Una leggenda greca narra che Europa era la figlia del re Agenore. Innamorato di lei, Zeus si trasforma in un toro bianco e quando Europa sale sulla groppa si lancia in mare portandola con sè fino a Creta. Così Europa, nell'innocenza del suo gioco con Zeus, subì la sua violenza. Dalla dea Afrodite ebbe l'annuncio che il suo nome sarebbe stato dato ad una parte del mondo e, infatti, i greci cominciarono a dare il nome di Europa ai territori situati oltre Creta.
L’Europa non è una semplice espressione geografica ma un complesso di popoli che nello sviluppo storico della civiltà occidentale è andato precisando connotazioni e identità. Ogni popolo dell’Europa racconta una storia particolare ma anche una storia collettiva fatta di lotte e assimilazioni di gruppi, di scontri e successive pacifiche relazioni culturali e commerciali che hanno cementato e approfondito l’identità comune.
Questo significa che il concetto dell’Europa non può essere considerato superficialmente come la somma dei popoli in esso presenti e non può sparire in una storia mondiale dei popoli. Il carattere che contraddistingue la storia europea rispetto alle altre grandi aree è il fatto di essere una storia di popoli differenti. Anche se Cina o India non sempre hanno avuto un’omogeneità politica, non hanno mai sviluppato una realtà paragonabile alle nazioni europee. Si può definire la storia dell’Europa come fatta per inclusioni successive di popoli o attraverso la conquista da parte di realtà più sviluppate o attraverso la ricerca di un maggiore benessere da parte di popoli più poveri rispetto a nazioni più civili e più ricche. Ma il principio unificatore dell’Europa è dato dal susseguirsi tra lo sviluppo dell’unità, plasmata dall’Impero romano, e le successive frammentazioni. La nascita delle nazioni avviene sotto la spinta dei popoli immigrati nell’Impero che creano i regni romano barbarici. Da qui prende piede la ripresa imperiale carolingia. Una ripresa che oscilla tra la nascita delle monarchie medievali e il tentativo imperiale germanico.
Questo processo di concentrazione e frammentazione si sviluppa nella linea da sud a nord, dal Mediterraneo all’Europa continentale. Ma nella crescita delle nazioni e dell’Europa dei popoli c’è anche una linea che da Occidente va verso la nascita delle nazioni dell’Europa orientale. Il disegno dell’Europa dei popoli si configura come un processo di espansione e di concentrazione. Questo ha causato anche le guerre combattute in Europa, sino alle due guerre mondiali del novecento. Ma la linea assimilatrice e unificatrice, che guarda all’unità dei popoli europei, ha percorso con alterne vicende tutta la sua storia dalle origini romane all’attuale concretizzazione nell’Unione Europea.
Dal 2000 a.C. l'isola di Creta, divisa in quattro zone distinte per popolazione, usi e religione, deteneva il controllo di tutto il commercio del Mediterraneo, attraverso la costruzione di molti centri, privi di mura difensive, in varie località. Verso il 1800 a.C. nascono i grandi palazzi di Cnosso, Festo e Mallia. Il palazzo era il cuore della città: al suo interno, oltre all'abitazione del re e dei suoi familiari, c’erano zone destinate alle attività politiche, altre alle cerimonie religiose e altre ancora destinate a giochi e spettacoli.
Attorno al 1700 a.C. questa fase si interrompe. Dopo questa prima distruzione i palazzi vennero ricostruiti. In questo periodo il palazzo di Cnosso ebbe un predominio sugli altri.La fine di questa fase fu meno tragica di quella precedente. Attorno al 1400 a.C., infatti, Creta fu conquistata dai micenei che si insediarono nei suoi palazzi. I Micenei erano un popolo guerriero d'origine indoeuropea, gli achei, che cominciò a estendere il proprio dominio sulla penisola greca a partire dal secondo millennio a.C. La loro economia era fondata sull'agricoltura e sull'allevamento.
All'interno della società, re, nobili e guerrieri esercitavano il dominio su agricoltori, artigiani e pastori. L'episodio più importante dall'espansione micenea fu la conquista di Troia. Verso l'anno 1000 a.C., la civiltà micenea fu conquistata dai dorici. Dotati di armi di ferro sconosciute agli achei, i dorici si assimilano alla popolazione sottomessa e la loro lingua diventa comune a tutta la regione.
