcuni esponenti del «Wiener Kreis», il circolo di Vienna.
Nel 1934 scrive la sua opera più importante, Logik der Forschung che gli diede una notorietà inaspettata.
Nel 1935-36 ebbe modo di soggiornare a lungo per due volte in Inghilterra entrando in contatto con Russell ed altri importanti filosofi e scienziati.
In Inghilterra lo convinsero a fare domanda d’insegnamento universitario in Nuova Zelanda, in considerazione anche del pericolo di una conquista nazista dell'Austria che avrebbe messo in pericolo la sua incolumità, essendo di famiglia ebraica.
Nel 1937 egli si trasferì in Nuova Zelanda e nel 1946 si trasferì definitivamente in Inghilterra dove insegnò sino ai limiti di età presso la «London School of Economics».
Il punto di partenza della riflessione di Popper era dato dal principio di verificazione empirica, principio cardine dell'epistemologia neopositivista che si collocava sulla scia dell’induttivismo classico.
Secondo questo principio esiste una verificabilità di principio delle teorie attraverso i fatti empirici a cui esse si riferiscono.
Ad esso Popper contrappose il principio della falsificazione, con il quale ha scardinato sul piano delle scienze empiriche il dogmatismo metodologico del Wiener Kreis.
L'idea rivoluzionaria di Popper è stata quella di non considerare le teorie scientifiche direttamente capaci di essere controllate nelle conferme che l'esperienza è in grado di offrire ma piuttosto di essere modelli esplicativi da sostituire tutte le volte che l'esperienza mostra la loro inattendibilità in ordine ad un fenomeno particolare dato.
Il presupposto filosofico è l'inversione del principio per cui una teoria è più scientifica nella misura in cui riceve più conferme, come accade all'interno del razionalismo classico e della sua ricerca di evidenze.
Il metodo empirico falsificazionista, invece, ritiene che bisogna ammettere nel dominio della scienza empirica anche asserzioni che non possono essere verificate.
La differenza non è data da una sorta di irrazionalismo presente nella concezione di Popper ma da una differente valutazione dell'induzione come strumento conoscitivo extra-logico.
Secondo Popper le asserzioni universali, non possono mai derivare da asserzioni singolari, ma possono venir contraddette da asserzioni singolari.
Di conseguenza è possibile, per mezzo di inferenze deduttive concludere dalla verità di asserzioni singolari alla falsità di asserzioni universali.
In altri termini, è possibile dimostrare l'infondatezza di una teoria (universale) partendo da un caso particolare.
Una prima importante conseguenza è l'impossibilità per una teoria di erigersi ad unica e irrinunciabile espressione del metodo scientifico: le teorie in quanto creazioni umane sono soggette a smentite e revisioni continue.
Anche quelle più accreditate potrebbero vedere in un futuro più o meno lontano rimesse in discussione le loro potenzialità euristiche.
Effettivamente una delle conseguenze non trascurabili dell'epistemologia di Popper è stata quella di mostrare che le teorie scientifiche non sono creature immacolate e perenni ma sono soggette al logorio storico determinato dagli stessi sviluppi della ricerca sul campo.
Come evidenzia anche il dibattito che si è sviluppato nella scuola di Popper e che ha toccato a più riprese il problema della storicità delle scienze e ha fatto della storia della scienza un problema teoreticamente rilevante.
Questa impostazione ha portato Popper a una dura polemica contro le pretese olistiche del marxismo, della psicanalisi e di tutte quelle teorie che non hanno possibilità di essere smentite in quanto non rispettano i limiti imposti alla scienza.
In altri termini, sono teorie non falsificabili perché i loro postulati di base non hanno riscontri oggettivabili ma sfuggono in dimensioni che non sono scientifiche, ponendo il problema di una demarcazione tra scienza e non scienza.
Inoltre, sono teorie, come il platonismo, che hanno pretese veritative esaustive e che supportano le concezioni totalitarie della società.
In tal senso il falsificazionismo non solo si impone come teoria criticamente redditizia per la ricerca ma presuppone una visione fallibilista della conoscenza che si sviluppa sino a una società aperta.
