Post date: Dec 28, 2016 8:56:32 PM
L'ottica (contrariamente all'etimologia della parola) si occupa di spiegare i fenomeni legati alla luce. Nel corso della storia, sono stati sviluppati vari modelli dei fenomeni che via via venivano presi sotto esame, e benché l'ottica sia stata una delle prime teorie fisiche ad essere matematizzate, la piena comprensione dei fenomeni legati alla luce si è avuta solo nel 1900.
Dall'epoca ellenistica ci sono pervenuti solo i trattati di Euclide (lo stesso creatore della Geometria Euclidea), ma dell'argomento si sono occupati tra gli altri anche Archimede (cui la leggenda attribuisce l'invenzione degli "specchi ustori"), Apollonio (famoso per il trattato sulle coniche) e Ipparco.
Mezzo millennio dopo Euclide, l'ottica di Claudio Tolomeo rappresenta un parziale recupero delle opere di questi autori, ma una parte dei risultati (fondamentali quelli sulle proprietà ottiche delle coniche) erano andati perduti; su di questi abbiamo solo notizie frammentarie e congetture.
I fenomeni descritti comprendevano le ombre e la formazione delle immagini da parte di specchi e lenti. Venne sviluppata anche una teoria del colore, della quale non ci occuperemo.
Già da millenni era disponibile la tecnologia per creare specchi piani e curvi.
Meno sviluppata era la tecnologia per creare le lenti, ma abbiamo reperti storici cretesi, cartaginesi e anche romani di lenti usate per accendere il fuoco e persino di alcuni reperti di qualità tale da poter fungere da lente di ingrandimento.
Le fonti letterarie sull'uso di lenti di ingrandimento sono molto scarse ma non del tutto assenti: ad es. Plinio descrive un monocolo di smeraldo di proprietà dell'imperatore Nerone, mentre Alceo e Strabone usano il termine δìoπτoν per descrivere oggetti che ingrandiscono le immagini, esattamente il significato che ha oggi la parola diottro.
Naturalmente, il linguaggio matematico dell'ottica di Euclide non era l'algebra (che sarebbe stata sviluppata dopo oltre un millennio e mezzo) ma la geometria.
L'ente fondamentale dell'ottica geometrica è il raggio luminoso. L'ipotesi fisica è che la luce si propaghi in maniera rettilinea, in modo che il raggio luminoso corrisponda ad una semiretta che ha origine dalla sorgente della luce.
Esattamente come la retta è l'astrazione di un oggetto così stretto da poterne trascurare larghezza e spessore, il raggio luminoso è l'astrazione di un fascio di luce così stretto da poterne trascurare l'apertura.
Nello stesso modo, possiamo pensare le sorgenti luminose e anche i rilevatori di luce (come l'occhio o la macchina fotografica) come composti da punti. E' chiaro quindi come la geometria sia il linguaggio naturale per descrivere questa teoria della luce.
Il raggio luminoso è un segmento (orientato) che va dalla sorgente all'osservatore. Invertendo la posizione di osservatore e sorgente, cambia solo l'orientamento del segmento, ma non la sua posizione (principio di reversibilità dei cammini ottici).
Gli assiomi fondamentali sono
la luce si propaga seguendo i raggi (cioè in maniera rettilinea)
quando incontra una superficie riflettente il raggio viene riflesso secondo la legge della riflessione (che enuncieremo tra poco)
quando incontra un oggetto trasparente, il raggio viene rifratto (cioè deviato) secondo la legge della rifrazione (che enuncieremo tra poco e che è stata compiutamente enunciata nel medioevo arabo da
Ibn Sahl e poi riscoperta da Snell)
Gli studi Greci vengono ripresi e continuati dagli Arabi (in particolare da al-Hàitham).
Tra il 1500 e il 1600, si perfeziona in Europa la tecnologia per creare le lenti, vengono inventati gli occhiali e il cannocchiale.
Si occupano di ottica Keplero, Cartesio e Fermat.
Con il perfezionarsi delle lenti, si scoprono alcune proprietà della luce che non si possono spiegare con un modello così semplice come l'ottica geometrica.