Essendo prevalentemente montuosa la Grecia ha favorito la nascita di città-stato chiamate polis, governate da un re e da un consiglio di anziani appartenenti all'aristocrazia militare. I contadini erano obbligati a pagare un tributo in natura; se il raccolto non era sufficiente divenivano servi o erano venduti come schiavi insieme alla loro famiglia. Nonostante le differenze sociali esistenti, i greci elaborarono una concezione originale dell'essere umano come individuo che è parte di una polis. Secondo questa concezione tutti i cittadini liberi erano sottomesi alle stesse norme giuridiche. Anche se le polis si allearono e si combatterono tra loro per un certo periodo, i greci si sentivano un’unica nazione in virtù degli elementi unificatori come i giochi olimpici, la religione e la lingua.
Nell’ottavo secolo a.C., la maggior parte delle polis entrò in crisi, sia per la debolezza del potere monarchico (sostituito da magistrati scelti tra la nobiltà), sia per la scarsità di terre fertili sia per la crescita demografica. La crisi diede l'impulso ai Greci per la colonizzazione del Mediterraneo. Intorno all'anno 760 a.C., fondarono delle colonie nel golfo di Napoli e in Sicilia. Frenati dai Fenici e dagli Etruschi, i Greci non riuscirono mai a dominare né l'intera Sicilia né il sud dell'Italia. Tuttavia la loro influenza culturale segnò profondamente l'evoluzione successiva delle popolazioni della penisola italiana. A partire dalla colonizzazione, la struttura sociale e politica delle polis si trasformò.
I commercianti, arricchiti dall'espansione marittima chiedevano, insieme ai contadini, di partecipare al governo. Tra il VII e il VI secolo a.C. Atene, una delle città più importanti, iniziò una progressiva democratizzazione. Nel 594 a.C. la riforma di Solone istituì la legge scritta, un tribunale di giustizia e un'assemblea legislativa di 400 rappresentanti eletti, secondo il loro patrimonio. Invece Sparta, altra grande polis, costruì un rigido stato oligarchico. La società spartana fu completamente militarizzata a causa dell'importanza dell'esercito per l'espansione territoriale della città. Nell'anno 540 a.C. i persiani iniziarono ad avanzare in Asia Minore e conquistarono alcune città greche. La ribellione di queste città, sostenute prima da Atene e poi da Sparta, diede luogo alle guerre persiane che culminarono nella sconfitta della Persia nel 499 a.C. Con queste guerre, attraverso la Lega di Delo, Atene esercitò la sua influenza politica ed economica sulle altre polis, procedendo a ulteriori cambiamenti interni.
Dopo una ripresa oligarchica, nel 508 a.C., Clistene portò a 500 i membri dell'Assemblea della polis aperta a tutti i cittadini liberi. Dato l’esiguo numero di cittadini rispetto all’elevato numero di schiavi, Atene fu definita una democrazia schiavista. Siglata nel 446 a.C. la Pace dei Trent’anni con Sparta, Pericle, durante il suo governo, vide diventare Atene il principale centro commerciale, politico e culturale della Grecia.
In questo secolo ad Atene si affermano filosofi, drammaturghi e scultori che sono alla base della civiltà occidentale, così come le teorie scientifiche e matematiche. Nella seconda metà del IV secolo a.C., il logorio delle guerre del Peloponneso tra Sparta e Atene permise ai macedoni di Filippo II di conquistare la Grecia. Il figlio Alessandro Magno, in undici anni, creò un impero che dal mondo greco si estendeva sino all’Egitto, alla Mesopotamia e all’India. Questo impero promosse la fusione della cultura greca con quella dei popoli conquistati, dando origine al periodo conosciuto con il nome di ellenismo. Alla morte di Alessandro Magno l'impero macedone si divise nei vari regni ellenistici, mentre successive guerre e ribellioni provocarono la decadenza greca e facilitarono l'avanzata dei romani. Dopo varie guerre di conquista i romani stabilirono il proprio dominio sulla Grecia istituendo la provincia di Macedonia nel 146 a.C.
Secondo le conoscenze storiche, nei secoli IX e VIII a. C. , gli antichi insediamenti sparsi sui colli romani, e specialmente attorno al Palatino, si fusero tra loro formando nel secolo VII la città di Roma. Secondo la tradizione, a Roma regnarono 7 re fino al 509; probabilmente furono di più e quelli ricordati sono solo i più importanti. I primi quattro avevano origine latino-sabina, gli ultimi tre etrusca. La presenza dei re etruschi segnala l’importanza di questo popolo nello sviluppo di Roma e dell’Italia antica.
