Il cambiamento climatico interessa i Paesi di tutti i continenti. Tutti ormai stiamo sperimentando gli impatti significativi di questo mutamento, come per esempio la modificazione delle condizioni meteorologiche, l'innalzamento del livello del mare e altri fenomeni ancor più rilevanti.
Le emissioni di gas a effetto serra, derivanti dalle attività umane, sono la forza trainante del cambiamento climatico e continuano ad aumentare.
Attualmente sono al livello più alto della storia.
Se non si prendono provvedimenti, si prevede che la temperatura media della superficie terrestre aumenterà nel corso del XXI secolo di 3 gradi. In questo secolo alcune aree del pianeta sono destinate a un riscaldamento climatico ancora maggiore e le persone più povere e vulnerabili sono le più esposte alle conseguenze.
Sono però disponibili soluzioni che permettono ai vari Paesi di sostenere la propria economia con modalità più pulite e durature.
Il ritmo del cambiamento sta accelerando, dato che sempre più persone utilizzano energie rinnovabili e mettono in pratica una serie di misure che riducono le emissioni e aumentano gli sforzi di adattamento.
Il cambiamento climatico è tuttavia una sfida globale che non rispetta i confini nazionali.
Le emissioni sono ovunque e riguardano tutti, per cui sono necessarie soluzioni coordinate a livello internazionale e una forte cooperazione al fine di aiutare i Paesi in via di sviluppo a muoversi verso un'economia a bassa emissione di carbonio. Per far fronte ai cambiamenti climatici, questi Stati avevano firmato nel 2015 un accordo mondiale (Accordo di Parigi sul clima).
Tale accordo, tuttavia, è rimasto in larga parte disatteso, almeno fino al dicembre 2018 quando quasi 200 Paesi hanno deciso di applicarlo alla Conferenza Onu di Katowice in Polonia (Cop24). I Paesi che avevano siglato l'accordo di Parigi nel 2015 hanno concordato che aggiorneranno i rispettivi piani climatici entro il 2020.
Il Rulebook, ovvero il regolamento che è stato firmato, rende operativa l'intesa e mette tutti i Paesi in condizioni di parità nel rendere conto sulle azioni intraprese per contenere il global warming (riscaldamento globale).
Le nazioni più ricche hanno inoltre concordato di aumentare i finanziamenti per il clima, con l'obiettivo di offrire maggiore fiducia ai Paesi vulnerabili.
Il riscaldamento globale in cifre
Dal 1880 al 2012 la temperatura media globale è aumentata di circa 0,85°C. Per rendere l'idea, per ogni grado in aumento, il raccolto del grano cala del 5% circa.
Gli oceani si sono riscaldati, la neve e il ghiaccio sono diminuiti e il livello del mare si è alzato.
In particolare, dal 1901 al 2010, il livello globale medio dei mari si è alzato di 19 cm.
L'estensione del ghiaccio dell'Artico si è ritirata in ogni decade a partire dal 1979, con una perdita di 1,07 milioni di chilometri quadrati ogni l0 anni.
Si presenta per tutti un unico scenario: date le attuali concentrazioni e le continue emissioni di gas serra, è molto
probabile che entro la fine di questo secolo l'aumento della temperatura globale supererà di 1,5°C quella del periodo dal 1850 al 1990.
Gli oceani si riscalderanno e i ghiacci continueranno a sciogliersi. Si prevede che l'aumento medio del livello del mare raggiunga i 24-30 cm entro il 2065 e i 40-63 cm entro il 2100.
Molti aspetti del cambiamento climatico persisteranno per molti secoli anche se verranno ridotte le emissioni di anidride carbonica (CO2).
Dal 1990 le emissioni globali di CO2 sono aumentate del 50% circa.
E ancora possibile limitare l'aumento della temperatura media a 2 °C rispetto ai livelli preindustriali utilizzando le numerose misure tecnologiche a nostra disposizione e modificando il nostro comportamento.
