Con il termine di "presocratici" vengono indicati i filosofi greci vissuti prima di Socrate e operanti nell'arco di tempo che va all'incirca dalla metà del VII secolo alla metà del V. Si è soliti tuttavia comprendere tra i presocratici anche pensatori contemporanei a Socrate, come molti dei sofisti, e addirittura anche più giovani di lui, come Democrito. La denominazione non ha dunque un carattere puramente cronologico, ma anche concettuale, in quanto indica sia i filosofi precedenti il socratismo, sia quei pensatori che non fecero propria l'impostazione radicalmente innovatrice che il pensatore ateniese diede alla filosofia.
La chiarificazione del termine costituisce una discussa questione storiografica. Che cosa significa presocratici?
A parere di molti studiosi, esso denota un insieme di pensa tori molto eterogeneo al proprio interno, ma accomunati dal fatto di indagare il problema della natura (physis), a differenza di Socrate che studierà soprattutto l'uomo.
In realtà, come la critica più recente ha messo in luce, il tema dell'uomo è presente anche nella riflessione dei primi filosofi, specialmente in Eraclito. Inoltre, già prima di Socrate, con i sofisti, l'interesse della filosofia si era spostato esplicitamente dal mondo naturale a quello umano e sociale, giungendo a risultati che costituiranno il retroterra immediato della filosofia socratica.
Senza sottovalutare la radicale novità costituita - come vedremo - dal pensiero di Socrate, è necessario dunque tenere presente i numerosi legami che la filosofia di Socrate, e poi nel IV secolo quelle di Platone e di Aristotele, mantengono con i filosofi delle origini.
I presocratici non sono da intendere come un gruppo omogeneo di pensatori. Essi si dividono in scuole e tendenze. Da un punto di vista geografico, essi fioriscono, in un primo tempo, nelle colonie greche della Jonia, in Asia minore (Talete, Anassimandro e Anassimene a Mileto, Eraclito a Efeso) e, successivamente, nelle colonie italiche della Magna Grecia (Pitagora a Crotone, Parmenide e Zenone a Elea, Empedocle ad Agrigento). Con Anassagora e i suoi seguaci, la filosofia giunge, nell'età periclea, ad Atene, città destinata a diventare la sede eccellente del- la filosofia greca.
Tra l'età di Omero (IX-VIII sec.) e l'età di Socrate (seconda metà del V sec.), all'interno della cultura greca si sviluppa un originale movimento di pensiero, che pone come oggetto di studio e di indagine la natura, in greco physis. Aristotele chiama questi pensatori "fisici" o "fisiologi", cioè studiosi della natura o "naturalisti". Con essi si è soliti dare inizio alla filosofia.
Il termine italiano "natura" designa l'insieme delle cose e degli esseri esistenti nell'universo. Esso deriva dalla radice latina gna (in greco gen), che significa "generazione", da cui il verbo latino nasci, "nascere". Analogamente, la parola greca physis appartiene alla radice phyo, "genero", "cresco". Il termine "natura" (physis) indica dunque la totalità delle cose che esistono, che nascono, che vivono, che muoiono. Physis, in questo significato, è il mondo delle cose del cielo e della terra, che si offre al nostro sguardo ed è oggetto della nostra esperienza quotidiana.
Elementi (stoichèia) della physis sono le sue parti semplici, non riducibili ad altro, e di cui tutto si compone. Per il pensiero antico, essi sono l'aria, l'acqua, la terra, il fuoco. Da questi elementi fondamentali hanno origine le cose: gli animali, le piante, il sole, le stelle, l'uomo stesso. Physis non ha infatti, per i primi filosofi, il significato di "natura contrapposta all'uomo". Le "cose" includono dunque anche gli uomini e ciò che essi producono.
La natura non è costituita da cose isolate, separate le une dalle altre. Al contrario, queste ultime esistono in natura solo in quanto sono governate da "leggi" e rette da un "ordine", in quanto manifestano cioè un principio di esistenza ordinato e unitario.
Esse hanno in sé, in altre parole, un principio costitutiuo che ne stabilisce l'ordine c le leggi. Conoscere la natura significa dunque conoscere le cose, in quanto connesse le une alle altre, governate da leggi e rette da un principio unitario. Ogni cosa si costituisce in base a un principio. La parola physis, nel suo significato originario, indica anche tale principio, designa cioè quella realtà prima e fondamentale che costituisce la spiegazione di tutte le cose. Rimane traccia di questo originario significato del termine per esempio quando diciamo che gli esseri si comportano secondo la loro natura. Natura di una cosa è ciò che è proprio di essa e la fa essere quello che è e non una cosa diversa. La physis non viene in questo caso identificata con le cose stesse, ma da queste si risale al principio per cui ognuna è quello che è. Si parla di natura in questa accezione quando si dice: "la natura dell'uomo", oppure "la natura degli animali". L'accento è sul principio che determina e qualifica il modo d'essere e di svilupparsi di una cosa o, detto più semplicemente, da cui una cosa deriva e da cui viene determinata per quello che essa è. Le due accezioni del termine natura, inteso come totalità degli esseri e come principio costitutivo di ciascuna cosa, sono evidentemente collegate e finiscono spesso, anche nel nostro linguaggio comune, per sovrapporsi.