Assieme a loro va rilevata la centralità della presenza greca in Magna Graecia (pronuncia: grecia), particolarmente in Campania, dove le vicine colonie etrusche e greche creano una rete commerciale e culturale fondamentale.
La svolta nello sviluppo è data appunto dalla comparsa delle città come Roma. La monarchia romana non era ereditaria; il sovrano era anche sommo sacerdote, comandante dell'esercito e giudice supremo del popolo. Governava con l’ausilio dell’aristocrazia, i patrizi, rappresentati dal senato e dai comizi curiati. Il senato era un organo consultivo composto da patrizi scelti dal re; doveva anche approvare o respingere le proposte di legge del re e le deliberazioni dei comizi curiati. Questi ultimi potevano riunirsi in assemblea, dichiarare la guerra, nominare il re, approvarne le proposte di legge e ratificare le condanne a morte. La sede delle riunioni era il Foro. L’ultimo re Tarquinio il superbo governò arbitrariamente con ogni tipo di sopruso favorendo la nascita del regime repubblicano. Nella Roma repubblicana le maggiori cariche erano elettive e venivano rinnovate periodicamente. C’erano almeno due magistrati per ogni carica.
I due consoli, che restavano in carica un anno, comandavano l'esercito, convocavano sia il senato sia i comizi e giudicavano i reati più gravi. Il senato diventa l'organo più importante mentre i comizi curiati conservano compiti formali, sostituiti nell’elezione di consoli e magistrati dai comizi centuriati, a maggioranza plebea. La novità è dunque la partecipazione della plebe, la classe sociale inferiore, prima esclusa dall'accesso alle magistrature e dal matrimonio con i patrizi. Nel 367 a.C., ottennero l'accesso al consolato e nel 287 a.C., il riconoscimento giuridico delle assemblee della plebe i cui plebisciti, le deliberazioni, erano vincolanti per tutto il popolo.
La res publica, la politica, sembra appannaggio di tutta la popolazione ma in realtà le lotte dei plebei hanno allargato una classe privilegiata che nel tempo controllerà, tramite i censori, l’accesso alle cariche pubbliche sacerdotali, civili e militari. L’organizzazione interna è garantita dalla difesa militare che può contare sulla mobilitazione dei cittadini tra i 17 e i 60 anni. In realtà questo avvia anche una forte politica di espansione che inizialmente si concentra in Italia con la fondazione di colonie e la costruzione di strade.
La guerra sociale - dal latino socius alleato - fra Roma e le città italiane, fino ad allora alleate, si conclude con la vittoria nell’88 a.C., dopo la concessione nell’89 della cittadinanza romana alle città fedeli. Questo porterà i cittadini romani a oltre un milione e per la prima volta unificherà la penisola italiana. Dopo le guerre puniche e la conquista della Grecia e dell'Oriente, la diffusione della cultura ellenistica manda in crisi i valori della tradizione repubblicana. I ricchi senatori cominciano a impossessarsi delle terre dello Stato. Le classi medie, soprattutto i piccoli agricoltori che costituivano il nerbo dell'esercito, si impoveriscono sempre più. Tiberio e Caio Gracco si fanno promotori di una riforma agraria, ma il loro tentativo fallisce nel sangue.
Dopo un decennio di pace comincia la dura lotta, tra Mario e Silla. Silla ha la meglio ma, restaurato il potere dei patrizi ed esautorato i tribuni della plebe, si ritira a vita privata. Dopo la morte di Silla, Pompeo, Crasso e Cesare si uniscono nel primo Triumvirato ripartendosi le cariche e opponendosi all'oligarchia senatoria. Ma lo scontro politico tra di loro arriva sino alla guerra civile. Morto Crasso, Cesare entra a Roma con l'esercito e Pompeo fugge in Epiro. Lo scontro di Farsalo, in Tessaglia, porta Cesare alla vittoria e al dominio incontrastato. Alla morte di Cesare, ucciso dai repubblicani Bruto e Cassio, si contendono il potere Antonio e Ottaviano che facevano parte con Lepido del secondo Triumvirato.
