Arrendersi o continuare a lottare?

“L' inizio" è anche l’inizio di una nuova vita.

Chiara e Nicolò sono due atleti padovani che in seguito ad un incidente invalidante sono stati costretti a ricominciare da zero a vivere le loro vite e per farlo hanno trovato un valido alleato nello sport… Non siete curiosi di conoscere le loro storie?

Chiara Nardo

Nome: Chiara

Cognome: Nardo

Classe: 1974

Luogo di nascita: Vo’ Euganeo (Padova)

Sport: Canottaggio

Nicolò Toscano

Nome: Nicolò

Cognome: Toscano

Classe: 1990

Luogo di nascita: Padova

Sport: Rugby, Basket

  • “Praticavi qualche sport prima dell’incidente? Continui a praticarlo anche adesso o il tuo sport attuale è molto diverso dal precedente?”

Chiara: Io ero un guidatore/allenatore di cavalli da corsa e in carriera ho vinto 734 corse. Insieme al mio papà Claudio gestivo due scuderie, una all’Ippodromo Le Padovanelle (dove c’era lui con i puledri) e l’altra alle Frassanelle (Rovolon) dove io allenavo i cavalli più anziani. Sono stata travolta da Munter, uno dei miei cavalli del cuore, nel gennaio 2015 che ha provocato un incidente invalidante e, una volta uscita dall’ospedale, dopo più di 6 mesi, dovetti chiudere la mia attività e trasferire i cavalli da alcuni colleghi, anche perché nel frattempo il mio papà si ammalò e morì da lì a poco.

Nicolò: Ho sempre praticato sport, sin da piccolo ho sempre giocato a calcio, ho fatto sci e ho praticato anche il tennis. L’incidente purtroppo non mi permette di giocare a calcio. Però, anche dopo il trauma, ho sempre voluto fare una disciplina sportiva, Il rugby in Carrozzina è il mio sport principale ma gioco anche a basket e qualche volta vado a fare due scambi a tennis con degli amici.

  • “Cosa ti ha spinto a continuare a praticare uno sport ad alti livelli in seguito a un avvenimento che per molte altre persone può essere demoralizzante e portare alla perdita dei propri obiettivi?”

Chiara: Dopo 2 anni di fisioterapia soprattutto in acqua trovai lavoro come segretaria in un’azienda vicino a Vò, il paese dove abito attualmente. Mi accorsi che soffrivo molto il fatto di lavorare in un ufficio e soprattutto mi mancavano adrenalina, emozioni e soddisfazioni che solo lo sport può trasmettere. Venni a conoscere il mondo dello sport paralimpico perché partecipai ad un campus organizzato dal CIP/INAIL a Lignano, dove provai 8 sport e mi innamorai dell’arco, la bici e la barca. Iniziai col ciclismo nel team di Obiettivo 3, con Alex Zanardi, ma si rivelò uno sport non compatibile con i miei problemi fisici così dirottai nel 2019 nel canottaggio alla Canottieri Padova.

Nicolò: L’incidente non ha mai fermato la mia voglia di praticare uno sport, ricordo che già dai primi mesi dopo l’accaduto chiesi di sapere che discipline sportive si potessero fare in carrozzina. Non potrei mai dire come le persone reagirebbero a un trauma come quello che ho subito io. So quello che ho dovuto affrontare io, e come me tanti altri miei compagni, e so quanti benefici crei lo sport a una persona con disabilità che poi può portare anche a traguardi importanti come vincere 4 scudetti, 1 coppa Italia, 1 supercoppa e a far parte della Nazionale Italiana, come è successo a me. Però in prima battuta c’è l’aspetto di recuperare una socialità che la disabilità sembrava aver precluso, invece attraverso lo sport c’è la possibilità di tornare in un contesto sociale “normale”.

  • “La scorsa estate hai partecipato alle paralimpiadi di Tokyo. Come ci si sente a rappresentare il proprio paese a livello mondiale in una competizione di tale prestigio?”

Chiara: Per me partecipare a Tokyo non era un sogno ma un obiettivo perché volevo dimostrare a me stessa che, nonostante l’incidente che mi ha bloccata all’apice della mia carriera, ce la potevo fare comunque e rappresentare il mio paese in una competizione al massimo livello sportivo è stato un onore nonché un grande orgoglio.

Nicolò: Purtroppo il Rugby in carrozzina non si è ancora qualificato a una Paralimpiade, resta sicuramente il sogno più grande che ho. Nel rugby si qualificano le prime 3/4 Nazioni europee e il nostro apice è stato essere 11esimi, uno dei motivi è che è uno sport giovane perché in Italia è arrivato solo dal 2011. Stiamo lavorando perché aumentino il numero delle squadre in Italia, perché il campionato sia sempre più competitivo e perché le squadre di club forniscano atleti per costruire una Nazionale sempre più forte.