Rimedi contro il cambiamento
Esistono numerose soluzioni tecnologiche per rallentare l'innalzamento del livello del mare e contenere l'aumento della temperatura. Un primo aiuto è dato dalle app per dispositivi mobili.
Per esempio, l'app Orocco monitora l'impronta di carbonio (carbon footprint), un parametro utilizzato per quantificare le emissioni di gas serra di un prodotto, di un servizio ma anche di un individuo.
Conoscere gli effetti sull'ambiente provocati dalle nostre abitudini, dalle nostre scelte, dagli oggetti che usiamo quotidianamente e persino dal cibo che consumiamo, ci aiuta a capire come rendere più responsabile il nostro comportamento.
Un'altra soluzione è l'internet delle cose (internet of things), ovvero l'insieme di oggetti, diversi da pc e smartphone, collegati alla rete.
Oggi infatti sono sempre di più le apparecchiature di casa o del luogo di lavoro collegate senza cavo alla rete e quindi gestibili in remoto.
L'esempio più diffuso è quello degli impianti di riscaldamento, di raffrescamento e di illuminazione che si possono gestire tramite lo smartphone consentendo un considerevole risparmio energetico e, di conseguenza, una notevole riduzione dell'impatto ambientale.
Un grande aiuto nel contrasto al cambiamento climatico viene senz'altro dall'utilizzo dell'energia pulita, come quella eolica e quella solare.
Per sviluppare questo settore il percorso futuro prevede un'ampia sfida tecnologica e finanziaria.
Nel 2015 la produzione di energia pulita ha fatto fronte al 55% del fabbisogno energetico europeo, suddiviso fra energie rinnovabili (19%), energia idroelettrica (10%) ed energia nucleare (26%).
I giganti dell'industria, fra cui Apple e Google, attualmente mirano ad alimentare i propri impianti utilizzando unicamente energie rinnovabili.
Per incrementare più efficacemente l'impiego di energia pulita è tuttavia necessario sviluppare modalità più intelligenti e più efficienti per gestire, immagazzinare e trasmettere l'energia una volta prodotta.
La situazione in Italia
L'Italia nel 2017 ha prodotto diverse novità: la proposta di un Piano nazionale per l'adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc), la creazione della nuova Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile (Snss) e l'annuncio della preparazione del Piano nazionale clima ed energia.
Come richiesto dall'Unione europea, il Piano dovrà integrare i temi dell'energia con quelli ambientali.
La diffusione delle conoscenze climatiche passerà attraverso un accordo operativo tra Ministero dell'ambiente e Ministero dell'istruzione, ma al momento ancora non si rilevano cambiamenti nei programmi delle scuole superiori
e delle università.
Il Governo ha poi dichiarato che rispetterà gli impegni di rifinanziamento del Global Climate Fund di Copenhagen, ormai vicini alla scadenza dei 100 miliardi di dollari/anno globali al 2020.
Secondo l'analisi dell'ASviS, per realizzare l'obiettivo di stabilizzazione dell'aumento della temperatura a 1,5 ° è necessaria e non più rimandabile una riforma fiscale ecologica per finanziare le tecnologie low carbon e per promuovere l'occupazione e la competitività.
La tecnologia al servizio del pianeta
I big data sono algoritmi che permettono di ottenere notevoli quantità di informazioni in tempi assai rapidi. Dunque permettono di ottenere velocemente riscontri oggettivi. Essi sono applicabili a moltissime tematiche, comprese quelle ambientali.
Grazie ai big data infatti è possibile analizzare l'impatto che i comportamenti umani hanno sull'ambiente e sul clima ed elaborare strategie che ne prevengano le conseguenze negative.
Nel 2017 le Nazioni Unite hanno invitato gli scienziati di tutto il mondo a partecipare alla Data for Climate Action, una sfida nella quale si sono confrontati numerosi progetti relativi ai temi del goal 13 dell'Agenda 2030.
