Rosso come...

C’era una volta una scena molto buffa, anzi, molto rossa: uno stranamente assortito gruppo di cose rosse sedeva in un auditorium rosso, su scomodi seggiolini rossi, mentre rosse nuvolette di pensieri si condensavano nelle loro teste rosse. Ma, per quanto strano possa sembrare, c’era un valido motivo dietro a quella rossa ammassata, ed era proprio lui: Rosso.

Il poveretto viveva un periodaccio: era un unico colore a dover rappresentare una miriade di cose rosse, tutte diverse fra loro, immaginate la quantità di scartoffie! Aveva dovuto assumere quattro segretarie rosse per stare al passo con la burocrazia…ed era talmente stressato che aveva paura che gli venissero rughe rosse precoci! Così era andato dagli altri colori suoi colleghi a chiedere consiglio, che era stato unanime: trovarsi un ambasciatore, e di corsa! Rosso era quindi ormai risoluto a trovarsi un ambasciatore rosso che coordinasse tutti gli altri suoi rappresentanti. E proprio questa era la ragione di quello strano congresso: trovare l’Ambasciatore del colore rosso. I contendenti erano quattro: Rabbia, Coca Cola, Babbo Natale, e Amore, che spiccavano fra le centinaia di fragole, ciliegie e lamponi accorsi per l’evento. La sfida era semplice: i quattro contendenti avrebbero dibattuto fra loro finché Rosso non avrebbe deciso chi più si meritava di essere il suo Ambasciatore Rosso.

A un tratto, sul palco si accese un’accecante luce, ed ecco che apparve Rosso, che esordì: "Benvenuti, miei cari amici rossi, che la sfida abbia inizio! Che vinca il rosso migliore!”

Coca Cola non perse un attimo e attaccò: “Io sono ricca e potente, se mi farai tua ambasciatrice ti farò guadagnare talmente tanto da fare invidia a tutti gli altri colori! I miei clienti, infatti, comprano sempre i miei prodotti perché li rendono felici”. Babbo Natale però esplose: “Baggianate! Tu inganni le persone facendo loro credere che i tuoi prodotti sono il segreto della felicità, ma tu badi solo ai tuoi incassi! Io invece porto ai bambini Magia, Speranza!”. “Tu vizi bambini già viziati! E non scordarti che io ti ho reso famoso, io ti ho colorato di rosso, tu devi tutto a me, vecchio rosso panzuto! E in più, hai la pancia grossa perché è piena delle mie bollicine!” ribatté CocaCola inviperita. Babbo Natale, ferito dalla veridicità di quelle accuse, diventò più rosso dei suoi calzoni e stava per controbattere quando la risata scomposta di Rabbia lo interruppe: "Quante insensatezze! Parlare di incassi, di magia! Siete tutti dei deboli rammolliti, non siete degni di portare questo colore! Solo io lo sono, e tu, Rosso, lo sai perfettamente: quando sei nato esistevo solo io per te, il tuo stesso nome significa sangue, il sangue dei nemici sconfitti dal fuoco dell’ira che divora ogni cosa! Io sono la tua stessa natura, non puoi rinnegarmi, scellerato!” All’improvviso, la sala rossa divenne tutta buia. Qualche fragola urlò, una ciliegia svenne…i globuli rossi si erano infiltrati nel teatro, e in un eco unanime delle parole di Rabbia urlavano: “Sangue! Sangue!”

Sangue: proprio ciò che a Rosso si era gelato nelle vene. Non si era proprio immaginato di dover ripensare a quegli orribili ricordi di quando Rabbia era l’unica rappresentante del suo colore…fuochi e incendi terribili danzavano nella sua memoria, ma non sentiva alcun calore. Rosso aveva paura. E proprio quella paura che minacciava di soffocarlo gli fece capire che nessuno di quei tre poteva essere suo ambasciatore: di certo non Rabbia, e neanche CocaCola, con la sua brama di ricchezza e potere, ma nemmeno Babbo Natale, che aveva buone intenzioni ma un temperamento altalenante quanto la sua slitta…ma, proprio in quel momento, Rosso si ricordò di un altro contendente, il quarto, che era sempre rimasto muto osservatore: Amore. Rosso si chiese se mai lui fosse il rosso che faceva al caso suo; se avesse avuto la fermezza e la dolcezza di chi ha a che fare con rossi di tutti i tipi. Se solo quei globuli rossi fossero stati zitti…

“SILENZIOOO” tuonò Rosso. Poi, tutto fu muto. Perfino Rabbia si ammutolì di fronte a quell’urlo determinato. Non se lo sarebbe mai aspettata, ma Rosso era cambiato, era deciso, e lei non poteva più sopraffarlo: avrebbe sempre fatto parte di lui, ma realizzava che non sarebbe mai più stata da sola nel decidere la sfumatura di Rosso che avrebbe visto il mondo. E questa cosa non le piaceva: si sentiva antiquata, un po’ come le moquette rosse degli alberghi.

In quella calma ristabilita, Rosso si rivolse ad Amore. “E tu? Cos’hai da offrirmi?”. Amore rifletté a lungo prima di rispondere; la ciliegia fece in tempo a rinvenire, i globuli rossi si erano accomodati e aspettavano anche loro, e il lampone che era solito perdersi tutti gli eventi perché stava sempre troppo in bagno ebbe modo di rimettersi il rossetto un paio di volte e tornare a sedersi proprio quando Amore stava per parlare; ne fu sorpreso. Finalmente, Amore disse: "Io ti offro me stesso, tutto il mio rosso. Se lo vorrai e ti impegnerai a rispettarlo, è tuo. Non sempre sono paziente; a volte mi perdo in lacrime quando penso agli orrori di cui siamo capaci. Ma sono lacrime speciali: lacrime rosse, che mai spengono il mio fuoco antico e potente quanto quello di Rabbia, ma che arde in eterno per proteggere le speranze che vi si affidano. Affidami le tue, se vuoi, Rosso, e io farò tutto ciò che potrò perché non si ustionino mai.”

Rosso arrossì.

Assunse Amore immediatamente, e per festeggiare si comprò una nuova crema antirughe rossa; anche se non gli sarebbe mai servita, perché le uniche rughe che Amore gli fece mai venire, erano quelle del suo sorriso rosso.

L.E., 2^L