Dall’Ile-de-France, dove erano state elaborate alla metà del XII secolo, le forme gotiche si propagarono alla Francia intera e poi all’Europa.
Se il gotico francese assunse presto caratteri internazionali, le nazioni europee accolsero spesso con moderazione le soluzioni del nuovo linguaggio architettonico.
Le cattedrali tedesche, ad esempio, rivelano un forte attaccamento alla tradizione romanica, mentre la Spagna approda a soluzioni originali, dove la cultura occidentale si fonde con l’influenza araba. L’architettura gotica inglese appare infine caratterizzata dall’articolata pianta degli edifici religiosi, alla cui decorazione gli scultori si dedicano con particolare impegno.
Gli studiosi riconoscono gli albori di un nuovo stile architettonico nelle forme della chiesa abbaziale di Saint-Denis, ricostruita tra il 1137 e il 1144 dall’abate Suger, che ne diresse personalmente i lavori.Negli intenti dell’abate la nuova costruzione doveva elevarsi sulle altre per incarnare l’ardore religioso e patriottico del popolo francese, che aveva trovato nella monarchia capetingia una guida spirituale e politica.
l perfezionamento delle conoscenze tecniche e dei sistemi costruttivi permise di
rinnovare profondamente le forme architettoniche. L’adozione di archi a sesto acuto, unita a sistemi di nervature, contrafforti ed archi rampanti, concentra su pochi punti nevralgici il peso delle volte, liberando le pareti della loro funzione statica.
Sulla scia di Saint-Denis si innalzarono spazi articolati ma continui, delimitati da strutture leggere ed inondati dalla luce, che veniva interpretata come mistica manifestazione dello spirito di Dio.
Le chiese si svilupparono notevolmente in altezza, i muri perimetrali vennero traforati da immense vetrate colorate, ed un sistema di cuspidi e pinnacoli accentuò esternamente il verticalismo delle strutture.
L'abbazia di Saint-Denis: vicende costruttive
La leggenda vuole che il santo martire a cui è intitolata la basilica - primo vescovo di Lutetia - abbia raccolto la propria testa dopo essere stato decapitato sulla collina di Montmartre, intorno alla metà del III secolo, e sia andato a spirare nel luogo dove nell'anno 475 fu costruita la prima chiesa, ampliata in seguito da re Dagoberto I e divenuta nel 638 luogo della sua sepoltura.
Nel XII secolo, quando il gotico cominciava a diffondersi, Saint-Denis divenne, per impulso dell’abate Suger, uno dei più importanti edifici del tempo, fondamentale per la successiva evoluzione di questo stile.
Grazie al nuovo ruolo della dinastia capetingia, le sue forme conobbero, infatti, un’ampia diffusione e contribuirono al rinnovamento dell’architettura contemporanea.I lavori iniziarono con l’ampliamento della chiesa carolingia, che fu allora dotata di una nuova facciata e di un nuovo presbiterio.
Nella facciata, che recupera l’impianto affiancato da due torri delle chiese romaniche della Normandia, compare per la prima volta il sistema organizzato del portale gotico, con statue-colonna nei piedritti.
Qui appaiono rappresentati i sovrani di Francia, da Carlo Magno in poi, a testimoniare la funzione politica e religiosa della chiesa.
Ma è soprattutto nella parte presbiteriale che si concreta l’ideale estetico di Suger, qui la pianta prevede un doppio deambulatorio ampliato verso l'esterno da sette cappelle disposte a raggiera e leggermente scalate, separate le une dalle altre da contrafforti esterni.
Questo progetto risponde all'esigenza di aumentare, grazie anche all'uso di vetrate colorate, la luminosità
dell'interno, intesa dall’abate come metafora della luce divina. Con questo intento le forme architettoniche si fanno particolarmente slanciate, mentre il peso dell’intera struttura si concentra in alcuni punti nevralgici, alleggerendo la funzione statica delle pareti.
Oggi tali effetti risultano solo in parte percepibili a causa dei lavori di ricostruzione promossi nel 1231 dall'architetto Pierre de Montreuil, che hanno conservato soltanto il primo livello della chiesa di Suger.
