La partita

Sembra paradossale pensarlo, ma amore e odio soggiornano spesso nella nostra anima seduti sulla stessa poltrona; tentano di far prevalere la loro opinione su quella dell’altro, finendo per bisticciare e causare confusione nelle nostre teste.

Ecco, nella mia testa il loro conflitto si fa particolarmente acceso riguardo la pallavolo. Uno sport a cui ho dedicato sette anni di vita, migliaia di ore di allenamento e tutto me stesso.

Vi potrà sembrare scontato pensare che avendo speso così tanto tempo ed energia il mio amore nei suoi confronti sia incondizionato…non è così.

Ogni mattina mi sveglio, e, ancora assonnato, penso già alla giornata che mi aspetta: una giornata piena, come al solito. Svogliato, scendo le scale e il pensiero inizia a logorarmi. Nemmeno faccio in tempo ad entrare in classe che già sono seduto in autobus per tornare a casa. Ed è proprio in quell’apparente momento di tranquillità, guardando fuori dai vetri sporchi della corriera, che mi rendo conto di quanto peso io senta sulle spalle. Arriva la mia fermata. Scendo e corro dentro casa, dove mi aspetta il solito pranzo da divorare in tutta fretta. Faccio appena in tempo a sedermi sulla scrivania che è già ora di alzarsi. Salgo in auto e arrivo davanti al palazzetto, dove la domanda “ma chi me lo fa fare” si fa sempre più sentire. Scaccio via i pensieri e, con passo svelto, mi appresto ad aprire la porta del palazzetto. Qualche battuta con i compagni, alcuni di loro sono amici e confidenti. Uno sguardo di approvazione dall’allenatore e tutto torna ad essere un poco più chiaro.

Amore e odio sono protagonisti di un perfetto gioco di equilibri, senza di loro la partita della vita sarebbe impossibile da giocare.

Il nostro modesto compito da arbitri è fare in modo che questo straordinario match senza esclusione di colpi non termini mai.

J.M., 3^D