Con la vittoria di Ottaviano su Antonio ad Azio inizia la svolta imperiale, già inutilmente tentata da Cesare. Dal 27 a.C. Ottaviano Augusto governa pur senza detenere nessuna carica. Le istituzioni repubblicane perdono il potere effettivo a vantaggio dell'imperatore. Il disegno è stato realizzato grazie all’enorme consenso ottenuto con l’idea della restaurazione del passato morale e religioso di Roma. Incentrata sull’incontro tra il ricco urbanesimo e le periferie tribali, comincia la storia imperiale in un territorio immenso controllato da un personale amministrativo professionale e protetto da un esercito permanente. Con un sistema regolamentato di imposte e un sistema giuridico identico in tutte le province la pace romana garantisce profondi miglioramenti in tutto l’impero. Già con Ottaviano Augusto aumenta il numero dei cittadini romani e con Claudio si assiste ai primi senatori della Gallia, mentre con gli Antonini il senato si apre alla Spagna, alla Grecia e all’Oriente.
La classe degli Equites, i cavalieri, che garantiscono l’amministrazione dell’Impero, è reclutata tra i notabili delle varie province. Infine, nel 212 d.C. Caracalla, figlio di Settimio Severo, primo imperatore originario delle province, accorda la cittadinanza romana a tutti gli uomini liberi dell’impero. Ma già nel III secolo, le dimensioni stesse dell’impero ne metteranno in crisi l’organizzazione interna. Diocleziano istituisce la tetrarchia, con a capo due Augusti, gli imperatori, in occidente e in oriente e due Cesari loro coadiutori che risiedevano, rispettivamente, a Nicomedia e Sirmio in Oriente e a Milano e Treviri in Occidente. Roma perde il suo prestigio politico a favore di altre città. Alla morte di Teodosio I, la suddivisione tra Oriente e Occidente vede come capitali Ravenna e Costantinopoli. Ma questo sforzo, sotto la pressione sempre più forte dei barbari, sarà inutile e porterà alla fine dell’Impero occidentale, nel 476, con la deposizione di Romolo Augustolo.
Verso la metà del IV secolo la pressione delle tribù germaniche sui confini dell’Impero Romano era diventata molto forte, a causa dell’avanzata degli Unni provenienti dalla steppa. Le conseguenti invasioni si sono concluse, dopo il 476 d.C., con la formazione dei Regni romano-barbarici nelle ex province romane. In realtà la crisi dell’Impero ha origini interne e già da tempo si arruolavano nell’esercito Germani che ricevevano terre sottratte ai cittadini, oltre a somme di denaro annuali. Il regno barbarico non poggia sul concetto giuridico di individuo, come il mondo romano, o sulla partecipazione democratica, inaugurata dai Greci. La nozione di regno si identifica con la persona che esercita il potere e assicura la protezione militare dei sudditi in cambio della loro fedeltà. Questo è l’aspetto più fragile di questi regni che non riescono a creare un’organizzazione territoriale come i Romani. Ma quando sopravvivono, come i Visigoti in Spagna e, soprattutto, i Franchi nelle ex province galliche, il rapporto di fedeltà tra signore e vassallo dà origine al modello feudale.
La consacrazione del feudalesimo è data dalla rinascita imperiale tra i Franchi con Carlo Magno. Grazie a una serie di fortunate campagne militari allargò il regno fino a comprendere una vasta parte dell'Europa occidentale. La notte di Natale dell'800 papa Leone III lo incoronò imperatore, fondando l'Impero carolingio che si basava sul vincolo di fedeltà personale che legava i conti i marchesi e tutti i funzionari all’Imperatore. L’impero era considerato, secondo la mentalità germanica, come una proprietà privata del re da distribuire in eredità tra i figli.
Questo spiega la successiva divisione che nell'843, col trattato di Verdun, diede origine alle monarchie nazionali di Francia e Germania e, tra le due, la Lotaringia estesa tra i Paesi Bassi e l’Italia. In Germania la dinastia degli Ottoni tentò di far rivivere l’Impero ma il tentativo fallì. L’Impero germanico non riguardava la Francia e cercò inutilmente di conquistare le ricche città italiane diventate comuni e dotati di forti autonomie in virtù del potere economico e finanziario che esercitavano in Europa.
Questo porta anche all’inizio del particolarismo e della frammentazione politica dell’Italia che durerà sino al 1861.
