Tum tam

Quella mattina Laura si era svegliata con una strana euforia, non provava una sensazione del genere da mesi. Si era preparata con una cura maniacale, ma non poteva che domandarsi il motivo di un così particolare risveglio.

Afferrato velocemente il pranzo, si era diretta verso la fermata a passo leggero, calciando divertita le foglie che ricoprivano il marciapiede.

Dopo essere salita sull'autobus, ed essersi trovata un posticino, si infilò le cuffiette nelle orecchie, così da ascoltare meglio, accompagnata dalle sue canzoni preferite, il ronzio vorticoso dei suoi pensieri.

Se le tolse solo due ore più tardi, quando era finalmente arrivata nella città che per i sei anni successivi avrebbe chiamato "casa". Ferrara.

Prima di allora non ci era mai stata, ma aveva sempre desiderato visitarla, soprattutto nell'ultimo anno. Forse perché nel profondo, sapeva che avrebbe iniziato una nuova vita lì.

Un inizio non facile.

L'aveva desiderato per tutta la vita e aspettato così avidamente, che quando era arrivato, era passato del tutto inosservato. Nessuna emozione, solo tanta stanchezza.

Ormai erano settimane che andava a lezione e non aveva ancora capito se quella che aveva scelto era la strada giusta per lei, si sentiva costantemente fuori posto.

Questi pensieri le invadevano la mente mentre prendeva posto sulla sedia di plastica semidistrutta in un’aula gelida. Salutò con trasporto i suoi nuovi amici, Federica e Lorenzo, che stavano chiacchierando. Si unì alla conversazione ma non prestava molta attenzione a ciò che dicevano. Il pensiero di aver sbagliato tutto e di trovarsi dove non voleva essere l’attanagliava come in una morsa.

Dopo qualche minuto, il professore di Anatomia batté due colpetti sul microfono e richiamò l'attenzione dei pochi ragazzi che occupavano la gigantesca aula della Fiera.

La sua voce era molto calma e le parole risuonavano come una litania flebile e pacata. Laura faceva scorrere pigramente la penna sul quaderno e dopo poco sprofondò in un torpore ormai familiare: le palpebre si facevano pesanti e gli sbadigli si susseguivano l’un l’altro sempre più frequentemente, mentre le gambe scivolavano molli lungo il pavimento.

Fu quando si avvolse nella sua sciarpa di lana che lo sentì.

Tum tam.

Sistole e diastole.

Il suono grave e forte della sistole, seguito da quello più lieve, quasi un soffio, della diastole.

Fu come una scossa elettrica. Iniziò a tremare e si sentì invadere da un’allegria quasi euforica e una voglia improvvisa di scoppiare a piangere.

Finalmente, quel momento che aveva tanto aspettato era arrivato. Un brivido di pura gioia l’attraversava dalla testa ai piedi. In quel preciso istante, dopo tanti mesi di domande, aveva una certezza: la strada che si era scelta, che aveva sognato fin da bambina e che aveva raccontato con fierezza ai suoi amichetti sarebbe diventata il suo destino.

La sua nuova vita è iniziata così.

Con il battito di un cuore.

Emanuela Aliberti, ex studentessa del Galilei