Nasce quindi, verso la fine del 1600, soprattutto ad opera di Huygens, l'ottica ondulatoria: una teoria simile all'acustica che spiega questi nuovi fenomeni, teoria della quale ci occuperemo in un secondo momento.
Vedi cap 22 paragrafo 1 del libro.
La teoria della riflessione, o catottrica si occupa degli specchi, ed è il principale campo di applicazione in cui è nata l'ottica geometrica.
Come viene riflesso un raggio luminoso?
Dall'esperienza di laboratorio, abbiamo scoperto la
Legge della riflessione
Nella riflessione di un raggio luminoso da parte di uno specchio,
raggio incidente, perpendicolare allo specchio e raggio riflesso sono complanari
l'angolo tra il raggio incidente e la perpendicolare allo specchio nel punto di incidenza (detto angolo di incidenza) è uguale all'angolo tra la perpendicolare allo specchio e il raggio riflesso (detto angolo di riflessione)
Assumiamo questa legge come un assioma dell'ottica geometrica. In altre parole, costruiamo un modello in cui la luce percorre traiettorie rettilinee e vale la legge della riflessione.
Immagine virtuale
Quando osserviamo l'immagine di un oggetto che si riflette in uno specchio piano, ci sembra che la luce provenga da un oggetto che si trova dietro lo specchio, precisamente in posizione simmetrica rispetto alla sua posizione reale (simmetria planare).
E' possibile spiegare questo fenomeno attraverso il nostro modello:
Nella figura qui accanto, il punto B della lampadina emette un raggio che incontra lo specchio in C e viene riflesso. E' facile mostrare (utilizzando la legge della riflessione e la similitudine dei triangoli CHB e CHB'') che il prolungamento del raggio riflesso passa per il punto B''.
Lo stesso avviene per tutti i raggi che partendo da B incontrano lo specchio, cosicché, dovunque sia l'osservatore, se indirizza lo sguardo verso B'' vede i raggi come se provenissero da B''. In altre parole, l'osservatore non ha modo di capire che i raggi non provengono da B'' ma da B.
Esprimiamo questo fatto dicendo che lo specchio forma un'immagine virtuale. L'aggettivo "virtuale" qui ha il significato di "dietro lo specchio".
Gli specchi piani sono i più comuni, ma in varie applicazioni vengono usati specchi curvi.
I riflettori dell'automobile, gli specchietti retrovisori, gli specchietti da trucco di tipo ingrandente, gli specchi grandangolari usati nei supermercati o agli incroci stradali, i riflettori dei telescopi e le antenne paraboliche sono solo alcuni esempi.
In generale gli specchi curvi ingrandiscono o rimpiccioliscono le immagini, a volte le capovolgono e le distorcono. Può il nostro modello spiegare il funzionamento degli specchi curvi?
Noi abbiamo scoperto la legge della riflessione osservando gli specchi piani, ma un ragionamento piuttosto convincente ci spinge a generalizzare la legge della riflessione anche al caso degli specchi curvi:
siccome il nostro modello parla di raggi, cioè di semirette che hanno larghezza nulla, il raggio incide lo specchio in un preciso punto. E' ragionevole supporre che il raggio "non distingua" la curva dello specchio dal suo piano tangente, perché per farlo dovrebbe esplorare le vicinanze del punto di incidenza.
Avanziamo quindi una nuova congettura: che la legge della riflessione si estenda al caso della riflessione da superfici non piane, chiarendo che per "perpendicolare alla superficie" intendiamo la perpendicolare al piano tangente nel punto di incidenza. Vediamo dove ci porta questa congettura e verifichiamo i risultati sperimentalmente.
La prima domanda che ci poniamo è se esista l'analogo dell'immagine virtuale anche nel caso degli specchi curvi, una domanda cui, con ogni probabilità, avevano già risposto i matematici greci.
Proprietà ottiche delle coniche
Il punto B' non è ben a fuoco, come possiamo vedere considerando i raggi riflessi da una zona un po' più ampia dello specchio.Spostando il punto di osservazione selezioniamo raggi diversi e percepiamo il punto immagine in posizioni diverse.
