Un viaggio intorno al mondo

In un momento in cui viaggiare non è per noi fisicamente possibile, ho voluto provare con Internet, tentando di andare oltre tutti questi limiti che improvvisamente si sono catapultati nelle nostre vite, impedendoci di continuare a dare per scontato o banale la semplice normalità.

Ho letto di un mondo che, nonostante sia stato messo tragicamente e duramente alla prova, è ancora vivo e continua a resistere.

In Medio Oriente, dopo anni di guerre e migliaia di morti e feriti, tra gli Stati Uniti, le forze afgane e quelle talebane, è stata finalmente firmata una tregua.

Un osservatorio in Cile ha scoperto il primo buco nero in un sistema stellare visibile ad occhio nudo.

La Nasa ha dato il via alla missione Mars 2020, per cercare di arrivare a posare il primo passo umano anche nel pianeta rosso.

In Argentina è stata approvata una legge che dà alle donne il potere di scegliere se interrompere una gravidanza.

In Kazakistan è stata abolita la pena di morte; mentre tutto il mondo di fronte a questo odiato virus si è mobilitato per scoprire al più presto un vaccino che sia in grado di ridarci le nostre vite, e di far smettere di aumentare esponenzialmente il numero di vittime.

Quest’anno verrà ricordato da ognuno di noi come quello sfortunato e triste per eccellenza, ma preferirei ricordarlo come il viaggio che con le sue esperienze mi ha insegnato di più: dal semplice apprezzare la libertà di fare una passeggiata al sole, o di dare un abbraccio, alla consapevolezza che esistono persone con un coraggio immenso.

Personalmente mi piace molto l’idea di vivere e poter vedere un mondo che, nonostante ingiustizie, discriminazioni, violenza e sofferenza, è composto anche di persone che non subiscono, ma reagiscono.

Persone come i volontari che, a rischio della propria vita, si sono gettati in mezzo alle fiamme in Australia per spegnere incendi immensi e salvare persone e animali.

Persone come Christian, bambino di Chieti, che, ricevuti 100 euro dalla nonna come regalo di compleanno, ha deciso volontariamente di usarli con il fine di comprare e donare all’ospedale della sua città delle mascherine chirurgiche con allegata la scritta: “Grazie Dottoressa, vi vogliamo bene, buon lavoro!”.

Persone come Ivan Fontoura, pediatra di 92 anni, che ogni giorno in Brasile cura i bambini poveri nei villaggi e che senza di lui non potrebbero permettersi alcun tipo di cure sanitarie.

Vorrei avere la forza del piccolo Jorge, nato prematuro in Perù a 23 settimane di gestazione con il peso di 580 grammi e positivo al Covid, che, nonostante tutti i pronostici nettamente a suo sfavore, è riuscito non solo a sconfiggere il virus, ma anche a continuare a crescere.

Vorrei avere il coraggio dei medici in tutto il mondo che, nonostante la consapevolezza di ciò che li aspetta e dei rischi che corrono, si alzano ogni giorno e vanno a lavoro.

E.G. 4^E