La filosofia comincia dunque quando il pensiero umano inizia a interrogarsi sulla natura delle cose, cioè sul loro principio di vita e di movimento.
Che cosa sono le cose? qual è la loro origine? A queste domande cercano di fornire una risposta i primi filosofi (Talete, Anassimandro, Anassimene, i pitagorici, Eraclito) non più, come faceva il pensiero mitico, raccontando in forma poetica la nascita del mondo, ma ricercando un principio razionale interno alla natura e causa delle sue trasformazioni.
Si afferma così un atteggiamento nuovo, che oggi chiameremmo "scientifico", interessato a "spiegare" i fenomeni naturali e a "conoscere" il principio che sta dietro a essi. Il problema dominante dei primi filosofi diventa in questo modo quello del principio (in greco archè) di tutte le cose.
È in particolare Aristotele a presentare i filosofi del VI secolo come coloro che per primi studiarono la natura, tentando di individuarne l'archè. Da Aristotele in poi, è ormai diventato un luogo comune far iniziare la filosofia con tale problema.
Il termine greco archè designa il principio, l'origine di tutto ciò che esiste. La parola, che viene dal verbo greco archein, "essere il primo", "essere il capo", significa anche "dominio", "sovranità". Archè indica dunque sia ciò che viene prima per importanza, sia ciò che viene prima nell'ordine del tempo. I primi filosofi non giunsero probabilmente a distinguere tra questi diversi significati. Nel tentativo di spiegare l'origine del mondo e la sua legge di sviluppo, essi scelsero all'interno della realtà quegli elementi che ritenevano più importanti, in base al campo di esperienze e di osservazioni che era loro possibile.
La natura appariva composta da una molteplicità di fenomeni in continuo cambiamento. La filosofia reperiva, al suo interno, uno o pochi elementi ritenuti il fondamento di tutte le cose e di cui tutte apparivano costituite. E possibile tuttavia individuare, all'interno di questa ricerca, almeno tre domande, che influenzarono tutta la filosofia posteriore:
1) qual è l'origine di tutte le cose?
2) esiste qualcosa che permane identico e stabile nel loro mutare e variare?
3) qual è il principio in grado di fornire una spiegazione unitaria dei molteplici fenomeni presenti in natura? che cosa c'è di uguale, in altre parole, in ognuna delle cose differenti esistenti nel mondo?
Con il termine di "presocratici" vengono indicati i filosofi greci vissuti prima di Socrate e operanti nell'arco di tempo che va all'incirca dalla metà del VII secolo alla metà del V. Si è soliti tuttavia comprendere tra i presocratici anche pensatori contemporanei a Socrate, come molti dei sofisti, e addirittura anche più giovani di lui, come Democrito. La denominazione non ha dunque un carattere puramente cronologico, ma anche concettuale, in quanto indica sia i filosofi precedenti il socratismo, sia quei pensatori che non fecero propria l'impostazione radicalmente innovatrice che il pensatore ateniese diede alla filosofia.
La chiarificazione del termine costituisce una discussa questione storiografica. Che cosa significa presocratici?
A parere di molti studiosi, esso denota un insieme di pensa tori molto eterogeneo al proprio interno, ma accomunati dal fatto di indagare il problema della natura (physis), a differenza di Socrate che studierà soprattutto l'uomo.
In realtà, come la critica più recente ha messo in luce, il tema dell'uomo è presente anche nella riflessione dei primi filosofi, specialmente in Eraclito. Inoltre, già prima di Socrate, con i sofisti, l'interesse della filosofia si era spostato esplicitamente dal mondo naturale a quello umano e sociale, giungendo a risultati che costituiranno il retroterra immediato della filosofia socratica.
Senza sottovalutare la radicale novità costituita - come vedremo - dal pensiero di Socrate, è necessario dunque tenere presente i numerosi legami che la filosofia di Socrate, e poi nel IV secolo quelle di Platone e di Aristotele, mantengono con i filosofi delle origini.
I presocratici non sono da intendere come un gruppo omogeneo di pensatori. Essi si dividono in scuole e tendenze. Da un punto di vista geografico, essi fioriscono, in un primo tempo, nelle colonie greche della Jonia, in Asia minore (Talete, Anassimandro e Anassimene a Mileto, Eraclito a Efeso) e, successivamente, nelle colonie italiche della Magna Grecia (Pitagora a Crotone, Parmenide e Zenone a Elea, Empedocle ad Agrigento). Con Anassagora e i suoi seguaci, la filosofia giunge, nell'età periclea, ad Atene, città destinata a diventare la sede eccellente del- la filosofia greca.
Tra l'età di Omero (IX-VIII sec.) e l'età di Socrate (seconda metà del V sec.), all'interno della cultura greca si sviluppa un originale movimento di pensiero, che pone come oggetto di studio e di indagine la natura, in greco physis. Aristotele chiama questi pensatori "fisici" o "fisiologi", cioè studiosi della natura o "naturalisti". Con essi si è soliti dare inizio alla filosofia.