Nonostante i gravissimi danni apportati dagli incendi durante la Rivoluzione francese, e gli interventi di Viollet-le-Duc, che alla metà del secolo scorso ha pesantemente restaurato l’edificio, rifacendo ex novo le parti mancanti, Notre-Dame costituisce uno dei primi e più interessanti esempi dell’architettura gotica francese.La sua costruzione fu avviata intorno al 1160, per volere del vescovo di Parigi, Maurice de Sully. I lavori cominciarono dal coro e proseguirono poi con la costruzione della navata, che fu ultimata prima della fine del XII secolo.
Nel corso della prima metà del XIII secolo fu innalzata la facciata, serrata tra due alte torri come negli edifici romanici della Normandia, mentre tra la fine del secolo e il 1320 circa fu realizzo il deambulatorio del coro, coperto da belle volte
triangolari definite dai profili vigorosi degli archi acuti che le sostengono e dal costolone trasversale che le divide in due triangoli.Nonostante la pianta basilicale, la chiesa presenta un impianto quasi centralizzato, per il fatto che il transetto incrocia il corpo longitudinale delle navate quasi a metà del loro sviluppo e per la doppia successione di navate laterali, che circondano il vasto spazio interno.
La complessa planimetria dell’edificio si riflette in un alzato assai ardito, dove gli alti pilastri a fascio della navata centrale si aprono dapprima nelle arcate di comunicazione con le navate laterali, poi nelle trifore del matroneo e infine nelle finestre che danno luce all’interno prima di raccogliere le spinte delle volte ad ogiva.Esternamente il peso delle coperture produce un complesso articolarsi di contrafforti, su cui scaricano gli archi rampanti.
Nella parte presbiteriale questi superano, con un ampia arcata, le navate laterali e si agganciano direttamente alle pareti della navata centrale.
Chartres fu un grande centro druidico e mantenne il suo ruolo religioso anche nel Medioevo, offrendo alla venerazione dei pellegrini la sacra reliquia del velo che, secondo la tradizione, la Vergine indossava al momento dell’Annunciazione.La maestosa cattedrale di Chartres, simbolo di questa fede, fu iniziata nel 1020, ma venne distrutta nel 1194 da un incendio, che risparmiò solo la cripta, le torri e la facciata occidentale.
Ricostruita nel giro di 25 anni e consacrata da Luigi IX il Santo nel 1260, conserva, in un tessuto sostanzialmente gotico, le parti romaniche superstiti.
Troviamo questo connubio di forme nella facciata inquadrata tra la torre del vecchio campanile e quella del nuovo, concluso da una guglia cinquecentesca in stile gotico-fiammeggiante.
Traforata in alto da un rosone policromo, ospita in basso il Portale Reale, decorato con magnifiche sculture tra il 1145 e il 1170.
Un altro importante ciclo scultoreo, coevo alla costruzione gotica, orna, invece, i portali del transetto, le cui testate appaiono affiancate da altre quattro torri.
Dall’interno la chiesa si presenta divisa in tre navate, che sboccano nell’ampio transetto e proseguono nel
doppio deambulatorio con cappelle radiali.I muri sono scanditi da sottili nervature che salgono fino alle volte ed appaiono alleggeriti da grandi finestre, dalle quali penetra la luce che invade l’edificio.
La sua architettura rivela caratteri innovativi, che saranno adottati da molte cattedrali gotiche.
L’utilizzazione di un sistema di contrafforti ed archi rampanti ha, infatti, conferito alla chiesa un’armatura robusta che ha permesso di conferire uno slancio straordinario alle strutture.
Sede vescovile a partire dal IV secolo, la cattedrale di Reims ha ospitato fino al 1825 la cerimonia di consacrazione dei sovrani di Francia, in ricordo del re dei Franchi Clodoveo, che in questa città fu
battezzato la notte di Natale dell'anno 496.L'attuale chiesa, intitolata a Notre-Dame, fu costruita nelle forme del gotico maturo a partire dal 1211 sul luogo precedentemente occupato dalla cattedrale carolingia, andata distrutta durante un incendio.
