Dopo la sconfitta di Napoleone e l'Atto d'Unione del 1800, che porta alla formazione del Regno Unito con l'unione della Gran Bretagna e dell’Irlanda, il Regno Unito emerse come principale potenza navale del XIX secolo.
L'Atto fu approvato dal Parlamento britannico e anche da quello Irlandese a grande maggioranza, anche se non mancarono diversi parlamentari che si opposero.
Nel suo primo secolo di vita, il Regno Unito svolse un ruolo importante nello sviluppo del sistema parlamentare.
Dopo l’avvento di Guglielmo IV, il ritorno dei whig, nonostante i tentativi di ostacolare il processo riformatore messi in atto dal re, porta nel 1832 alla riforma elettorale sancita dall’Atto di riforma.
Il sistema elettorale non aveva subito cambiamenti sostanziali dal XV secolo.
Il Reform Act fu votato dopo una lunga battaglia in parlamento e nel paese: per tre volte il progetto di legge sulla riforma elettorale, Reform Bill, venne respinto dalla Camera alta, a maggioranza tory, provocando violente agitazioni popolari.
La legge ridistribuì i seggi parlamentari a favore delle città e delle aree industriali, istituendo nuovi collegi elettorali urbani e ridimensionando il peso elettorale dei rotten boroughs (borghi putridi), i piccoli centri rurali egemonizzati dalla grande proprietà fondiaria che godevano anche di 7 rappresentanti perché magari vantavano una storia di maggior rilievo per la corona o erano possedimenti di "landlords" di rilievo nell'aristocrazia inglese.
Inoltre, sebbene fossero conservati i requisiti di censo, essa raddoppiò il corpo elettorale estendendo il diritto di voto ai proprietari d'immobili. La rivoluzione industriale portò alla trasformazione del paese e alimentò il crescente impero britannico.
Durante questo periodo, come le altre grandi potenze, il Regno Unito venne coinvolto nello sfruttamento coloniale, compreso il commercio degli schiavi attraverso l'Atlantico, anche se con lo Slave Trade Act del 1807 fu il primo paese a vietarne la pratica.
Nel 1837 sale al potere la regina Vittoria e l’Inghilterra afferma la propria egemonia con una diplomazia di intimidazione nei confronti delle potenze rivali e con operazioni militari come la guerra di Crimea (1854-1856).
All’interno, il movimento riformista allarga poco a poco lo spazio delle classi medie, mentre il cartismo il cui nome derivava dalla People's Charter, (Carta del Popolo), presentata nel 1839 alla Camera dei Comuni con una petizione firmata da oltre un milione di persone, consente lo sviluppo del sindacalismo con il Trade Union Act del 1871.
Dall’inizio del secolo operai e ceti medi reclamavano la riforma del Parlamento e per questo organizzarono un grande comizio di massa a Saint Peter's Fields a Manchester (16 agosto 1819).
Ma i magistrati, presi dal panico, ordinarono alla Guardia Nazionale di sciogliere la manifestazione con la forza. Undici dimostranti furono uccisi e centinaia feriti.
La carneficina scosse l'opinione pubblica anche moderata ed ebbe una profonda influenza sulla nuova generazione che, per cancellare il debito di gratitudine dovuto ai vincitori di Napoleone, ricordò l'episodio dei Saint Peter's Fields col nome di «Peterloo».
Il Parlamento emanò inoltre apposite leggi limitative della libertà di riunione e di stampa che grazie al cartismo lasciarono il posto a profonde riforme culminate con il riconoscimento dei sindacati del 1871.
A seguito della sua sconfitta nel 1815, la monarchia dei Borboni venne definitivamente restaurata in Francia.
Il nuovo re, rendendosi conto dell’impossibilità di cancellare quanto accaduto nel 25 anni precedenti, concesse una nuova carta costituzionale con la quale limitava alcuni suoi poteri, sebbene venisse riaffermata la monarchia di diritto divino.
Al re venne ancora riservata l'iniziativa di emanare le leggi, ma dovevano essere votate dal parlamento, il quale era diviso in due camere, la prima era la camera dei pari, i cui membri erano nominati dal re, l'altra, la camera dei deputati, i cui membri venivano eletti con suffragio censitario.
A Luigi XVIII succedette nel 1824 il fratello Carlo X.
Diversamente dal fratello maggiore, Carlo non capì i mutamenti che aveva portato il periodo rivoluzionario e cerco di ritornare completamente all'Antico Regime.
In questo periodo della Restaurazione borbonica, la Francia venne agitata da conflitti latenti tra i monarchici reazionari e la borghesia liberale.
Nel 1830 Polignac, ministro di Carlo X, fece pubblicare alcune ordinanze di chiaro stampo reazionario, come il ristabilimento della censura per la stampa, la dissoluzione delle camere, la modificazione del suffragio censorio, in senso ancor più restrittivo.
Allo stesso tempo, il 12 giugno 1830, Polignac sfruttò la debolezza del Bey di Algeri per invadere l'Algeria. La notizia della caduta di Algeri raggiunse Parigi proprio nel momento in cui scoppiarono delle sommosse che condussero alla rivoluzione di luglio.