Intanto le monarchie nazionali iniziarono un processo di autonomia dall’Imperatore. Nel 1066 in Inghilterra si stabilì una dinastia normanna sotto Guglielmo I il Conquistatore che tenne a freno i nobili con l’istituzione degli Sceriffi, dipendenti direttamente dal re, a capo delle contee. Anche in Francia la dinastia dei Capetingi, iniziata nel 987 con Ugo Capeto, cerca di limitare il poter dei nobili favorendo lo sviluppo della borghesia cittadina. Il prestigio della monarchia cresce grazie a Luigi IX ritenuto un re taumaturgo in grado di guarire gli ammalati. Una capacità riconosciuta anche ad altri sovrani Francesi e Inglesi.
Nel Medioevo la carica imperiale era elettiva ma in mancanza di norme certe l’elezione era spesso causa di conflitti. Solo nel 1356 Carlo IV con la Bolla d’oro fissa i sette grandi elettori, quattro laici e tre ecclesiastici, dell’Imperatore. Contemporaneamente, nelle monarchie nazionali si sviluppano le burocrazie e gli eserciti permanenti. Per poterli stipendiare i sovrani ricorrono alle tasse che dovevano essere approvate da assemblee formate dai sudditi. Inizialmente semplici assemblee locali, col tempo si trasformano in assemblee generali come le Cortes in Spagna, le Diete in Germania, i Parlamenti in Inghilterra e gli Stati Generali in Francia. In Inghilterra Giovanni Senza Terra nel 1215 concede la Magna Charta, una sorta di costituzione che comprendeva la concessione collettiva di alcuni diritti feudali. Successivamente con Enrico III, nel 1258, venne istituito un consiglio di controllo sull'amministrazione del regno che poi si trasformerà, nel 1340, nel parlamento inglese suddiviso in Camera dei Lords, composta dai grandi nobili, e Camera dei Comuni, formata dalla piccola nobiltà dal basso clero e dai rappresentanti delle città. In Francia, sconfitti gli Inglesi nella guerra dei cent’anni, il consolidamento monarchico avviene con la limitazione del potere feudale a vantaggio della borghesia che ottiene concessioni utili allo sviluppo delle manifatture e dei commerci.
Carlo VII, nel 1461, riuscì ad allargare la base territoriale del regno riconquistando la Borgogna. Anche la Spagna completa il suo sviluppo, nel 1469, col matrimonio tra Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia che unifica le corone ma senza una reale unificazione amministrativa e politica dei regni. Nel 1492 conquistarono Granada l’ultimo regno musulmano della penisola iberica e completarono la riconquista spagnola dall’Islam. Nell’Europa orientale, con Ivan III la Russia assume i tratti di una monarchia nazionale, grazie anche al carattere nazionale della chiesa ortodossa russa. Nel X secolo si forma anche una fragile monarchia cattolica nell’attuale Polonia. Nel XIV secolo si unì con la monarchia Lituana.
Anche l’Ungheria aveva una monarchia fragile che nel 1526 perse contro i Turchi a Mohàcs e fu costretta a cedere loro parte del suo territorio e a subirne l’influenza per circa 150 anni.
Nel XVI secolo la brillante polita dinastico-matrimoniale degli Asburgo portò a un’improvvisa concentrazione di potere nelle mani di Carlo, nipote dell’Imperatore Massimiliano I e figlio di Filippo il Bello e Giovanna di Spagna. Carlo, educato all’universalismo medievale, vede realizzarsi il suo sogno di un Impero dell’Europa cristiana quando da duca di Borgogna diventa re di Spagna e successivamente, alla morte di suo nonno Massimiliano I, anche Imperatore col nome di Carlo V. Ma il suo sogno si infrange davanti alle difficoltà di governare un territorio così vasto che andava dalle colonie americane spagnole all’Europa centrale.
