Il coraggio della giustizia

Tu lo sai cosa vuol dire coraggio?

Qui fra noi c'è qualcuno che può spiegartelo meglio di me.

Uno fra i tanti che avrebbe potuto spiegarcelo si chiamava Boris Giuliano e tutte le mattine al Bar Lux beveva il suo caffè amaro e gustava la sua Iris alla ricotta: lo faceva con molto coraggio. Era il capo della squadra mobile di Palermo, ma la mattina del 21 luglio del 1979 un uomo con poco coraggio gli scaricò 7 colpi di beretta alle spalle.

Un altro si chiamava Carlo Alberto Dalla Chiesa e con tanto coraggio si era trasferito da Milano a Palermo per dar la caccia ai Corleonesi. Un'altra, accanto a lui, si chiamava Emanuela Carraro e con altrettanto coraggio decise di amare Dalla Chiesa per il resto della sua vita.

Si spensero entrambi dopo una raffica di proiettili.

Un altro si chiamava Domenico Russo, aveva 21 anni, una vita piena di obiettivi da raggiungere e seguiva Dalla Chiesa. Con il coraggio di un ragazzino aveva accettato di fare da scorta al prefetto: quel coraggio gli servì solamente per lottare 12 giorni in più dei due coniugi che proteggeva.

Un'altra si chiamava Emanuela Loi e fu la prima donna italiana a cadere in servizio: il 19 luglio 1993 aveva 24 anni. Tanti se la immaginano ancora lì, accanto a Borsellino con la testa alta e la beltà che contraddistingue chi combatte la mafia per proteggere lo Stato e tutti noi.

Ognuno di loro aveva paura di morire, ma ancor prima aveva paura di abbandonare tutti i suoi progetti per proteggere giorno e notte i capitani dei buoni dagli attacchi dei cattivi.

Il vero coraggio sta qui. Sta nella scelta di schierarsi dalla parte dei giusti, dei corretti, di quelli che alle volte possono anche sembrare i più deboli. Sta nel mettere la propria vita, la cosa più importante, a disposizione di una causa ideologica.

È il coraggio ciò che permette angeli che combattono questa guerra di resistere contro coloro i quali lasciano cadaveri nei fossi, nelle auto, sotto le macerie e dentro il cemento. Corpi senz'anima di bimbi, di donne e di uomini di troppo coraggio... Troppo coraggiosi perché capaci di esporsi, di negare il loro assenso ad una faida, ad una famiglia saccente, prepotente, mafiosa.

Che cos'è quel coraggio? Il coraggio di Vito Schifani, Domenico Russo o Emanuela Loi. Che cos'è la paura, la paura di morire.

Oggi ce lo può spiegare, con questa preziosa lettera, il signor Esposito, per dieci anni al servizio in qualità di agente di scorta del giudice Antonino Caponnetto: uno fra i magistrati più impegnati nella lotta alla mafia già da prima delle stragi del 1992.

Francesco Sanavia, 5^F