Carlo X abbandonò Parigi ma la monarchia sopravvisse con il regno di Luigi Filippo d'Orléans, esponente di un ramo cadetto dei Borboni considerato di orientamento liberale.
Col suo regno il principio di sovranità nazionale sostituì la sovranità di diritto divino. Luigi Filippo, si fece chiamare "re dei francesi" e non "re di Francia".
Durante il suo regno l'alta borghesia, legata alle banche e alla grande impresa, diventò dominante in Francia e diede inizio all'industrializzazione della Francia.
Gli sconvolgimenti sociali della rivoluzione industriale crearono il proletariato urbano e le prime teorie socialiste, come quelle di Proudhon e Blanc.
Per qualche anno, Luigi Filippo regnò con un forte sostegno ma la sua popolarità andò in crisi per la svolta sempre più come conservatrice e monarchica.
L’appoggio dato in un primo tempo a Thiers fece posto al conservatorismo di Guizot. Sotto la sua guida, le condizioni di vita delle classi popolari peggiorarono e le imposte aumentarono considerevolmente.
La crisi economica nel 1846-1848 e la repressione e la pesante censura politica legata alle iniziative del partito repubblicano, che organizzò la cosiddetta "Campagna dei banchetti" (riunioni politiche private fatte sotto forma di grandi banchetti per aggirare i divieti), spinsero alla rivoluzione del ’48.
La caduta dell'impero napoleonico aveva portato al congresso di Vienna alla creazione di un Regno dei Paesi Bassi (ex Province Unite, Paesi Bassi belgi, ex principato di Liegi) governato da Guglielmo I d'Orange (1815).
Nel 1830, a seguito della Rivoluzione di luglio in Francia anche il Belgio si sollevò con l'appoggio di Parigi e Londra, portando alla formazione del nuovo stato indipendente del Belgio.
Il Congresso Nazionale chiese a Leopoldo, di accettare la Corona del nuovo Paese. Egli, che aveva rifiutato l'anno precedente la corona di Grecia, accettò di diventare Re dei Belgi il 26 giugno del 1831.
Giurò fedeltà alla Costituzione e venne incoronato il 21 luglio seguente.
Solo due settimane più tardi, il 2 agosto, l'Olanda invase il Belgio, costringendo il nuovo Re a chiedere subito l'aiuto di Inghilterra e Francia.
Questi tentativi di riscossa continuarono fino al 1839, anno in cui anche l'Olanda riconobbe definitivamente l'indipendenza del Belgio ratificando il trattato di Londra del 1831.
In Russia si assiste all’improvvisa esplosione del movimento decabrista (dicembre 1825) il cui programma sociale arrivò fino a richiedere l'abolizione della servitù della gleba e una costituzione liberale.
Impressionato dalla rivolta dei Decabristi, Nicola I inquadrò la società russa in una struttura rigidamente controllata con una vasta rete di spie ed informatori e una forte censura.
Nel 1833 fu varato un programma fondato sul trinomio autocrazia, ortodossia, nazionalismo come principale guida del regime e del sistema politico.
La propaganda di questi principi non servirono per guadagnare allo Zar l'appoggio della popolazione russa e portarono alla repressione ed anche alla soppressione delle nazionalità non russe e delle religioni diverse da quella ufficiale.
L'enfasi sul tema del nazionalismo generò un dibattito interno tra Occidentalisti, che ritenevano la Russia arretrata e primitiva e chiedevano occidentalizzazione, e Pan-Slavisti, legati alle tradizioni autoctone e che volevano proteggere la Russia dalla cultura Occidentale.
In politica estera Nicola I si presentò come il protettore del legittimismo della Santa Alleanza.
Si offrì di reprimere ogni ribellione nel continente europeo accettando l'etichetta di "Gendarme dell'Europa".
Nel 1830, sulla scia dei moti francesi che portarono alla cacciata di Carlo X, i polacchi della Polonia Russa si ribellarono chiedendo l'indipendenza.
Nicola I stroncò la ribellione, abrogò la costituzione polacca e ridusse la Polonia stessa ad una provincia russa.
Nel 1848, quando tutta l'Europa era scossa da moti rivoluzionari, la Russia rappresentò la prima linea della reazione.
Nel 1849 Nicola I intervenne in aiuto degli Asburgo e collaborò nella repressione della rivolta in Ungheria, e spronò anche la Prussia a non accettare una costituzione di tipo liberale.
Aiutando le forze conservatrici contro lo spettro della rivoluzione Nicola I cercò di estendere la sua influenza in Europa.
Forte per questo motivo, credendo di avere l'appoggio diplomatico del Regno Unito, Nicola I provocò gli Ottomani che dichiararono guerra alla Russia nel 1853.
Temendo gli effetti di una sconfitta dei Turchi da parte della Russia, nel 1854 Gran Bretagna e Francia entrarono nel conflitto come alleati dell'Impero Ottomano, in quella che verrà chiamata Guerra di Crimea.