  • “Dati gli alti livelli in cui gareggi lo sport occupa molto del tuo tempo. Come riesci a gestire gli allenamenti e le gare e allo stesso tempo il lavoro/studio? E per quanto riguarda le relazioni? Ti è complicato trovare del tempo da dedicare alla famiglia e agli amici?”

Chiara: Io mi alleno moltissimo: alla Canottieri Padova faccio 9 allenamenti settimanali in barca singola e ogni due settimane vengo convocata a Piediluco, in provincia di Terni, dove mi alleno con la squadra nazionale di Pararowing e li faccio 13 allenamenti settimanali, praticamente due al giorno. Essendo una tipa introversa e solitaria di natura, non soffro la lontananza di amici anche perché i miei amici erano diventati i miei compagni di allenamenti, l’unico che mi è mancato in qualche occasione è stato il mio cane Rambo. Quando non potevo portarlo con me a Piediluco o alle gare, lo accudiva la mia vicina di casa.

Nicolò: Dall’anno scorso ho iniziato a studiare presso l’Università di Padova nel corso di Educazione Professionale, prima gestivo un’attività nel centro di Padova. Convivo con la mia fidanzata ho una famiglia fantastica, che mi ha sempre sostenuto in tutto, e diversi amici. A volte è faticoso trovare il tempo e la voglia di andare ad allenamento, io sono in palestra 4 volte alla settimana, però credo che se uno ha una forte passione per lo sport il tempo e la voglia si trova. Certo far conciliare tutto è complicato anche per me però, come ho detto prima, la passione per il rugby è più forte della fatica!!

  • “Molti ragazzi, durante questi mesi a causa della pandemia, hanno vissuto esperienze negative. Cosa senti di dire a coloro che vivono nello sconforto e nel dolore?”

Chiara: Io non ho sofferto tanto durante la pandemia perché essendo una tipa solitaria la mia vita è costituita quasi solamente dal mio cane e dallo sport, e sono riuscita a continuare ad allenarmi perché mi hanno portato un remoergometro, una specie di vogatore, però per una persona non abituata alla solitudine immagino possa essere stato davvero difficile, anche perché una situazione come quella che abbiamo vissuto ti costringe a metterti a contatto con te stesso e ciò non sempre è una cosa positiva.

Nicolò: Direi che le esperienze negative possono capitare a tutti e possono essere di qualsiasi entità, da prendere un brutto voto a scuola a far un incidente con il motorino che ti costringe a vivere tutta la vita su una carrozzina. Di certo la pandemia ha rappresentato una difficoltà per tanti che ha portato a vivere momenti di sconforto e dolore, però è proprio nel momento di difficoltà che dobbiamo reagire. Ognuno di noi dentro ha delle risorse che non sa di avere, che si possono e si devono tirar fuori nei momenti brutti. Ed è grazie a queste risorse che siamo in grado di trasformare le difficoltà, le cose brutte in qualcosa di positivo come magari ho fatto anche io dopo l’incidente.

  • “La vita è bella?”

Chiara: Io amo la vita, io l’ho sempre amata, e quando è successo l’incidente nel 2015 l’ho presa molto serenamente perchè ho pensato che fino a quel momento lì avevo avuto tanto dalla vita, a partire dal fatto di essere nata in un paese avanzato come l’Italia. Consapevole di questo dono che la vita mi ha fatto, ho sempre chiesto il massimo a me stessa, non tanto nello studio, dove ho fatto il minimo indispensabile, quanto invece nell’attività fisica, ambito in cui mi è sempre piaciuto mettermi alla prova perché ho sempre voluto dare il massimo. Ho visto l’incidente come un segno del destino, infatti, anche dopo essere guarita ho deciso di chiudere definitivamente con quel mondo e dedicarmi ad altro. Arrivare a Tokyo era il mio obiettivo ma, terminata quell’esperienza ho deciso di godermi di più la vita che mi è stata donata, anche perché, appena tornata da Tokyo, durante una premiazione, ho conosciuto una persona che mi ha cambiato la vita, campione di tiro con l’arco, con cui sono attualmente fidanzata e che mi ha avvicinata al suo sport. In ogni caso ciò che mi sento di dire a tutti i ragazzi è: godetevi appieno la vita perché tutto potrebbe cambiare da un momento all’altro. Non sprecate i momenti che vi vengono donati!

Nicolò: La vita è bellissima, e offre mille possibilità, sta a noi avere la forza di coglierle e di viverle al meglio delle nostre possibilità.

M.S. e L.G., 4^E