Pertanto la visione di Popper non è solo una critica interna alla teoria della scienza del razionalismo classico ma difende una visione realista del sapere scientifico e una particolare apertura alle metafisiche.
Per quanto riguarda la visone realista, Popper teorizza una concezione del reale suddiviso in differenti sfere che definisce i tre mondi.
C’è, prima di tutto, il mondo dei fatti materiali, il mondo uno, a cui fa seguito il mondo dei nostri stati di coscienza, il mondo due.
Ma con essi è necessario ammettere l’esistenza di un mondo tre che è costituito dall’oggetto stesso del nostro pensiero, in primo luogo dalle teorie scientifiche che possono essere dunque vere o false nel loro rapporto con i fatti del mondo uno.
Ma affianco ad esse Popper ammette che vi siano teorie non scientifiche che, una volta chiariti i loro limiti e la loro demarcazione dalle teorie scientifiche, possono essere non solo plausibili ma anche utili, come stimolo e suggerimento, alla ricerca scientifica.
A questa categoria Popper fa risalire le teorie metafisiche e le concezioni religiose.
Metafisica nella sua analisi si identifica soprattutto con visioni cosmologiche prescientifiche mentre resta del tutto in ombra quell’ambito, ben più cruciale per la sua stessa teoria, nel quale la metafisica sarebbe l’analisi dei presupposti della sua stessa impresa teorica fallibilista.
In altri termini, se la concezione falsificazionista dell’epistemologia ha senso ciò è dato non solo dalle conseguenze logiche rigorose che Popper ne ha tratto ma anche dai suoi presupposti fallibilisti, i quali hanno senso solo se si ammettono proposizioni sull’uomo e sul significato dell'esistenza che non sono affatto falsificabili.
Dunque, se, come supponiamo, l’impresa epistemologica di Popper sgombra il campo da molte pseudomitologie scientiste, è altrettanto vero che questo compito critico non può definirsi completo se non si riconosce che al fondo della sua impresa teorica c’è una precisa metafisica dell’uomo e dei suoi limiti.
Un’idea che acquista il suo pieno significato solo se tematizzata in senso esplicito e solo se la parola metafisica smette di essere una sorta di fantasia cosmologicamente utile.
La fantasia, l'immaginario, hanno uno statuto che probabilmente meriterebbero un approfondimento specifico anche in relazione alla teoria dei tre mondi che Popper ha schematicamente definito e che rientrerebbe sempre nella stessa esplicitazione ontologica del reale (metafisica) di cui l’uomo è parte integrante.
Ma al di là di questo importante rilievo critico, resta il fatto che il fallibilismo si propone come il più legittimo erede di quella riflessione sul metodo scientifico che tanto peso ha avuto nel dibattito teorico del primo novecento tedesco, soprattutto con Dilthey e Weber.
BIBLIOGRAFIA. OPERE: Logik der Forschung, Wien 1934, ed. ingl. The logic of scientific discovery, London 1959, trad. it., Logica della scoperta scientifica, Torino 1970; The Open Society and its Enemies, London 1945, trad. it., La società aperta e i suoi nemici, Roma 1973-74; The Poverty of Historicism, London 1957, trad. it., Miseria dello storicismo, Milano 1975; Cojectures and Refutations, London 1963, trad. it., Congetture e confutazioni. La crescita della conoscenza scientifica, Bologna 1972; Objective Knowledge. An Evolutionary Approach, Oxford 1972, trad. it., Conoscenza oggettiva. Un punto di vista evoluzionistico, Roma 1983.
STUDI: D. ANTISERI, Karl R. Popper. Epistemologia e società aperta, Roma 1972; AA. VV., La sfida di Popper, Roma 1981; per una lettura in chiave volontaristica si veda, D. ANTISERI, Perché la metafisica, Brescia 1980; sugli sviluppi e sul dibattito nella scuola postpopperiana, I. LAKATOS A. MUSGRAVE (a cura di), Critica e crescita della conoscenza, Cambridge University Press 1970, trad. it. Milano 1976, (con interventi di Feyerabend, Khun, Lakatos, Masterman, Popper, Toulmin, Watkins, Pearce Williams).
FRANCESCO FRANCO