Anche la geoingegneria può essere di aiuto nella lotta al cambiamento climatico. Infatti, alcune tecniche come le coltivazioni di alghe e l'arboricoltura di massa possono aiutare a catturare e ridurre le emissioni di CO2; altre tecniche possono contribuire alla gestione dell'irraggiamento solare, rilasciando per esempio ceneri vulcaniche che fungono da refrigeranti oppure posizionando degli specchi nello spazio per ridirigere i raggi solari o, più semplicemente, dipingendo gli edifici di bianco invece che di nero per riflettere la luce
Un'agricoltura sostenibile
In agricoltura l'allevamento del bestiame è una delle principali fonti di emissione di gas effetto serra a livello globale.
Per esempio, una mucca rilascia da 70 a 120 kg di metano all'anno e, per produrre 1 kg di carne di manzo, emette la notevole quantità di 34 kg di CO2.
La produzione di carne di agnello è meno inquinante (per 1 kg se ne rilascia la metà, cioè 17 kg). La carne di maiale totalizza 6 kg e meno di tutti la carne di pollo, con soli 4 kg.
Pertanto, per ridurre in modo significativo le emissioni dei gas serra sarebbe meglio abbandonare la carne di manzo e passare alla produzione alimentare artificiale a quasi zero emissioni.
Una startup chiamata Hampton Creek sta realizzando delle proteine vegetali che hanno l'aspetto e il gusto della carne.
Il suolo che ricopre la superficie terrestre non è tutto fertile e quindi adatto alla coltivazione: alcuni terreni sono troppo aridi o troppo umidi per essere adeguati all'agricoltura, altri sono troppo ricchi di minerali e altri ancora troppo poveri.
Anche se l'Europa è un continente meno esteso rispetto agli altri, il suolo in proporzione è molto fertile, mentre in America settentrionale e centrale solo il 22% del territorio presenta condizioni favorevoli alle coltivazioni.
L'America meridionale ha un territorio ricco di minerali e il 44% del suolo africano è interessato dal fenomeno della siccità, come del resto parte di quello dell'Australia.
Molto variegata è la situazione del continente asiatico, con una parte settentrionale molto fredda, caratterizzata dalla vasta tundra artica e inadatta a essere coltivata, e ampie regioni orientali e meridionali eccessivamente sfruttate.
I primi ambienti in cui si sviluppò l'agricoltura erano zone tropicali con abbondanza di acqua, ma oggi sappiamo che le terre più adatte sono quelle delle aree a clima temperato, in quanto il caldo intenso dei tropici favorisce la crescita e la proliferazione anche di piante dannose e infestanti, dei parassiti e delle malattie.
Coltivare in terreni non adatti può essere molto dannoso per l'ambiente: adibire a uso agricolo ripidi pendii, eliminare la protezione degli alberi, coltivare in modo intensivo o con l'uso di sostanze chimiche (diserbanti e fertilizzanti) sono tutte attività che comportano il degrado del suolo e problemi come l'erosione e la desertificazione.
Il sistema dei trasporti
Un altro settore da migliorare è quello dei trasporti, che genera almeno il 23 delle emissioni di CO2 del globo una cifra che potrebbe alzarsi a mano a mano che la domanda di trasporti cresce unitamente all'aumento della popolazione e della ricchezza.
Per combattere l'incremento delle emissioni, i Governi stanno incoraggiando l'adozione di auto, autobus e treni elettrici e ibridi.
Per il futuro, i governi di Regno Unito, Olanda, Francia e Norvegia hanno annunciato di avere in programma di dismettere gradualmente i veicoli tradizionali diesel e a benzina entro il 2025 e il 2040.
Occorre però migliorare anche l'efficienza energetica, che è forse il passo più facile ed efficace per conservare energia, tagliare la spesa per il carburante e ridurre le emissioni di carbonio. I produttori di autovetture e veicoli pesanti, per esempio, stanno migliorando il risparmio di carburante di questi mezzi.