La chiesa si annuncia con una facciata ravvivata da cuspidi e pinnacoli, caratterizzata da un forte slancio verticale, al quale contribuiscono le torri traforate costruite nel XV secolo.
Nella zona inferiore ospita tre portali decorati da stupende sculture duecentesche, che si fondono perfettamente con gli elementi architettonici, evidenziandone le complesse articolazioni e vivacizzandone le superfici. Sopra si apre un grande rosone con la Vergine circondata dagli apostoli, fiancheggiato da una coppia di bifore e sormontato da una galleria con 56 statue dei re francesi, chiamata appunto Galleria dei Re.
Il luminoso interno ripete lo schema planimetrico della cattedrale di Chartres, che supera per dimensioni: si divide in tre navate concluse da un transetto e da un coro con deambulatorio a cappelle radiali.
Gli alti pilastri di divisione, sormontati da pregevoli capitelli rivestiti di una ricca decorazione vegetale, conferiscono all'insieme un senso di aerea leggerezza, ribadito esternamente dagli archi rampanti ornati di pinnacoli che sostengono le cappelle radiali dell'abside.
L’attuale cattedrale, realizzata in diverse fasi edilizie, si presenta come un edificio di vaste dimensioni, con tre navate racchiuse entro un doppio transetto ed un notevole sviluppo della parte orientale.
Niente rimane dell’edificio eretto nel VI secolo per iniziativa dell’abate Agostino, distrutto ai tempi della
conquista normanna.La chiesa fu completamente ricostruita tra il 1070 e il 1077, secondo un progetto che si richiamava esplicitamente alla chiesa di Saint Etienne a Caen sia nello schema planimetrico che nel materiale costruttivo. Resti di questa fase costruttiva sono ravvisabili solo nella cripta e nella cappella di San Gabriele, visto che l’edificio normanno fu in gran parte distrutto per lasciare spazio alle ricostruzioni del XV secolo.
Ad una fase costruttiva intermedia, iniziata in seguito all’incendio del 1174, viene invece fatto risalire il coro dell’edificio, che costituisce il primo esempio di gotico francese in Inghilterra.
Tali influenze si devono probabilmente all’intervento dell’architetto francese Guglielmo di Sens, cui nel 1174 fu affidata la guida del cantiere.
La derivazione dagli edifici coevi dell'Ile-de-France è del resto evidente nell’organizzazione interna del coro, con volte costolonate ed archi quasi acuti che s’innestano su pilastri cilindrici, sormontati da capitelli rivestiti da una ricca decorazione vegetale.
I lavori proseguirono, poi, sotto la direzione di Guglielmo l’Inglese, che in parte deviò dal progetto primitivo: a lui si deve la Trinity Chapel, dove elementi costruttivi di derivazione francese si combinano con soluzioni decorative di origine locale, come l'abbondante uso di marmi policromi sui pilastri e sulle colonne a fascio.
La cattedrale di san Vito, situata nel cuore del Castello, è la chiesa più grande di Praga. Lunga 124 metri e
Fra le cattedrali gotiche, quella di Burgos è il monumento che meglio esemplifica la "spagnolizzazione" dei modelli gotici "flamboyants" francesi, grazie anche ad elementi in stile plataresco prerinascimentale. Il percorso del gotico in Spagna segue quello del commercio della lana dall'Estremadura alla Catalogna passando attraverso il nucleo castigliano-leonese.
La chiesa segue stilisticamente le soluzioni architettoniche francesi, anche se in Spagna il gusto geometrico viene sopraffatto dalle decorazioni e dalla profusione ornamentale.
Tutto ciò è particolarmente evidente nella storia della costruzione della cattedrale di Burgos, che, iniziata nel 1221, si articolò in due tempi: dapprima le navate e il transetto, progettati da architetti locali su esempi francesi; in seguito, nel corso del XV secolo, la facciata, con le due alte guglie finemente traforate e, all'interno, la Cappella dei Connestabili e la decorazione delle altre cappelle, dove al sobrio stile francese si sostituì il gusto spagnolo della ricca decorazione plataresca.
larga 60, ha volte che raggiungono i 33 metri, mentre le torri frontali sono alte 82 metri e quella principale sfiora i 100. Sul luogo dove sorge vi furono prima una chiesa rotonda con quattro absidi a ferro di cavallo, fondata da Venceslao il santo nel 929, e nella seconda metà dell'XI secolo una basilica romanica.
