Impressioni di Fëdor

Il gruppo di lettura FËDOR propone alcune riflessioni sul libro di Valerio Magrelli, Geologia di un padre (Einaudi, 2013), letto in gruppo tra la fine di giugno e l’inizio di luglio.

"Il libro tratta di una tematica a mio parere molto importante, ossia la figura del padre."

"È particolare. È composto da molti capitoli e ognuno racconta una parte della vita del padre dell'autore. Per questo non segue un filo logico e ogni capitolo può essere compreso senza quelli precedenti, ad eccezione di alcuni piccoli riferimenti."

"Preferisco i libri che seguono una trama più precisa: li trovo più scorrevoli e coinvolgenti."

"Sì, è leggermente pesante, anche se forse, dato il tema, avrebbe potuto esserlo di più."

"Descrivere la figura e il rapporto con il padre rende complicato leggere, scrivere, parlare in quanto si tratta di un argomento intimo, profondo, privato."

"A me è parso scorrevole, tutto sommato, grazie ai capitoli brevi. Complicato per alcune scelte lessicali e i molti riferimenti."

"Tema interessante, ma forse più adatto ad un pubblico adulto, che potrebbe più facilmente immedesimarsi nell'autore e nella sua esperienza."

"Sì. Consiglio la lettura a persone adulte, mature, più capaci di immedesimarsi nel narratore e con più esperienza sulle spalle. In futuro, tra venti o trent'anni, saremo in grado di attribuirgli nuove sfumature e significati."

"Interessante per una lettura in gruppo, contesto in cui è possibile uno scambio di opinioni sul tema - non lo consiglierei per una lettura individuale."

"Lo consiglierei solo in determinati contesti. Sotto certi aspetti è interessante capire la figura del padre però ho trovato che riferimenti e citazioni non fossero per niente facili da capire. Bisogna leggerlo soffermandosi spesso alla fine dei capitoli per comprenderlo del tutto."

"Forse da soli risulterebbe noioso."

"Penso che Magrelli sia riuscito nel suo intento, che fosse quello di scrivere di suo padre per tentare di capirne di più la figura o scrivere per, in qualche modo, conferire una degna conclusione al suo rapporto con lui."

"Contemporaneamente è impossibile, inevitabile, l'inserimento di una seconda sagoma, ossia quella del figlio-narratore che, tramite ricordi/esperienze/sensazioni, costruisce pezzetto per pezzetto il puzzle della figura paterna."

Dal sito dell’editore Einaudi:

Negli ultimi dieci anni Valerio Magrelli ha raccolto, su foglietti sparsi, appunti riguardanti il padre. Quando quest’ultimo muore, quei documenti diventano un materiale prezioso, «il bandolo canoro di un’infinita matassa di storie»: i viaggi in auto d’estate in giro per l’Italia; le avventure d’amore e morte durante la guerra; i desolati pomeriggi che l’uomo ormai maturo trascorre spingendo il genitore sul girello; il giorno in cui il figlio, armato di forbici, libera l’anziano febbricitante dal bozzolo del maglione; lo stupore di riconoscere, davanti allo specchio, un’espressione del viso che gli restituisce la ferrea legge dei vincoli genetici; gli abbracci, le risse, l’amore per Borromini o i folli scatti di rabbia. Diviso in 83 capitoli (numero che corrisponde agli anni vissuti dal protagonista), il libro scava fra ricordi personali e storia patria, mentre la biografia sfuma nella paleontologia, se non nella geologia… L’enigmaticità di questo iroso anti-eroe, e insieme la sua infinita lontananza, suggeriscono infatti una possibile identificazione con i resti umani di origine preistorica trovati in Ciociaria, a Pofi – suo paese d’origine.

Così narrando, Magrelli – orfano ad honorem e padre a sua volta – procrastina il congedo definitivo grazie al racconto, e non desiste, ma si maschera, fugge, scegliendo la digressione per scendere ancora più in profondità nella vita del capostipite, e mostrarne, oltre alle virtù, anche quei difetti che lo rendevano «un vecchio esacerbato e vulnerabile». Ricorrendo al montaggio di elementi eterogenei (pagine di enciclopedia, versi, aneddoti, brandelli di giornale), Magrelli dà forma a un romanzo sui generis che rievoca un addio tanto doloroso quanto liberatorio: «Mentre scrivo queste righe, vedo davanti a me lo scatolone sigillato in cui ho riposto le agende dei suoi ultimi vent’anni. Le ho trovate qualche settimana fa durante un trasloco, ne ho sfogliate un paio, e poi le ho messe via per mandarle in soffitta. Possibile che non sia curioso di leggerle? Sono sbalordito dalla mia mancanza di interesse, ma devo prenderne atto. Non mi importa nulla degli archivi, e provo nausea per i documenti. L’unico documento sono io: la carta moschicida del ricordo»

Le domande aperte:

  • Perché "non è un tema per giovani"?

  • Scrivere del padre è sempre scrivere di se stessi? È un tema autobiografico per eccellenza?

  • I collegamenti dell'autore sono forzati? Esibiti? Magrelli sembra "goderseli"...

  • Perché non provare un confronto con P. Roth, Patrimonio?

Gruppo di lettura "FËDOR KO"