5C

Lettera dai professori

Cari studenti della 5C,

siete giunti al termine del percorso formativo ed è ormai prossimo l'Esame di Stato.

Quelli trascorsi al Liceo sono stati anni impegnativi in cui lo studio delle varie discipline è stato anche uno strumento per conoscere meglio voi stessi; avete scoperto i vostri punti di forza e anche qualche vostra fragilità. 

Noi insegnanti speriamo di essere riusciti a costituire per voi un riferimento culturale e umano e di aver superato gli ostacoli di vario tipo che la pandemia ha comportato per il nostro lavoro.

Affrontate con impegno ed equilibrio l'Esame: ne seguiranno altri in cui voi, giovani donne e giovani uomini, dovrete mettervi in gioco; vi auguriamo certamente di raccogliere i risultati che vi prefiggerete ma anche di saper trovare la forza per affrontare le avversità.

Non accontentatevi!

"Qualche volta la vita ti colpisce alla testa con un mattone. Ma non bisogna perdere la fede. Sono convinto che l’unica cosa che mi abbia fatto andare avanti sia stato l’amore per ciò che ho fatto. Bisogna trovare quel che si ama. E questo è vero sia per il nostro lavoro sia per le persone amate. Il lavoro riempirà gran parte della vostra vita, e l’unico modo per essere davvero soddisfatti è fare ciò che crediamo essere un ottimo lavoro. E l’unico modo per fare un ottimo lavoro è amare quello che facciamo. Se non l’avete ancora trovato, continuate a cercare. Non accontentatevi. Ve lo dico con tutto il cuore, lo capirete quando lo troverete. E, come in tutti i grandi rapporti, migliorerà con il trascorrere del tempo. Quindi, continuate a cercare fino a quando lo troverete".

tratto dal discorso di Steve Jobs ai neolaureati di Stanford del 12 giugno 2005

I vostri prof.

Lettera dagli studenti

“Cari” è banale, “Amati” è fuori luogo, “Reverendissimi” pare una presa in giro, e poi “professori” sembra sterile, “pseudo-genitori” è un po’ troppo freudiano, “carcerieri” rischia di risultare troppo ironico, e non sappiamo come iniziare la vostra lettera -un paradosso, contando che nell’ultimo periodo ci siamo dedicati spesso alla stesura di lettere…


Scegliete dunque l’incipit che più vi aggrada, e proseguiamo.


Fare un sunto di questi cinque anni è un’operazione che richiede innate doti di sintesi, che pochi di noi possono dire di possedere, con speciale riferimento alle verifiche di inglese di Giulia (da rammentare l’esasperata accusa della professoressa Mazzari: “Tescari, sei prolissa!”), e senza dubbio ai temi di italiano di Francesca (come disse la professoressa Tomasini: “Dopo il secondo foglio protocollo, senza offesa, ho iniziato a essere un po' stanca*…”). Faremo dunque un tentativo, ma non promettiamo nulla!


Quando per la prima volta abbiamo varcato i cancelli di questo liceo, eravamo ventisei scimmie selvagge, inconsapevoli di essere al mondo e terrorizzate da voi. Adesso siamo ancora scimmie, e ancora terrorizzate, tanto che alcuni di voi appaiono costantemente nei nostri sogni, come il professor Aliberti in quelli di Dora, la quale denuncia da tre anni gravi difficoltà a dormire, svegliandosi continuamente citando Hegel in lingua tedesca (il che renderà sicuramente molto fiera la professoressa Piazzi) ma siamo ventidue anziché ventisei, e siamo quantomeno riusciti ad assumere un qualche tipo di consapevolezza e civilizzazione grazie a voi.


Ci fa un certo effetto pensare che siamo qui dentro da -almeno- cinque anni. Quando il professor Camporese, una manciata di giorni fa, ha affisso la fotografia scattata nel lontano settembre 2018 nel laboratorio di chimica -mai più visto dopo quel giorno- che ci ritraeva tutti così piccoli, confusi, imbronciati e inutili, ci siamo fatti grasse risate e ci siamo anche un poco commossi, mentre antichissimi ricordi hanno iniziato a riaffiorare nelle nostre menti di scimmie: episodi comici, battute passate alla storia, figuracce epocali, lezioni iconiche, tutte cose che ci piacerebbe raccontarvi, nella speranza di strappare anche a voi un sorriso, senza cadere nelle solite -toccanti- banalità.