La grande cattedrale gotica che ammiriamo oggi, a tre navate, fu fondata nel 1344 per volere di Carlo IV quando Praga ottenne il rango di arcidiocesi.
In una prima fase (1344-1352) i lavori furono diretti dall'avignonese Mathieu d'Arras, che ne impostò il progetto sul modello delle cattedrali francesi, ma questi morì nel 1352 dopo aver completato solo le cappelle radiali del coro.
Dal 1356 vi lavorò Petr Parlér, il quale modificò radicalmente i piani originali, trasformando la chiesa in un'opera caratterizzata da uno slanciato verticalismo, dalla quale prese le mosse uno stilema tardogotico che si estese a tutta l'Europa centro-orientale.
Nel 1406 i figli di Parlér riuscirono a portare la torre principale al livello di 58 metri, ma i lavori furono interrotti dallo scoppio delle guerre hussite, che impedirono la realizzazione dell'ala occidentale della cattedrale.
Nel 1873 ebbe finalmente inizio l'ultima fase dei lavori, conclusisi poi nel 1929, proprio nel millesimo anniversario della morte di san Venceslao.
Fra i tesori dell'ala gotica spicca la cappella di san Venceslao, costruita da Petr Parlér negli anni 1362-67 sul luogo dell'antica sepoltura del santo, del quale è diventata il principale centro di culto.
L’architettura gotica in Italia non raggiunse la dimensione di un vero stile nazionale, ma si sfaccetta in una quantità di versioni locali. Le novità straniere diffuse ad opera dei cistercensi vengono qui trasformate consapevolmente ed adattate alla tradizione preesistente, dominata dal gusto per le simmetrie pacate dell’arte classica.
Gli architetti italiani, anche in epoca gotica, definiscono quindi nitidi volumi geometrici e spazi concepiti con criterio unitario, dove la ricchezza decorativa non si trasforma mai in dispersività ornamentale e la ripida verticalità delle cattedrali francesi appare stemperata da elementi orizzontali.
La costruzione della basilica di Assisi inizia subito dopo la canonizzazione di San Francesco (luglio 1228). La chiesa consacrata nel 1253 viene probabilmente ultimata solo intorno al 1280.
Il complesso è formato da una basilica superiore e da una basilica inferiore, entrambe a navata unica e con copertura a volta.
L'esterno è caratterizzato da una singolare commistione di elementi romanici, come la facciata a capanna e il robusto campanile, con altri tipici del gotico: il rosone, il portale con le doppie aperture, le lunghe finestre ogivali, i contrafforti e gli archi rampanti dei fianchi.
Nell'interno luminoso e slanciato della chiesa superiore le pareti sono animate da eleganti nervature che
La basilica di San Petronio rappresenta un raro caso di chiesa che, pur essendo molto importante all’interno della città, non ne è la cattedrale, né appartiene ad un qualche ordine religioso.
Fu infatti voluta dal popolo bolognese e dall’autorità civile, di cui divenne simbolo, e per questo eretta al centro di Bologna. Proprio questa collocazione rese necessario, come testimoniano i documenti dell’epoca, lo sventramento di un ampio complesso edilizio per la sua edificazione.
I lavori di costruzione, affidati ad Antonio di Vincenzo, iniziarono nel 1390 a partire dalla facciata e proseguirono nei due secoli successivi fino al completamento della parte presbiteriale della chiesa ed all’innalzamento della cupola.
Ma l’edificio deve in sostanza il suo aspetto attuale al progetto trecentesco. Lo caratterizza un notevole slancio verticale, evidente nella parte centrale della facciata, con un muro a vista a mattoni che manca del rivestimento marmoreo previsto, e nello sviluppo dei pilastri, che sostengono alte volte.
