Il coraggio della verità

Riflessioni in seguito alla lettura del libro “Giulio fa cose” di Paola Deffendi e Claudio Regeni

“Verità per Giulio Regeni”

Ogni tanto, nella nostra quotidianità, ci sarà capitato almeno una volta di imbatterci in un braccialetto, una spilla, un adesivo o uno striscione di colore giallo acceso, su cui vi era stampata una scritta: “Verità per Giulio Regeni”. Magari qualcuno di noi, osservando questi striscioni, si è domandato a che punto siano le indagini per la morte di Giulio, altri si sono chiesti perché si cerchi con così tanta insistenza la verità, qualcuno magari si è interrogato su chi fosse Giulio.

Immaginatevi un ragazzo estremamente brillante e curioso, che all’età di sedici anni mette in gioco le proprie capacità e da Fiumicello, un piccolo paese in provincia di Udine, si trasferisce in New Mexico, per studiare al Collegio del Mondo Unito. Poi, si laurea a Leeds e a Cambridge e decide di proseguire il suo dottorato al Cairo.

Immaginatevi un ragazzo dalle grandi capacità, che manda curricula in giro per l’Italia e non ricevendo risposta, decide di arricchirli ancora di più per sperare di poter essere assunto.

Un ragazzo normale, con tanti amici, sogni e una grande fiducia nel futuro.

Questo ragazzo si chiamava Giulio Regeni e il 25 gennaio del 2016 alle 19.41 è misteriosamente scomparso al Cairo mentre si recava a casa di un amico per festeggiare il suo compleanno.

Sono stati otto giorni di angoscia per i genitori Paola e Claudio e per la sorella Irene, che nonostante la preoccupazione dilaniante, non hanno mai smesso, nemmeno per un secondo, di avere fiducia per il meglio.

Il 3 febbraio le loro speranze sono state stroncate brutalmente. Il corpo di Giulio è stato ritrovato abbandonato sul ciglio di una strada, seminudo e presentava segni evidenti di tortura. La madre Paola ha dichiarato, quando è stato il momento, di aver riconosciuto immediatamente il corpo “dalla punta del naso”, una delle poche parti che ancora era integra.

Le autorità italiane si sono mosse immediatamente per far luce su questo omicidio, ma sin da subito, nonostante vane promesse iniziali, la collaborazione delle autorità egiziane si è rivelata un ostacolo. I depistaggi e gli innumerevoli tentativi di creare piste fallaci sono culminati con l'omicidio di cinque persone innocenti da parte delle forze dell’ordine egiziane. Queste persone sono state ritenute inizialmente colpevoli perché, come ha provveduto a far immediatamente sapere il governo egiziano, erano in possesso dei documenti di Giulio.

E nonostante ciò, il giallo delle bandiere, degli striscioni non si ferma. Il “Giallo-Giulio” non si ferma: chiede verità e giustizia, due valori alla base di uno Stato democratico; due richieste legittime, perché è inaccettabile che un ragazzo sia stato ucciso così barbaramente. Due fatti che stentano a concretizzarsi, perché gli ostacoli sono innumerevoli, alcuni sono insormontabili e se ne creano di nuovi ogni giorno.

Inizialmente, lo Stato - le istituzioni, in primis il Presidente Mattarella - li ha chiesti e pretesi; ma la politica, come spesso accade, ha seguito altre strade.

Sebbene in un primo momento molti politici si siano dimostrati vicini alla causa di Giulio e abbiano assicurato qualsiasi sostegno possibile alla famiglia, alla fine del loro mandato non hanno sentito il bisogno di rinnovare il loro impegno.

Inoltre, malgrado nelle settimane successive all'omicidio il nostro Paese avesse deciso di ritirare l’ambasciatore italiano al Cairo per la mancata collaborazione dell’Egitto, il 14 agosto 2017 il governo ha deciso di rinviare un nuovo ambasciatore in Egitto, perché nessuno dei due paesi aveva intenzione di interrompere le relazioni che li legano. Nonostante l’ambasciatore sia partito con la promessa di fare il possibile per il caso Regeni, a oggi i genitori faticano ancora a instaurare un dialogo.

Dunque, ad alcune frange della politica è mancato il coraggio di portare avanti l’indignazione per un atto così vile come l'omicidio di Giulio con azioni diplomatiche serie, concrete ed efficaci, e ha preferito proseguire sulla scia dei propri interessi internazionali già consolidati. Una politica che teme di dover compromettere il proprio futuro piuttosto di affrontare e condannare con forza una violazione dei diritti umani così grave. Le parole dei genitori di Giulio nei confronti di questo atteggiamento sono graffianti, incisive e profondamente toccanti.

“E quando lo stato ti abbandona, allora ti rendi conto di quanto ti senti italiano ma anche di quanto il tuo governo, le istituzioni, che dovrebbero rappresentanti, siano assenti inadeguate. Perché in realtà né il nostro governo né il regime di Al-Sisi vogliono rompere la loro amicizia, così florida, a causa dell'omicidio di Giulio e delle violazioni dei diritti umani in Egitto che nostro figlio ha scoperchiato.” da “Giulio fa cose”

Ma il Giallo-Giulio galoppa e colora molte persone e altrettante città di questa sua sfumatura così accesa, che vuole esprimere la solidarietà verso coloro che di lui si sono tinti e vuole illuminare per fare chiarezza.

Il giallo, uno dei colori preferiti di Giulio che muove i suoi primi passi a partire dai genitori Claudio, Paola e dalla sorella Irene, che ogni giorno dal quel 25 gennaio combattono con coraggio perché Giulio ottenga giustizia, perché la sua morte così barbara e impunita non rimanga nell’ombra o rimanga ignorata.

La battaglia dei genitori di Giulio è una battaglia che viene condotta con estremo coraggio, ma un coraggio diverso da quello della letteratura classica e lontano dalle storie che raccontano i bambini. Una forma che va al di là dello sconfiggere le proprie paure, un coraggio doloroso, distruttivo, dilaniante, ma inevitabile. Inevitabile perché consiste nel voler capire, voler fare chiarezza, nel voler trovare la verità a tutti i costi, senza mollare mai, e questo comporta capire ogni giorno “il contesto che stava attorno a Giulio, capire la non coerenza, l’ambiguità, le parole vuote della politica, delle varie istituzioni”. Coraggio è andare avanti, non farsi abbattere da chi dovrebbe sostenere, per bisogno di giustizia e per cercare di cambiare la situazione, in modo che episodi così aberranti, che leniscono i diritti umani sotto ogni punto di vista, non si ripetano ancora una volta.

Quindi, quando passeggiando per il centro, ci capiterà di incrociare una bandiera o un adesivo, ricordiamoci di Giulio. Ricordiamoci della sua famiglia e della sua battaglia. Ricordiamoci di chi, ogni giorno, subisce una violazione dei propri diritti. Ricordiamoci di chi vive in stati dove non può esercitare le proprie libertà. Ricordiamoci di chi è abbandonato dal proprio paese.

Ricordiamoci di chi chiede giustizia con coraggio e non la ottiene.

Emanuela Aliberti, 5^A