Anche il Regno di Sardegna si unì all'impresa, considerandola un buon trampolino di lancio per entrare a far parte del gioco politico europeo.
L'Impero austriaco offrì alla Turchia appoggio diplomatico e la Prussia scelse di rimanere neutrale, lasciando così la Russia priva di alleati.
Gli alleati europei sbarcarono in Crimea e posero sotto assedio la ben fortificata base russa di Sebastopoli che, dopo un anno di assedio, cadde mettendo in luce le carenze militari della Russia.
La Prussia a continua a reprimere il liberalismo e prosegue con le riforme dall'alto.
Ulteriori tentativi di migliorare la Confederazione iniziarono con la fondazione dell'unione doganale nel 1818 che oltre ad abolire i dazi tra gli Stati prussiani decide di adottare un protezionismo moderato con l'obiettivo di facilitare l'importazione di manufatti a basso costo britannici.
Sarà la base di partenza per la Zollverein del 1834.
L'unione doganale aprì un mercato comune e pose fine alle tariffe locali tra stati.
Standardizzò inoltre pesi, misure e valute all'interno degli stati membri (ad esclusione dell'Austria), formando le basi di un'economia proto-nazionale.
Nel 1842 la Zollverein includeva la maggior parte degli Stati tedeschi. Nei venti anni successivi la produzione delle fonderie tedesche quadruplicò.
La produzione di carbone crebbe anch'essa rapidamente.
Come risultato gli industriali tedeschi, specialmente la Krupp, svilupparono diverse innovazioni nella tecnologia degli armamenti.
La sicurezza della Germania venne notevolmente aumentata, lasciando lo stato prussiano e l'aristocrazia terriera al sicuro dalle minacce esterne.
Di fatto, sviluppando una forte base industriale, lo stato prussiano rafforzò la classe media e il movimento nazionalista perché l'integrazione economica, aumentò la coscienza nazionale dei tedeschi e l’esigenza di unità politica, indebolendo il dominio austriaco della Confederazione.
Negli anni seguenti, gli altri stati tedeschi iniziarono a guardare alla Prussia, e non all'Austria, come alla loro guida, dividendosi in due gruppi.
Da una parte quelli che vedevano l'unificazione nazionale senza l'Austria, secondo l'ipotesi piccolo-tedesca, e dall'altra coloro che volevano anche l'integrazione dell'Austria nella nazione tedesca, secondo l'ipotesi grande-tedesca.
Il 1848 rappresenta un anno di svolta perché le rivoluzioni e le insurrezioni che lo hanno caratterizzato hanno toccato quasi tutta l’Europa, ad esclusione dell’Inghilterra, dove i problemi del resto dell’Europa erano meno sentiti perché si trattava di un regime liberale, così come della Russia esclusa dai fermenti politici europei per la sua arretratezza.
Ma in Inghilterra si affacciavano con forza i problemi sociali legati allo sviluppo dell’industria e della classe operaia e negli anni quaranta cominciano ad avanzare, attraverso il movimento cartista, le prime richieste di suffragio universale e di maggior e partecipazione diretta alla politica.
Il ’48 in Europa comincia, ancora una volta, a Parigi dove viene proclamata la seconda repubblica.
La rivoluzione partiva dalla chiusura del regno di Luigi Filippo d’Orleans che era diventato sempre più repressivo.
Ma la Francia si divide tra moderati e socialisti creando ulteriori lotte interne che verranno represse con la forza.
Le elezioni per la presidenza della repubblica daranno a sorpresa come vincitore Luigi Napoleone Bonaparte che era il candidato della destra.
Subito dopo Parigi entra in crisi l’Impero austriaco dove le insurrezioni si scatenano a partire dalla Germania per estendersi a Vienna e in Ungheria,coinvolgendo anche Milano e Venezia.
Data la situazione politica Metternich, primo ministro già dal congresso di Vienna, è costretto a dimettersi.
Le richieste erano diverse da regione a regione.
In Italia la richiesta era quella dell’indipendenza così come a Budapest, in Ungheria, dove le diverse etnie che componevano la nazione finirono per scontrarsi tra loro così da favorire l’intervento austriaco.
In Germania la situazione era più complessa perché l’Austria aveva la presidenza della confederazione germanica ma la Prussia era lo stato tedesco a cui guardavano le altre regioni e gli stessi sostenitori dell’unità nazionale.
In Prussia Federico Guglielmo IV, sotto la spinta popolare, aveva concesso la costituzione, così come altri stati tedeschi.
In effetti c’erano due ipotesi per l’unificazione: quella piccolo tedesca che voleva una nazione tedesca senza l’Austria e quella grande tedesca che prevedeva l’inclusione della stessa Austria.
L’ipotesi piccolo tedesca aveva il sostegno del parlamento di Francoforte che rappresentava gli stati della confederazione e voleva essere una sorta di assemblea nazionale.
Il parlamento offrì la corona della Germania al re di Prussia che rifiutò l’offerta e represse i liberali per paura delle ritorsioni austriache.