L’interno si struttura in sei enormi campate di pianta quadrata, cui ne corrispondono altrettante, rettangolari, nelle navatelle.
Su ognuna di queste si apre poi una coppia di cappelle, mentre l’ultima campata è occupata dal presbiterio. La suddivisione interna è realizzata tramite grandi pilastri, con basi elaborate e capitelli a foglie, che una luminosità diffusa investe uniformemente privando l’edificio della tensione lineare propria alle architetture gotiche.
senesi. Tra questi è presente Lorenzo Maitani, capomastro della fabbrica dal 1310 al 1330 e autore del progetto per la facciata, terminata solo dopo il 1330. Per la facciata, dai caratteri spiccatamente gotici, Maitani si ispira al modello del duomo di Siena, conferendo lo stesso slancio verticale a cuspidi e pinnacoli e ricoprendo le superfici di sculture e mosaici (tutti successivamente rifatti).
Nella parte inferiore i tre portali strombati e finemente decorati sono divisi da larghi pilastri ornati da sculture di Maitani e della sua bottega. A Maitani sono anche attribuiti la Madonna in trono nella lunetta del portale mediano e i simboli bronzei degli evangelisti sopra i pilastri. Il grande rosone centrale è opera di Andrea Orcagna.
L'interno è a tre navate, transetto e abside rettangolare. In fondo alla navata destra si trova la Cappella Nuova o della Madonna di San Brizio, con celebri affreschi di Luca Signorelli.
salgono dai pilastri a fascio e proseguono nei costoloni della volta ad archi acuti. La decorazione interna viene eseguita da pittori di diversa provenienza e cultura tra il 1277 circa e i primi anni del Trecento.
La prima fase dei lavori, eseguiti da maestranze d'Oltralpe, interessa le parti alte del transetto destro. Sempre a maestri oltremontani (francesi e tedeschi) vengono affidate le prime vetrate, mentre le successive sono di botteghe italiane.
Nel 1280 Cimabue inaugura la lunga stagione di attività degli italiani, con gli affreschi del presbiterio e con la grande Crocifissione dipinta nel transetto, giunta a noi molto rovinata.
Il ciclo pittorico prosegue nella navata, con gli affreschi dei due registri superiori che narrano storie del Vecchio e Nuovo Testamento.
Gli affreschi del registro inferiore, con le celebri storie di San Francesco, sono probabilmente dipinti nell'ultimo decennio del Duecento da un maestro che gran parte della critica identifica con Giotto.
Le pesanti volte a costoloni poggianti su bassi e massicci pilastri e la penombra in cui sono immersi gli ambienti conferiscono alla chiesa inferiore un aspetto suggestivo e raccolto.
L'interno è interamente rivestito di affreschi eseguiti da mani diverse a partire dal 1253. Le pareti della navata ospitano il primo ciclo di pitture dedicato a San Francesco, opera dell'anonimo pittore convenzionalmente noto come Maestro di San Francesco.
Queste pitture sono andate parzialmente distrutte nel Trecento, con l'apertura delle cappelle laterali. Alla decorazione del transetto parteciparono Cimabue (Madonna in trono col Bambino, Angeli e San Francesco, 1280 circa) e, nei primi decenni del Trecento, Pietro Lorenzetti e Giotto con la sua bottega.
Nelle cappelle laterali operarono tra gli altri Simone Martini e maestranze giottesche.
Complessivamente, gli affreschi della basilica inferiore e quelli della basilica superiore di San Francesco costituiscono uno degli esempi più integri e significativi di pittura gotica europea.
Iniziata nel 1290, la cattedrale di Orvieto viene completata agli inizi del Trecento da un gruppo di artisti
La ricostruzione della cattedrale di Firenze si inserisce all’interno di un più vasto processo di crescita urbanistica della città, che nel corso del XIII secolo vive un periodo di sviluppo demografico ed economico.L’edificio fu innalzato nel luogo precedentemente occupato dalla chiesa di Santa Riparata, i cui resti sono stati riportati alla luce qualche decennio fa e ancora si possono ammirare nel sottosuolo della chiesa. Assunse l’intitolazione a Santa Maria del Fiore in occasione del concilio del 1425, che sancì la riunione tra la chiesa d’Occidente e quella d’Oriente, in ricordo della rosa d’oro che il papa Eugenio IV le donò al momento della consacrazione.
