Nato a Sovana nel 1015/20 da una famiglia modesta, nel 1054 il monaco Ildebrando fu fatto da Leone IX suddiacono e legato in Gallia dove combatté con accanimento la simonia e il concubinato, poi fu inviato in Germania (1057-58) da Stefano IX. Appoggiò l’elezione di Niccolò II che lo fece arcidiacono, quindi quella di Alessandro II sotto il quale ricoprì importanti incarichi. A questo periodo risalgono gli incoraggiamenti da lui dati a Guglielmo il Conquistatore per la spedizione in Inghilterra del 1066. Eletto papa per acclamazione dal popolo durante i funerali di Alessandro II (1073), affermò subito la priorità del papato sui sovrani della terra nel Dictatus papae e col concilio del 1075 vietò ai vescovi di ricevere l’investitura dall’autorità civile, suscitando la reazione dell’imperatore Enrico IV che, convocata la dieta di Worms, lo dichiarò deposto (1076). Gregorio scomunicò allora Enrico e lo perdonò solo dopo averlo umiliato a Canossa (1078). In seguito a una seconda offensiva di Enrico IV, Roma subì per tre anni l’assedio (1081-84) e quando la città cadde, Gregorio si rifugiò in Castel Sant’Angelo da cui lo liberò Roberto il Guiscardo che lo portò con sé a Salerno dove morì nel 1085.
Nato a Gavignano nel 1160, Lotario dei conti di Segni studiò teologia a Parigi e seguì a Bologna gli studi di diritto. Suddiacono nel 1187, fu fatto cardinale nel 1190 da papa Clemente III ed eletto senza contrasti pontefice nel 1198 col nome di Innocenzo III. Appena salito al soglio dovette occuparsi della grave questione della successione imperiale di Enrico VI, morto prematuramente nel 1197. Dapprima Innocenzo riconobbe e incoronò imperatore Ottone IV (1209), ma quando questi invase il Patrimonio di San Pietro e il regno di Sicilia proclamandolo terra dell’impero, questi lo scomunicò e lo dichiarò deposto Con l’appoggio di Filippo Augusto di Francia ottenne che la corona di Germania venisse offerta al suo pupillo Federico re di Sicilia (1212), poi imperatore Federico II (1215). Non meno importante fu l’opera di Innocenzo III di fronte alle altre questioni che implicavano l’alta responsabilità del papato: la lotta contro l'islamismo e la difesa della fede contro le eresie. Favorì quindi in Spagna la Reconquista, mentre contro i musulmani d’Oriente bandì la quarta crociata, che però non ebbe i risultati che egli si era preposti. Una crociata fu da lui indirizzata dal 1208 anche contro gli Albigesi della Provenza che furono annientati. Ma soprattutto Innocenzo III si preoccupò della riforma morale e disciplinare della Chiesa e mirò a rafforzare l’autorità pontificia in tutti i campi e su tutto il mondo cattolico. Morì a Perugia nel 1216 mentre si recava ad arbitrare dei dissensi tra Pisa e Genova e ad accelerare i preparativi per una nuova crociata.
Benedetto Caetani, della stirpe baronale di Anagni, nacque ad Anagni attorno al 1235; versatissimo nel diritto canonico, nel 1281 fu fatto cardinale da Martino V Colonna e andò legato in Sicilia e in Portogallo. Nel 1294, alla rinuncia di Celestino V, fu eletto papa e prese il nome di Bonifacio VIII. Per stroncare ogni opposizione imprigionò in un castello il predecessore dimissionario e perseguitò con accanimento gli spirituali, tra cui il poeta umbro Jacopone da Todi; poi attaccò i Colonna che degli spirituali si servivano per contendergli il predominio sulla Santa Sede. Mediatore nella guerra del Vespro, propose agli Aragonesi di restituire la Sicilia agli Angioini e di rifarsi, a spese di Pisa ghibellina, con la Sardegna, su cui il pontefice vantava diritti feudali di sovranità. Il compromesso non ebbe effetto, ma gli Aragonesi, che avevano comunque ottenuto l’investitura, si impossessarono della Sardegna nel 1323 causando lo sfacelo politico di Pisa. Anche la Firenze dei guelfi Bianchi fu vittima della politica di Bonifacio VIII quando il papa fece prevalere, negli ultimi scorci del 1301, la fazione dei loro avversari, i guelfi Neri. Il successo del giubileo da lui indetto nel 1300, che vide masse di pellegrini fare atto di sottomissione al papato, gli consentì di misurare la propria forza che impiegò, a partire dal 1301, nell’aspro conflitto con Filippo IV il Bello re Francia. L’umiliazione subita nel 1303 ad Anagni di fronte a Guglielmo di Nogaret, inviato di Filippo IV il Bello, che simbolicamente lo schiaffeggiò coincise, di lì a poco, con la fine della sua vita e con la fine delle ambizioni temporali del papato medievale.