La scena cambia se la sorgente B viene allontanata dallo specchio: se B dista dal centro O' dello specchio meno della metà del raggio, l'immagine invece di formarsi dietro allo specchio si forma davanti, in un punto B'.Questo punto viene detto "immagine reale", per sottolineare il fatto che si trova in un luogo realmente accessibile.
Possiamo spiegare questo fenomeno notando che la sfera può essere ben approssimata da un paraboloide che ha il fuoco nel punto F, a metà strada tra il centro e la sfera.
Sorgente lontana
Esistono solo due casi in cui uno specchio non piano forma un'immagine esatta di una sorgente luminosa puntiforme: lo specchio ellittico, in cui l'immagine viene formata davanti allo specchio e lo specchio iperbolico, in cui, come nello specchio piano, l'immagine viene formata dietro allo specchio.In tutti e due i casi, questa proprietà è valida solo se la sorgente è posta in due punti particolari, i fuochi della conica.
L'immagine di un fuoco viene formata nell'altro fuoco.
In nessun'altro caso l'immagine di una sorgente luminosa puntiforme viene creata in un preciso punto. In altre parole, tutti gli specchi curvi formano immagini più o meno sfuocate.
Uno specchio è utile quando, per una buona regione di punti sorgente, questa sfocatura è piccola.
Il funzionamento degli specchi curvi è quindi per sua natura approssimato, e la nostra spiegazione dovrà anche lei contenere qualche approssimazione.
In generale, il punto in cui il nostro occhio vede formarsi l'immagine può dipendere dalla direzione in cui guardiamo, perché a seconda della porzione di specchio che viene inquadrata, l'occhio riceve raggi che hanno fatto un diverso cammino e possono essere focalizzati in regioni diverse.
La parabola può essere pensata come un'ellisse in cui un fuoco è posto all'infinito e ha la proprietà di concentrare un un unico punto, il suo fuoco, i raggi paralleli al suo asse.
Questo è il motivo per cui le antenne satellitari hanno forma parabolica, per ricevere segnali che arrivano da sorgenti lontanissime (i satelliti).
Lo specchio sferico concavo
Sorgente vicina Nella figura qui accanto abbiamo una sorgente puntiforme nel punto B al centro della lampadina e osserviamo la scena dal punto A davanti all'occhio. Riceviamo i raggi riflessi dalla zona centrale dello specchio sferico, come se fossero originati dal punto B'' dietro lo specchio. La situazione è simile a quella dello specchio piano ma la distanza del punto B'' dallo specchio è maggiore di quella del punto B.
Viene formata una immagine virtuale dietro allo specchio.
Chi progetta specchi sferici per uso ottico assume sempre che la sorgente sia vicino all'asse ottico.In questo caso possiamo trascurare lo sfocamento e
studiare la riflessione dello specchio prendendo in esame due raggi particolari: quello che passa per il centro della sfera e quello che viene riflesso nel punto O di intersezione tra l'asse ottico e lo specchio.
Lo sfocamento minore si ha quando la sorgente si trova sull'asse ottico, cioè sulla retta che va dall'osservatore al centro dello specchio.In questo caso l'immagine viene formata dalla regione centrale dello specchio.
Nella figura qui accanto, il raggio che incide secondo la direttrice O'B viene riflesso lungo la stessa retta, mentre il raggio che incide lungo la direttrice BO viene riflesso simmetricamente rispetto all'asse ottico (tratteggiato). I due raggi riflessi si incontrano nel punto B', dove (se non c'è sfocamento) viene focalizzata l'immagine.
Nota che i punti sorgente che giacciono sull'asse ottico devono avere immagine sull'asse ottico, mentre per tutti gli altri sorgente e immagine sono da parti opposte dell'asse ottico. L'immagine reale risulta quindi capovolta., a differenza di quanto accade per le immagini virtuali, prodotte dallo specchio piano, dallo specchio convesso e dallo specchio concavo nel caso di sorgenti vicine.
