Un quadrimestre sulla Luna

LA MIA ESPERIENZA DI SOGGIORNO-STUDIO SULLA LUNA (UN QUADRIMESTRE)

Buongiorno a tutti, mi chiamo Aurora, e vorrei condividere con voi la mia esperienza di un quadrimestre di studio sulla Luna. 

All’inizio di novembre, al momento di scegliere il mio percorso PCTO, tra le varie proposte di attività in aziende, università o soggiorni studio in Paesi del nostro pianeta, avevo notato anche il seguente:

PCTO SULLA LUNA Gli studenti che frequentano un periodo di studio in una navicella spaziale sulla Luna possono ottenere il riconoscimento di un monte ore ai fini del PCTO, pari a 900 ore + voto 100 all’esame finale di Stato. 

Viaggio organizzato dall’Agenzia EFreg-a Tour-a (molto nota nel settore)

Incuriosita, ma ancora incerta perché il premio finale mi sembrava un po’ troppo alto, cominciai a pensare a quanto mi sarebbe piaciuto fare questa esperienza e uscire dalla mia zona comfort, come mi consigliavano da tempo i miei personal coach nei social dedicati alla motivazione personale. Uscire, muoversi, vedere nuovi orizzonti. Mi sembrava, infatti, di essere sempre allo stesso punto. Cercavo di ripetermi che questa era solo apparenza, perché in realtà stavo già girando come una trottola, assieme alla Terra, a velocità folle nell’universo. La Terra ci trascina attorno al Sole a 107mila/km all’ora, ma anche il Sole viaggia con tutta la compagnia del sistema solare a 885mila/km all’ora. E poi si va da Andromeda, (perché no?) perché è una bella galassia, (a 400mila km/h) e tutti insieme verso la Grande Concentrazione di Massa (Grande attr- Attore!) a 2 milioni km/h. 

Insomma, già facevo 370 km al secondo. Eppure, ne avevo fatto un’abitudine. 

Partecipai, assieme ai miei genitori, a tutte le riunioni informative. Inizialmente i miei erano preoccupati di lasciarmi andare via, ma poi, vedendo il mio entusiasmo alla prospettiva di gestire la mia routine quotidiana fuori di casa per diversi mesi, e soprattutto, allettati dallo stesso pensiero, si convinsero. 

Il giorno della partenza avevo uno strano presentimento ed ero già pentita. Ma era troppo tardi. I nostri genitori si erano già fatti un selfie davanti alla navicella e lo avevano condiviso con parenti e colleghi. 

Gli operatori dell’Agenzia EFreg-a Tour-a ci spinsero dentro in malo modo. Nelle foto dei loro opuscoli si vedono solo ragazzi sorridenti, al Settimo Cielo (“Vieni con noi!”), ma la realtà mi appariva molto diversa. Quando mi infilai l’austera tuta marrone mi venne in mente la Monaca di Monza e mi resi conto, con dolore, che per un intero quadrimestre non avrei più rivisto il mio guardaroba.

Mi guardai attorno e vidi qualcuno dei miei compagni che si sforzava di piangere ma non ci riusciva: eravamo già in orbita e, nello spazio, senza gravità, le lacrime non possono scorrere.

Consegnarono a ciascuno un pacchetto contenente quattro paia di pantaloni (uno per mese), quattro paia di calzini, un po’ di biancheria e una molletta per il naso (per l’odore).

La mia tutor spaziale si chiamava Samantha Giovanna. Dopo la prima Samantha, la Grande, l’Eccelsa, tutte le altre direttrici si erano dovute chiamare allo stesso modo, quindi le tutor erano Maria Samantha, Samantha Paola, ecc. A dire il vero, sulla figura di Samantha la Grande mi capitò spesso di sentire commenti un po’ ambigui dai membri dell’equipaggio, quando non sapevano di essere osservati. Pare che usasse ad arte i media e la propaganda, ma dietro quel viso intelligente e simpatico, reso tenero dai capelli un po’ dritti come i peluche, si nascondesse una figura dispotica: faceva video in veste di mamma-massaia per cucinare piatti deliziosi per l’equipaggio, come quello in cui preparava pollo al riso e alla curcuma, ma già da lì si vedeva che mangiava solo lei!

La nostra stazione orbitava attorno alla Terra ogni 90 minuti e quindi vedevamo ogni giorno 16 albe e 16 tramonti. I tramonti mi piacevano moltissimo perché avevamo a disposizione una zona, chiamata Tranquillity, dove avremmo dovuto dormire, (c’era anche la televisione) e in realtà passavamo molto tempo a chiacchierare, ma le sedici albe mi facevano dare di matto!

Inoltre, che cosa provereste a bere acqua diciamo “potabile”, sapendo che poco prima è stata riciclata da sudore o urina?? 

A volte capitava anche qualche piccolo, ehm, incidente, perché non capivamo in tempo se dovevamo “andare in bagno” (che poi era un imbuto). 

Adoravo galleggiare, bere con la cannuccia e un esperimento divertente è stato far crescere delle piante nei vestiti sporchi. Era anche bello buttare via gli indumenti invece di lavarli. 

Il soggiorno-studio finì, purtroppo, all’improvviso. Una sera accadde l’inevitabile: dopo alcune settimane di cibi da idratare un nostro compagno ci fece capire che aveva nascosto qualcosa di proibitissimo con cui avremmo potuto fare “seratina”. Tirò fuori un vasetto di Nutella e delle fettone di pane da spalmare…Aperto il sacchetto, ci fu un’esplosione di briciole, peggio delle supernove, seguita dalle urla dell’equipaggio.

Nota disciplinare a tutti e dietrofront. Niente più punti PCTO e addio al bel 100 all’esame. 

Se l’esperienza, comunque, mi è servita? Certamente! E la consiglierei a tutti. Ora mi sento una persona cresciuta, più matura, e la vista dall’alto del nostro pianeta: la nostra “biglia blu”, meravigliosa, mozzafiato, circondata dallo spazio…un’emozione grandissima. Sarà il ricordo indimenticabile che porterò sempre con me.

A.G., 3^L