La legge degli orinatoi

“Il bus non è pieno, ho spazio per sedermi” pensavo, incosciente di un cruciale particolare che notai subito dopo. Se era vero, infatti, che c’erano posti liberi che avrei potuto usare, era altrettanto vero che il sedile di fianco era sempre occupato. Così, di fronte ad una simile situazione, presi l’unica decisione ragionevole: rimasi in piedi per tutta la durata del viaggio. Il motivo è semplice e condivisibile: sedersi di fianco a degli sconosciuti è imbarazzante. Da situazioni come questa si può estrapolare la legge degli orinatoi, secondo la quale, se una persona usa un orinatoio, deve avere la premura di essere ad almeno un orinatoio di distanza da qualsiasi altro individuo, se tale condizione non può essere soddisfatta, si dovrà aspettare che si liberi un posto. Si tratta indubbiamente di una legge primordiale, non scritta e neanche tramandata oralmente, semplicemente tutti la seguono, anche chi non è cosciente della sua esistenza, ed è proprio questa la parte interessante.

Si tratta infatti (la legge degli orinatoi) di un comportamento diffuso e accettato in maniera globale e molti lo seguono in maniera inconscia, senza accorgersene, tanto che chi devia da tali linee guida è generalmente visto come un individuo fastidioso. Sembra che per l’uomo sia naturale allontanarsi dai propri simili, cercare di mettere più spazio possibile tra se stessi e gli altri, a meno che non ci siano delle buone ragioni per unirsi, come un obbiettivo comune, oppure il fatto che ci si conosce già. In certi casi sembra che si nutra un certo fastidio nei confronti di chi, secondo noi, invade i nostri spazi personali, anche se in realtà non ci sta recando nessun danno. Tornando all’esempio del bus, ipotizziamo che io mi sia seduto di fianco ad una persona e che abbia tirato fuori il telefono, per guardare le notizie. In tal caso farei di tutto perché quella persona non possa capire con certezza cosa io stia guardando, anche se magari stiamo entrambi leggendo le stesse identiche notizie sui nostri telefoni. 

Naturalmente si parla di piccoli esempi, che non hanno veramente delle ricadute sulle persone, ma se l’uomo è, generalmente, così schizzinoso, da provare fastidio o imbarazzo anche per cose talmente insignificanti, forse non è tanto folle considerare certi fenomeni come il sintomo di una naturale diffidenza degli uni verso gli altri. Certi comportamenti sono dovuti ad una sostanziale paura per i propri simili, perché pensiamo che in qualche modo chi ci sta accanto potrebbe ferirci, anche involontariamente. Sono le stesse ragioni per cui parlare dei propri problemi ad un’altra persona può essere difficile, se non si ha la giusta confidenza, oppure per cui dichiararsi alla propria amata o amato, senza essere sicuri che ricambi, è un atto che richiede un certo coraggio. Ma in fondo va bene anche così, perché se ci siamo evoluti per millenni, e siamo giunti ad avere certi comportamenti, un motivo ci dovrà pur essere, anche se è innegabile che avere fiducia negli altri faccia bene.

A.C., 3^C