I lavori di costruzione ebbero inizio nel 1296, sotto la direzione di Arnolfo di Cambio, che progettò un vasto edificio dotato di un corpo longitudinale a tre navate e di una zona presbiteriale trilobata, convergente in un ampio vano ottagonale sormontato da una cupola.
Nonostante l’ambizioso ampliamento guidato alla metà del Trecento da Francesco Talenti e la cupola
finire del secolo seguente fu affidato a Giovanni Pisano il rivestimento della parte inferiore del prospetto, che organizzò intorno a tre portali fortemente strombati e cuspidati. Ai lati di questi inserì statue di profeti e sibille, che liberò dal rapporto di soggezione alla struttura architettonica distaccandole drammaticamente dal fondo dotandole di una nuova autonomia.
La parte superiore fu invece realizzata ottanta anni più tardi da Giovanni di Cecco, che s’ispirò al duomo di Orvieto.
Ma prima del termine dei lavori di edificazione, già si decise di ingrandire la cattedrale: Camaino da Crescentino, cui erano stati affidati i lavori all’inizio del Trecento, decise di abbattere l’abside così da prolungare la chiesa fino ai limiti del dirupo.
L’opera fu però quasi subito interrotta, e soppiantata da un più grandioso progetto di ampliamento, che si prefiggeva la costruzione di un nuovo duomo.
Il progetto prevedeva che l'edificio già esistente divenisse il transetto di una ben più vasta cattedrale, la cui grandezza avrebbe fatto impallidire il duomo della rivale Firenze.
Ma i lavori furono sospesi a causa di pericolosi cedimenti del terreno, cui si aggiunsero la mancanza di fondi e le difficoltà legate all’epidemia di peste del 1348.
Oggi le pareti perimetrali del duomo nuovo delimitano la piazza che si estende sul lato destro della cattedrale, mentre le strutture di una navata laterale ospitano i locali del Museo dell’Opera del Duomo.
Gli studiosi riconducono ai cistercensi l’invenzione di una versione semplificata dell’architettura gotica, che dalla Borgogna si diffuse in tutta Europa attraverso le filiazioni dell’ordine.
San Bernardo, fondatore del monastero di Clairvaux, sembra aver rivestito un ruolo di primaria importanza nell’elaborazione e promozione di questo programma architettonico, che rispecchia il rigore di vita del nuovo ordine.
Questi promosse, infatti, un ritorno alla stretta osservanza della regola benedettina, in aperta polemica con i cluniacensi: le comunità monastiche da lui riformate vivono infatti del proprio lavoro e perseguono ideali di ascetica povertà e rigorosa austerità.
In linea con questa tendenza, opponendosi all’esuberante ricchezza dell’architettura cluniacense, San Bernardo predica l’eliminazione di ogni decorazione scultorea e pittorica, che possa costituire per il fedele una fonte di distrazione e distoglierlo dalla preghiera.
Le chiese adottano in genere una pianta a tre navate, conclusa da un transetto e da un coro con cappelle a terminazione rettilinea, dove le influenze dello stile gotico si limitano all’uso di arcate a sesto acuto, pilastri a fascio e tozzi contrafforti.
Il programma forniva inoltre indicazioni di carattere planimetrico, che organizzavano l’intero complesso monastico in maniera estremamente funzionale, secondo proporzioni matematiche ed un’impostazione modulare
Fontanay fu fondata nel 1119 nella regione francese della Borgogna e rappresenta la seconda filiazione dell’abbazia cistercense di Claivaux.
La comunità monastica si insediò inizialmente presso un romitaggio, ma l’accresciuto numero delle vocazioni rese necessaria la costruzione di un edificio di dimensioni maggiori.