Carlo V deve fare i conti con la Riforma protestante che sconvolge la Germania e tutta l’Europa centro settentrionale. Il suo sogno universalistico si infrange con la pace di Augusta nel 1555 quando i luterani ottengono la libertà di confessione religiosa. Subito dopo Carlo V abdica dividendo i suoi regni tra il figlio Filippo II che ottiene la Spagna con i suoi domini e il fratello Ferdinando I che ottiene il titolo imperiale. L’impero si confermerà in Germania e nei domini asburgici, Austria e Boemia, e punterà all’espansionismo verso i Balcani in lotta con l’Impero Ottomano. La storia dell’impero in epoca moderna sarà prevalentemente asburgica e austriaca. Nel ‘400 in Italia continua l’instabilità politica e la frammentazione degli ultimi secoli, divisa in diversi stati regionali in lotta tra loro che l’hanno resa teatro di scontro tra Francesi e Spagnoli per il suo controllo. Tra il 1714 e il 1720 il predominio sul Milanese il Napoletano e la Sicilia passerà dalla Spagna all’Impero austriaco così come nel 1739 il Granducato di Toscana. La Sardegna, annessa al Piemonte nel 1720, darà origine al Regno sardo-piemontese artefice nell’800 del processo di unificazione nazionale. In Europa la Riforma luterana si diffonde in Danimarca, Svezia e Norvegia, mentre nelle 17 province dei Paesi Bassi spagnoli si diffonde il calvinismo. La repressione spagnola contro i calvinisti provocò la rivolta delle province del nord, tra le quali la principale era l’Olanda, unite nella Lega di Utrecht. Nel 1579 ottennero l’indipendenza, mentre le province meridionali, Fiandre e Brabante, restarono spagnole. Soprattutto la guerra dei trent’anni nel ‘600 mostrò la forza e l’efficienza della Danimarca e della Svezia protestanti che combatterono contro l’Impero rispettivamente nella seconda e nella terza fase della guerra, mostrando l’alto grado di sviluppo raggiunto. In Inghilterra il ‘600 è contrassegnato dalla rivoluzione che porterà alla fine della monarchia assoluta e alla definitiva affermazione del parlamento con la nascita della monarchia parlamentare liberale. Anche la Svezia, durante il regno di Carlo XII, si avvia all’Età della libertà, a partire dal 1709, con lo sviluppo di un regime costituzionale e parlamentare. Nel 1701, nell’Impero, la Prussia ottiene il titolo di regno e comincia lo sviluppo che nell’800 porterà al processo di unificazione nazionale tedesca e alla fine della supremazia asburgica sulla Germania. Con la rivoluzione francese si assiste a un rinnovamento dei principi della convivenza civile. La dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino e l’abrogazione dei privilegi feudali troveranno applicazione nei Codici napoleonici e sotto questa forma influenzeranno tutte le nazioni sottomesse all’Impero napoleonico.
Il congresso di Vienna segna la ripresa del tradizionalismo dopo la forte ondata liberale seguita alla rivoluzione francese. A fare le spese della diplomazia europea sono alcune nazioni. L’Olanda il Belgio e il Lussemburgo vengono accorpati per creare uno stato più forte ai confini con la Francia. Viene rafforzata la Prussia e l’Austria ottiene il Veneto che unisce alla Lombardia controllando di fatto l’intera penisola. Ma la diplomazia non ha tenuto conto della ripresa culturale dell’idea di nazione che guiderà gli sviluppi successivi, a partire dai moti del ’20 nati in Spagna e nel Regno di Napoli, che portarono al successo della rivoluzione greca con l’indipendenza dal fatiscente Impero Ottomano. I successivi moti del ’30 vedono anche l’insurrezione del Belgio che ottiene l’indipendenza dall’Olanda. Ma soprattutto nel ’48 la questione nazionale esplose in tutta la sua forza toccando quasi l’intera Europa. I moti esplosi in Austria, Ungheria, Germania e Italia sono tutti legati a richieste patriottiche. In Italia, dopo le cinque giornate di Milano, Carlo Alberto non riuscì a dare una svolta alla situazione. In Ungheria le divisioni interne permettono all’Austria di superare la crisi, nonostante l’insurrezione di Vienna. In Germania, infine, i liberali offrono la corona di Germania al re di Prussia che rifiuta l’offerta per paura di tensioni con l’Austria. Ma l’apparente fallimento verrà superato nei decenni successivi. In Italia la sconfitta subita da Carlo Alberto, non sancì l’abbandono dell’unificazione da parte del Piemonte. Cavour con l’appoggio della Francia preparò il Piemonte alla II guerra d’indipendenza. Il conflitto, nel 1859, permise all’Italia di avere la Lombardia dopo l’armistizio di Villafranca. Con le contemporanee insurrezioni nei Ducati dell’Italia centrale il Piemonte allarga il regno sino allo stato della Chiesa. Pochi mesi dopo, nel maggio del 1860, Garibaldi organizzò una spedizione nel Regno delle due Sicilie. Sbarcato a Marsala liberò la Sicilia e risalì nel meridione incontrando Vittorio Emanuele II a Teano. Con questa operazione restavano fuori dal nuovo Regno d’Italia, proclamato nel 1861, solo il Veneto e il Lazio. L’Austria dal 1867, dopo la sconfitta con la Prussia, si trasforma in una duplice monarchia austro-ungarica, con la quale riconosce pari diritti ai sudditi ungheresi, lasciando irrisolto il problema delle altre nazionalità. La Prussia, procedette all’unificazione tedesca sconfiggendo prima gli Austriaci nel 1866 e, successivamente, i Francesi nel 1870. L’Italia, alleata della Prussia, nel 1866 ottiene il Veneto e dopo la sconfitta dei francesi nel 70’ procede all’annessione del Lazio e di Roma. L’Italia e la Germania, rimaste fuori dalla tendenza nazionale medievale, raggiungono l’unità nazionale. L’ideale imperiale sovranazionale sopravvive dunque solo nell’Impero asburgico, dove i problemi delle diverse nazionalità saranno risolti solo dopo la prima guerra mondiale.