Certe cose non cambiano mai, come i ritardi di Alessandro, che fin dal primo giorno di scuola della prima superiore ha affermato con fierezza la propria identità di ritardatario compulsivo, arrivando alle 10.34 nell’aula Dante, da noi denominata Auriemma-lim, e ha continuato imperterrito per tutti e cinque gli anni. A suo favore, possiamo sicuramente dire che è sempre stato “mortificato” dei suoi ritardi, e che, almeno a parole, ha sempre promesso che “non si ripeterà più”.


Per restare in tema “ritardi”, comunque, è d’obbligo annoverare altri due degni avversari, che si sono contesi il secondo posto, ovvero Riccardo e Matteo, detto il God, cui questa scuola appartiene, e a cui ogni regola temporale si piega, con buona pace del professor Aliberti e della sua iconica frase ad effetto: “Sei in anticipo per la seconda ora! Adesso fatti una passeggiata dal preside”.


Di Riccardo però vorremmo rammentare non tanto i ritardi, quanto piuttosto le sopraffine (egli sostiene: “inesistenti”, ma noi sappiamo che è solo un gran timidone) capacità poetiche, ma anche l’incredibile memoria, che gli permette di declamare con pathos interi canti della “Commedia” dantesca o, più di frequente, la sua poesia preferita, che è senza ombra di dubbio “I limoni” di Montale, dedicata alla professoressa Tomasini, musa ispiratrice della sua anima di verseggiatore.


Ci sembra giusto però ricordare che quando eravamo ancora scimmie selvagge, prive di poesia, fu la professoressa Meneghesso a darci i primi fondamenti di erudizione, dovendo spesso fare i conti con la nostra condizione barbarica, come quando il povero Enrico quasi soffocò mentre leggeva ad alta voce un testo in classe, presumibilmente divertito dalle battute di qualche compagno, e si giustificò, salvando gli amici da una strigliata di capo, asserendo di essere: “Un po’ accaldato”.


A chi questo processo di erudizione ha sicuramente giovato, è stato Mattia, il quale è ora così immerso in romanzi, saggi, pamphlet e dizionari della lingua italiana da non poter proprio fare a meno di ricorrere sempre, in ogni occasione, a termini che ci si aspetterebbe fossero caduti in disuso un paio di secoli fa (salvo poi non mettere l’apostrofo dove necessario nelle mail ufficiali al corpo docenti). Peccato che su nessuno di questi tomi fosse scritto come imparare a legarsi il ciuffo, perchè sono cinque anni che la povera professoressa Pellizzer tenta di fargli capire che avere la visuale ostruita da un simile ingombro crea problemi e svantaggi agli atleti.


C’è chi poi è stato illuminato dalle conoscenze scientifiche del professor Camporese, primo fra tutti Pietro, il quale non fa che ripetere da anni quanto la regolazione genica l’abbia appassionato e, si suppone, diverrà un celeberrimo biologo cellulare.

Anche Marta è stata ispirata dal professor Camporese, nel senso che, poiché ogni volta che tornava da scuola con sua nonna lo incontrava alla guida della sua Bugatti, ne associa ora automaticamente il volto ai manicaretti che la attendono a casa. Per questo, forse, ha deciso che nella vita vuole trovare il modo di allungare i telomeri e regalarci l'eterna giovinezza -per gustare i piatti della nonna fino alla fine dei tempi, s'intende.

Del “Campo” ci teniamo a rammentare anche le meravigliose sculture, le piacevolissime conversazioni, le canzoni a lui ispirate e le interrogazioni all’ultimo minuto di “Fula” e Stefano.


Altre interrogazioni memorabili sono sicuramente quelle della professoressa Vianini, fra cui teniamo a citare quella di Alessandra in prima superiore, quando alla domanda: “Alessandra, perché misuriamo la massa in Kg?”, l’ignara studentessa rispose: "Perché… sono più pesanti”. Un'altra risposta memorabile è sicuramente quella di Alina, la quale, sentendosi chiedere che cosa le ricordasse il termine “pulsazione”, rispose, genuinamente convinta: “Beh… il cuore!”. Contiamo tutti sul fatto che, per farsi perdonare dall’emerita docente di matematica e fisica, Alina scoprirà, nei suoi studi di astrofisica, una nuova stella o un pianeta e glielo dedicherà, così magari Margò smetterà di piangere per l’abbandono “vianinico” e ritroverà la serenità guardando il cielo notturno.