L’abbazia costituisce uno degli esempi più integri dell’architettura cistercense delle origini: la chiesa, consacrata nel 1147 e preceduta in origine da un portico, ha pianta cruciforme con tre navate spartite da pilastri. Su questi scarica il suo peso la volta a botte acuta della copertura, attraverso un sistema di archi traversi e semicolonne.
Mancando del cleristorio, l’edificio mostra una ridotta illuminazione interna, dovuta alla luce che penetra attraverso le finestre delle navatelle, quelle della facciata e del blocco orientale.
Quest’ultimo, con terminazione piana, si compone di un ampio transetto provvisto di due cappelle su ogni braccio e di un profondo capocroce.
Il complesso monastico, trasformato dopo la Rivoluzione francese in una cartiera, è in gran parte conservato: intorno al chiostro, con colonne binate e capitelli decorati da motivi fogliati, si dispongono il refettorio, il dormitorio, la sacrestia, la sala capitolare ed il parlatorio.
Seconda filiazione di Citeaux, Pontigny fu fondata nel 1119, sul terreno donato dal prete Ansius ai cistercensi.
La piccola comunità monastica che si insediò in questo luogo, si accrebbe ed arricchì velocemente, tanto da erigere alla metà del secolo un nuovo monastero, dotato di una chiesa di grandi dimensioni.
Questa presenta un impianto cruciforme, dove un corpo longitudinale diviso in tre navate e coperto da volte a crociera costolonata sfocia in un grande coro con deambulatorio.
Per l’ampio sviluppo della parte presbiteriale e l’articolata forma dei pilastri, su cui si innestano lesene pensili scaricando il peso delle volte, Pontigny si distingue dal modello realizzato qualche anno prima a Fontenay, pur rimanendo sostanzialmente fedele al programma cistercense, nel rigore delle sue linee architettoniche.
A questa variante si rifaranno molte chiese dell’ordine, specie in quelle regioni che mancavano di una forte tradizione architettonica locale.
L'abbazia di Fossanova è una delle più significative fondazioni cistercensi dell'Italia centrale e rappresenta un interessante esempio di diffusione del primo gotico francese, conservato nelle sue forme primitive se si eccettua il tiburio, rifatto nel Seicento in sostituzione di quello originario, che un fulmine aveva distrutto.
Fossanova fu fondata nel 1135, ma i lavori di costruzione dell’abbazia ebbero inizio solo nel 1187 per concludersi nel 1208, quando fu consacrata da Innocenzo III.
La chiesa ricalca tanto nella pianta quanto nella struttura architettonica e nei motivi decorativi i modelli cistercensi della Borgogna, tanto da far supporre che la sua costruzione sia opera di maestranze francesi.
Presenta una navata maggiore molto più alta e ampia delle navate laterali, che s’innesta su di un ampio transetto concluso da un abside rettangolare.
Lo slancio delle sue strutture è ribadito dalla scansione delle semicolonne, che s’agganciano alle pareti in corrispondenza dei pilastri e sostengono gli archi acuti trasversali.
Questi elementi contribuiscono alla definizione dei nitidi volumi dell’edificio, che esibisce l’essenzialità delle linee architettoniche e rifiuta qualsiasi tipo di decorazione.
Gli stessi caratteri improntano anche la sua facciata, che ribadisce sull’esterno la tripartizione interna attraverso la scansione di robusti contrafforti, che accompagnano la sopraelevazione della navata centrale.
Qui si apre un ampio rosone mentre nella parte inferiore, che in origine era preceduta da un portico, si apre un ampio portale, strombato e leggermente archiacuto, sormontato da un timpano classicheggiante che rivela l’influenza delle tradizioni architettoniche locali.
Il complesso architettonico conserva l’aspetto conferitogli dalla ricostruzione duecentesca, quando i cistercensi rinnovarono le strutture del monastero benedettino di cui erano entrati in possesso alla metà del secolo precedente.
La chiesa, che aderisce al lato settentrionale del chiostro per difenderlo dai venti freddi, appare preceduta da una scalinata e da un ampio nartece.
Qui due archi acuti affiancano un arco a tutto sesto così da valorizzare il portale principale, leggermente strombato e sormontato da una lunetta decorata da racemi in bassorilievo.
