Galiarte

La pace e la guerra viste dall’arte

La pace è un tema frequente nell’arte e si manifesta diversamente secondo la personalità dell’artista. Si può trattare attraverso il genere sacro-religioso, ma anche attraverso il profano, o meglio, quotidiano.

Ballo sulle rive del Manzanarre

L’opera Ballo sulle rive del Manzanarre appartiene a quest’ultimo genere e forma parte della seconda serie di cartoni per gli arazzi reali che Francesco de Goya realizzò per decorare la sala da pranzo dei Principi di Asturia, i futuri Carlo IV e Maria Luisa di Parma.

Goya descrive il ballo in primo piano, una danza in cerchio tra donne e uomini e intorno un gruppo di persone che segnano il tempo della musica; tutto questo contribuisce a creare un clima allegro e una relazione amichevole tra i partecipanti. Lo stesso Goya ritiene che anche le figure in secondo piano (un militare conversando con una giovane donna e un altro fanciullo andato a bere al fiume) sono importanti; chiudono la scena una chiesa in fondo a sinistra e una zona limitrofa al fiume, prossima alle terre e alla casa dove visse lo stesso Goya, mentre le chiome degli alberi hanno la funzione di telai.

I colori sono brillanti: a sinistra l’azzurro del cielo sfuma con il rosa. Goya si ispirò per il cromatismo all’artista veneziano Tiepolo, il quale si era trasferito a Madrid per decorare il Palazzo Reale. Goya ricercava la verità nelle sue opere e durante la sua gioventù riuscì a rappresentarla proprio come la vedeva, ma a causa della sordità il suo interesse si orientò di più verso la natura dell’uomo e la sua pittura si fece più pessimista.

Il 3 maggio 1808

La scena de “il 3 maggio 1808” è ambientata nella periferia di Madrid, vicino alla montagna del Principe Pio. Durante la notte un gruppo di esecutori dell’esercito francese si sta preparando per uccidere degli insorti che attendono di essere fucilati. La luce della lampada al suolo proietta delle lunghe ed incombenti ombre; coloro che stanno per essere fucilati lasciano intravedere un profondo terrore attraverso le espressioni della faccia, degli occhi e la gestualità; i visi sono rappresentati con delle pennellate rapide, in un modo quasi succinto. Solo l’uomo con la camicia bianca emana il suo ultimo grido. Il colore luminoso del bianco e del giallo rompe il silenzio di quello scuro, rendendo la figura con le braccia sollevate un martire.

In quest’opera l’antieroe manifesta diversi stati d’animo che oscillano tra la paura (l’uomo che guarda di sbieco), la disperazione (nei ribelli che tengono la testa tra le mani) la rabbia (nell’uomo che stringe il pugno), la pietà (nel francescano che prega verso l’uomo che hanno appena giustiziato), la resignazione (nelle espressioni delle figure che si avvicinano all’uomo che stanno per fucilare).

La figura centrale non è un eroe classico, anzi è un antieroe, un civile senza nome, ucciso da soldati anonimi con il viso coperto. Per richiamare ulteriormente

l’attenzione sulla figura dell’uomo con la camicia bianca e i pantaloni gialli, Goya non rispetta le proporzioni. L’uomo è infatti rappresentato in ginocchio, ma nonostante ciò appare più grande rispetto a tutti gli altri in piedi.

Storia

Le fucilazioni del 3 maggio 1808 furono il risultato della repressione dell’insurrezione del due maggio 1808, sorta a Madrid per la protesta popolare. Questo accaduto diede inizio alla Guerra d’Indipendenza spagnola (1808-1814) contro la dominazione francese di Napoleone.

Sofia Maniero, 4^L