Serenità che, temiamo, il professor D’Angelo faticherà invece ad ottenere, perseguitato a scuola e nei suoi incubi proprio da Margò e dalla sua iconica battuta: “Prof… non vediamo!”, o la variante “Prof… la lim!” oppure “Prof, ma non c’è un meno lì?” o anche “Prof… ma non fa quattro quinti?... E allora perché ha scritto pi greco mezzi?”. Al professor D’Angelo rivolgiamo uno speciale ringraziamento, non soltanto per averci aperto le vie della matematica e della fisica, né solamente per averci illustrato la regola della mano destra centinaia di volte prima che la capissimo, ma anche e soprattutto per lo spessore umano, la premura, la sensibilità, la gentilezza. Speriamo proprio che questa lettera sia per lui l’equivalente letterario di un bicchierino di limoncello fatto con i limoni del Sorrento dalla buccia spessa lavata dalla brezza del mare, servito al termine di un ottimo pranzo.


Un altro ringraziamento speciale va alla professoressa Butelli, la prima docente di arte -ma non diciamolo a chi l’ha preceduta, e non solo perchè sono ottocentoventicinque persone diverse- a farci conoscere davvero il senso di questa materia, a farci entrare nella mente degli artisti, a farci sfiorare la bellezza delle cose. Grazie anche per averci sempre sostenuti, incoraggiati, ispirati e per aver alleggerito il nostro spirito con una… “particolare colazione da bake”.


E non è certo la prima a venire al bar con noi, questo primato è riservato al professor Aliberti, il quale, durante l’uscita didattica a Fratta Polesine ci ha risparmiato la visita alla tomba di Matteotti in favore di un agognato drink. Sciaguratamente per lui, alcuni studenti non reggono un granchè e gli hanno rivolto strampalate domande, più o meno filosofiche, durante l’intero viaggio di ritorno. E se anche ascoltarli gli ha fatto venire un forte mal di testa, c’è da dire però che Bianca si attesta da sempre quale farmacia ambulante, ed è sempre stata disposta a condividere i suoi medicinali con professori e studenti acciaccati.

 

Medicinali sì, integratori no, e doping neanche! Professoressa Pellizzer docet. A lei vogliamo più che altro rivolgere delle scuse per essere stati molto poco atleti e un po’ troppo studenti, come ha dimostrato l’umiliazione del torneo di pallavolo, ma possiamo ancora salvare la faccia ricordandole che Anna e Marta, dette “Le pallavoliste” hanno tenuto alto l’onore della classe fino alla fine, come anche Stefano, detto “l’uomo sottratto alla pallavolo”. E come non annoverare poi i tuffi di Dora, disposta a prendere la palla anche se questa si trova a sei metri da lei perché la traiettoria punta verso un ignaro giocatore un po’ svogliato, presumibilmente Gloria, o Giulia (a discolpa di questa incapace, le sue doti risiedono altrove, tipo nell’intrattenere il prossimo con conversazioni di carattere letterario e filosofico… o su filosofi. Chi vuole intendere, intenda).


Come classe vogliamo ringraziare il nostro ingegnere informatico di fiducia, Giovanni, sempre pronto ad aiutare i professori e i compagni in difficoltà ad uscire dal paleolitico informatico in cui si trova(va)no, anche se le sue superiori conoscenze informatiche non sarebbero mai bastate per migliorare la connessione di Gloria in terza superiore in dad, e non solo perché Matteo -insospettabile, in quanto all’apparenza un bravissimo ragazzo, diligente e bene educato- aveva staccato il cavo di ethernet dal computer della classe per fare un torto a una certa professoressa. Di Matteo vogliamo poi rammentare il suo iconico soprannome, “Delo”, che ha suscitato un certo stupore nella professoressa Tomasini, quando nel programma delle interrogazioni si trovò il nome di un’isola greca, ma anche i suoi molti cognomi, fra i quali “Di Lorenzo” e “Lorenzo De Mattei”, che sono certamente i più gettonati dal corpo docenti.


Ci piacerebbe parlarvi di tante altre cose, ma purtroppo siamo in ritardo per la festa che Annika, Margot e Mariasole stanno allestendo in bagno da ormai tutto l’anno con una dedizione quasi commovente -che precederà il viaggio di pre-maturità organizzato da Martina, divenuta ormai l’agenzia viaggi della classe. Speriamo solo non ci siano troppe costine, che poi ci tocca buttarle di nuovo nel cestino del secco a scuola…


Con affetto e riconoscenza,

I vostri alunni

Riccardo, Pietro, Marta, Margò, Alessandro, Anna, Francesca, Martina, Matteo (Delo), Margot, Dorandrea, Mattia, Gloria, Giovanni, Matteo (God), Alina, Annika, Bianca, Giulia, Mariasole, Enrico, Stefano.