Qual è la posizione del punto B'? Dette PB e PB'' le proiezioni dei punti B e B'' sull'asse ottico, notiamo che i triangoli B-PB-O' e B'-PB'-O' sono due triangoli rettangoli simili perché hanno un angolo acuto opposto al vertice.
Anche i triangoli B-PB-O e B'-PB'-O sono simili, perché hanno l'angolo acuto uguale per la legge della riflessione.
Queste similitudini assicurano che
|B PB|/|B' PB'|=|O PB|/|O PB'|
e che
|B PB|/|B' PB'|=|O' PB|/|O' PB'|.
Detta s=|O PB| la distanza tra O e la proiezione di B sull'asse ottico, s'=|O PB'| la distanza tra O e la Proiezione di B' e r=|O O'| il raggio della sfera, otteniamo
s/s' = (r-s)/(s'-r)
cioè
s(s'-r)=s'(r-s)
da cui
2 s s' = r (s+s')
Dividendo per 2 r s s' si ottiene l'equazione dello specchio sferico
2/r = 1/s + 1/s'
che permette di capire a che distanza si forma l'immagine conoscendo la distanza della sorgente e il raggio della sfera.
Di solito si preferisce scrivere questa equazione in termini della lunghezza focale f = |O F|, che è definita come la distanza tra il fuoco e lo specchio ed equivale alla metà del raggio.
L'equazione diventa allora
1/f = 1/s + 1/s'
e viene usata non solo per gli specchi sferici ma per tutti i sistemi ottici che possono essere approssimati con delle sfere.
Ingrandimento
Il rapporto s'/s è (per la prima delle due equazioni di similitudine scritte sopra) uguale al rapporto tra la distanza B' PB' e la distanza B PB e ha quindi il significato di ingrandimento dovuto allo specchio.
Infatti, lo specchio ingrandisce di m=s'/s volte se B' PB' =m * B PB.
L'ingrandimento è maggiore di 1 (cioè l'immagine appare più grande della sorgente) se s' > s, cioè se
1/s' < 1/s
usando l'equazione dello specchio sferico otteniamo
1/f - 1/s < 1/s
cioè
1/f < 2/s
e quindi
s < 2f.
Quindi l'mmagine è ingrandita se la sorgente si trova tra il fuoco e il centro dello specchio (ricorda che r = 2f), altrimenti viene rimpicciolita. Controlla questa conclusione con il foglio geogebra qui sotto, dopo aver portato lo slider a al valore 0,2.
Istruzioni:
Puoi muovere il punto B per spostare la sorgente;
lo slider a=1/r permette di variare la curvatura dello specchio;
lo slider h permette di variare l'apertura del fascio di luce;
la casella di controllo "immagine dale centro" permette di visualizzare la situazione quando l'osservatore visualizza il riflesso che proviene dalla zona centrale dello specchio;
la casella di controllo "immagine parassiale" permette di visualizzare i raggi usati nella costruzione del punto immagine parassiale;
la casella di controllo "triangoli simili" permette di visualizzare i triangoli usati per derivare l'equazione dello specchio sferico;
per avvicinare o allontanare l'osservatore, su può trascinare il punto rosa davanti all'occhio.
Controlla anche se le conclusioni qui sopra si applicano anche alle sorgenti vicine, quando l'immagine è virtuale e non reale.
vale l'equazione dello specchio sferico?
l'immagine è dritta o capovolta?
Qui sotto trovi allegati alcuni file Geogebra che ti permettono di usare il modello "ottica geometrica" per analizzare vari specchi curvi. La sequenza con cui li abbiamo visti in classe è:
specchio piano: introduciamo il concetto di immagine
specchio ellittico: esistono solo due specchi curvi che producono l'immagine perfetta di un punto sorgente, ma persino in quel caso, questa proprietà vale solo per i fuochi; in tutti gli altri casi c'è sfocamento.
specchio sferico: capiamo perché in certi casi l'immagine è rovesciata e in altri no; guardando due raggi particolari ricaviamo l'equazione focale.
specchio parabolico: studiamo come l'immagine venga distorta.