Se si guarda la carta politica dell’Europa del 1914 si noterà la presenza dei grandi Imperi che la caratterizzano. Se si guarda a quella ridisegnata dai trattati seguiti alla conclusione della prima guerra mondiale si noterà la fine dei quattro imperi coinvolti: Austria-Ungheria, Germania, Russia e Ottomano. Dalle ceneri di questi imperi sorgono in Europa diverse nazioni. La Germania diventa una repubblica e la Russia sta avviando il socialismo. Dall’Austria viene separata l’Ungheria e viene formata la Cecoslovacchia; i territori meridionali sono uniti alla Serbia per formare la Jugoslavia, quelli orientali alla Romania e quelli nord-orientali alla rinata Polonia. Inoltre, le tre repubbliche baltiche Estonia, Lituania e Lettonia si rendono indipendenti dall’ex Impero russo. Col secondo dopoguerra, nel clima della guerra fredda, si assisterà alla separazione dell’Europa in due blocchi con la divisione della Germania in due repubbliche. L’Unione Sovietica guiderà l’est Europa disposticamente e riannetterà le repubbliche baltiche. La crisi del sistema sovietico, imploso gradualmente negli anni ’80, modificherà ancora l’Europa, a partire dalla caduta del muro di Berlino nel 1989 e con le prime rivendicazioni nazionalistiche nelle repubbliche sovietiche, a cui faranno seguito altrettante spinte nazionalistiche nella stessa Russia. Nel 1990 si assiste, con l’assenso dell’URSS, alla riunificazione tedesca. Nello stesso anno saranno le repubbliche baltiche, Estonia Lettonia e Lituania, a seguire l’esempio dell’Armenia e a dichiarare la loro indipendenza dall’URSS, seguite dalla Bielorussia. Nel 1991 sarà la volta dell’Ucraina e della Moldavia. Nel 1992 la fine del regime comunista in Cecoslovacchia fece si che lo stato creato artificiosamente dopo la I guerra mondiale venisse diviso pacificamente formando la repubblica Ceca e la repubblica Slovacca. Più problematica la situazione in Iugoslavia, altro stato multietnico nato dopo la Grande guerra. Nel 1991 Slovenia, Croazia e Macedonia chiedono l’indipendenza e nel 1992 anche la Bosnia-Erzegovina. La presenza di forti minoranze etniche Serbe in Croazia e Bosnia scatena una serie di sanguinosi conflitti etnici contrassegnati dalla “pulizia etnica” per eliminare le minoranze nelle singole regioni. L’attuale situazione dell’area è ancora instabile a causa del Kosovo, regione serba a maggioranza musulmana, che ha iniziato una guerriglia antiserba nel 1998. Dal 1999 al 2008 il Kosovo ha avuto un’amministrazione provvisoria sotto l’egida dell’ONU. Visto il fallimento dei negoziati tra Serbia e Kosovo, il 17 febbraio 2008 il Kosovo ha proclamato unilateralmente l’indipendenza. Con lo scioglimento dell’impero asburgico nel primo dopoguerra esce di scena l’ideale universalistico dell’Impero che, partendo da Carlo Magno, era stato presente in tutta la storia d’Europa. Ma, nel secondo dopoguerra l’Europa ritroverà i suoi valori universalistici nella nascita dell’Unione Europea. Da iniziale cooperazione economica l’Unione ha iniziato i suoi passi fondamentali con il trattato di Maastricht del 1992 e la Costituzione Europea varata col trattato di Roma del 2004.