Il termine italiano "natura" designa l'insieme delle cose e degli esseri esistenti nell'universo. Esso deriva dalla radice latina gna (in greco gen), che significa "generazione", da cui il verbo latino nasci, "nascere". Analogamente, la parola greca physis appartiene alla radice phyo, "genero", "cresco". Il termine "natura" (physis) indica dunque la totalità delle cose che esistono, che nascono, che vivono, che muoiono. Physis, in questo significato, è il mondo delle cose del cielo e della terra, che si offre al nostro sguardo ed è oggetto della nostra esperienza quotidiana.
Elementi (stoichèia) della physis sono le sue parti semplici, non riducibili ad altro, e di cui tutto si compone. Per il pensiero antico, essi sono l'aria, l'acqua, la terra, il fuoco. Da questi elementi fondamentali hanno origine le cose: gli animali, le piante, il sole, le stelle, l'uomo stesso. Physis non ha infatti, per i primi filosofi, il significato di "natura contrapposta all'uomo". Le "cose" includono dunque anche gli uomini e ciò che essi producono.
La natura non è costituita da cose isolate, separate le une dalle altre. Al contrario, queste ultime esistono in natura solo in quanto sono governate da "leggi" e rette da un "ordine", in quanto manifestano cioè un principio di esistenza ordinato e unitario.
Esse hanno in sé, in altre parole, un principio costitutiuo che ne stabilisce l'ordine c le leggi. Conoscere la natura significa dunque conoscere le cose, in quanto connesse le une alle altre, governate da leggi e rette da un principio unitario. Ogni cosa si costituisce in base a un principio. La parola physis, nel suo significato originario, indica anche tale principio, designa cioè quella realtà prima e fondamentale che costituisce la spiegazione di tutte le cose. Rimane traccia di questo originario significato del termine per esempio quando diciamo che gli esseri si comportano secondo la loro natura. Natura di una cosa è ciò che è proprio di essa e la fa essere quello che è e non una cosa diversa. La physis non viene in questo caso identificata con le cose stesse, ma da queste si risale al principio per cui ognuna è quello che è. Si parla di natura in questa accezione quando si dice: "la natura dell'uomo", oppure "la natura degli animali". L'accento è sul principio che determina e qualifica il modo d'essere e di svilupparsi di una cosa o, detto più semplicemente, da cui una cosa deriva e da cui viene determinata per quello che essa è. Le due accezioni del termine natura, inteso come totalità degli esseri e come principio costitutivo di ciascuna cosa, sono evidentemente collegate e finiscono spesso, anche nel nostro linguaggio comune, per sovrapporsi.
La filosofia comincia dunque quando il pensiero umano inizia a interrogarsi sulla natura delle cose, cioè sul loro principio di vita e di movimento.
Che cosa sono le cose? qual è la loro origine? A queste domande cercano di fornire una risposta i primi filosofi (Talete, Anassimandro, Anassimene, i pitagorici, Eraclito) non più, come faceva il pensiero mitico, raccontando in forma poetica la nascita del mondo, ma ricercando un principio razionale interno alla natura e causa delle sue trasformazioni.
Si afferma così un atteggiamento nuovo, che oggi chiameremmo "scientifico", interessato a "spiegare" i fenomeni naturali e a "conoscere" il principio che sta dietro a essi. Il problema dominante dei primi filosofi diventa in questo modo quello del principio (in greco archè) di tutte le cose.
È in particolare Aristotele a presentare i filosofi del VI secolo come coloro che per primi studiarono la natura, tentando di individuarne l'archè. Da Aristotele in poi, è ormai diventato un luogo comune far iniziare la filosofia con tale problema.
Il termine greco archè designa il principio, l'origine di tutto ciò che esiste. La parola, che viene dal verbo greco archein, "essere il primo", "essere il capo", significa anche "dominio", "sovranità". Archè indica dunque sia ciò che viene prima per importanza, sia ciò che viene prima nell'ordine del tempo. I primi filosofi non giunsero probabilmente a distinguere tra questi diversi significati. Nel tentativo di spiegare l'origine del mondo e la sua legge di sviluppo, essi scelsero all'interno della realtà quegli elementi che ritenevano più importanti, in base al campo di esperienze e di osservazioni che era loro possibile.
La natura appariva composta da una molteplicità di fenomeni in continuo cambiamento. La filosofia reperiva, al suo interno, uno o pochi elementi ritenuti il fondamento di tutte le cose e di cui tutte apparivano costituite. E possibile tuttavia individuare, all'interno di questa ricerca, almeno tre domande, che influenzarono tutta la filosofia posteriore:
1) qual è l'origine di tutte le cose?
2) esiste qualcosa che permane identico e stabile nel loro mutare e variare?
3) qual è il principio in grado di fornire una spiegazione unitaria dei molteplici fenomeni presenti in natura? che cosa c'è di uguale, in altre parole, in ognuna delle cose differenti esistenti nel mondo?