L’interno della chiesa è spartito in tre navate da sette arcature che poggiano su pilastri polistili e termina con un transetto piuttosto sviluppato, dotato di cappelle sul lato orientale e su quello occidentale. A questo segue un coro di pianta rettangolare, ad un’unica campata e coperto da una volta seipartita.
Se il progetto risulta per molti versi analogo a quello adottato da molte chiese cistersensi, anomala appare invece la posizione della torre, che non si eleva sulla campata d’incrocio, ma su quella che la precede, probabilmente per ragioni di carattere statico.
Forte appare l’affinità con l’abbazia di Fossanova nella forma dei supporti, nelle arcate, negli elementi decorativi, nella cornice che delimita i pilastri e attraversa orizzontalmente tutta la chiesa, ma il modello francese appare qui semplificato, come risulta dalla minore finezza dei dettagli.
Nel 1153, per onorare una promessa fatta all’Ordine dei Cistercensi al domani della vittoria sui Mori a Santarém, il re Dom Afonso Henriques regala ai religiosi le terre di Alcobaça. La comunità di San Bernardo -costituita da monaci provenienti dalla casa madre francese e dal primo convento cistercense portoghese di São João de Tarouca- dà inizio alla costruzione del Monastero nel 1178 ricalcando il modello dell’Abbazia di Clairvaux (Chiaravalle) in Francia.
La facciata dell’edificio, preceduta da un’ampia scalinata, ha conservato il grande portale gotico dalla linea semplice e pura. Varcata la soglia, si viene catturati dalla grandiosa dimensione della chiesa: la spazialità assoluta ed la nuda severità della navata centrale e delle nove cappelle radianti nell’abside richiamano alla mente l’esortazione al rigore che rappresenta il fondamento delle regole cistercensi. Non deve esistere alcun oggetto -né scultura né dipinto né ornamento- che possa distrarre dalla preghiera.
innalzata nel 1418 da Brunelleschi, l’edificio rispecchia ancora il progetto arnolfiano, cui gli architetti successivi rimasero sostanzialmente fedeli: negli archi a sesto acuto, nelle cappelle a raggiera, nelle alte finestre a bifora si rivela partecipe del rinnovamento architettonico duecentesco, ma ai ritmi tesi e scattanti del linguaggio gotico sostituisce spazi dilatati e chiaramente definiti, su cui influisce la lezione dell’antichità. Un sostanziale attaccamento alla tradizione del romanico fiorentino guida anche il rivestimento marmoreo dei muri perimetrali.I lavori di costruzione dell’adiacente campanile furono invece affidati nel 1334 a Giotto, cui si deve l’ideazione del progetto e la realizzazione dello zoccolo con la prima fascia di formelle scultoree.
La seconda fascia decorativa e la zona con le nicchie con statue di profeti e sibille fu poi costruita da Andrea Pisano, subentrato al più anziano maestro nel 1340.
La costruzione fu infine portata a termine da Francesco Talenti, che tra il 1357 e il 1358 eresse tutta la parte delle bifore e delle trifore fino al ballatoio, conferendo loro un particolare slancio con l’uso di cuspidi ed esili colonnini.
Nonostante il succedersi di diverse fasi costruttive, il campanile presenta nel suo insieme un aspetto omogeneo: di sezione quadrata, è rafforzato da quattro costoloni angolari ed interrotto orizzontalmente da cornici e fasce decorate, mentre il rivestimento marmoreo policromo accompagna la struttura architettonica senza sommergerla o travisarla.
All’interno della decorazione scultorea, spiccano i bassorilievi del basamento, scolpiti da Andrea Pisano e completati da Iacopo della Quercia secondo un preciso programma iconografico, che illustra la vita dell’uomo dalla creazione al suo progressivo incivilimento attraverso le arti e le scienze.
Nel secondo ordine figurano i pianeti, le virtù, le arti liberali e i sacramenti, che completano il contenuto enciclopedico del ciclo.
La costruzione del duomo fu iniziata nei primi anni del XII secolo su un preesistente edificio religioso. Sul