I rider: lavoro o sfruttamento?

Uno sfruttamento che si cela sotto i nostri occhi: i riders

Quando sentiamo parlare di consegne a domicilio oramai non ci riferiamo più al servizio dei pony express che recapitano un capo d’abbigliamento o una pizza da un esercizio commerciale per il quale sono dipendenti, bensì parliamo di riders.

Chi sono i riders oggi?

Sono loro una nuova categoria di lavoratori subordinati ad un’applicazione che garantisce le consegne a domicilio da diversi negozi, centri commerciali o catene di ristorazione fino a casa nostra.

Un’identità digitale viene loro creata successivamente l’assunzione per renderli rintracciabili non solo dai gestori dell’applicazione, ma anche dai relativi clienti.

Al giorno d’oggi la tecnologia si sta facendo sempre più presente in questo settore e la si può associare ad uno dei motivi per il quale la situazione lavorativa dei fattorini è un tema molto discusso.

La società consumista nella quale siamo immersi tende a farci desiderare sempre di più. Grazie agli incessanti download di applicazioni di delivery siamo continuamente tentati dal fare un click per ordinare la cena, piuttosto che metterci ai fornelli o prenotare un tavolo al ristorante. Certo è comodo e gratificante aprire la porta di casa o trovare il pasto profumato nelle nostre mani, ma sappiamo davvero com’è arrivato fino al nostro campanello?

Può essere considerata un’opportunità?

Il lavoro di fattorino non va inteso come un vero e proprio lavoro, quanto piuttosto come “un’opportunità per chi ama andare in bici guadagnando anche un piccolo stipendio”. Risponde così Foodora Italia, società di food delivery, a coloro che protestavano nelle piazze contro la situazione lavorativa che li vede protagonisti.

Ecco, è necessario chiarire lo sfruttamento che si sta mettendo a nudo dietro le quinte di questo servizio immediato.

In primo luogo sono poche le aziende che forniscono una paga minima all’ora. È risaputo, ad esempio che Runner Pizza ha recentemente decretato 10 euro come salario all’ora. Dunque in una consegna che dura in media circa 20 minuti, vengono guadagnati solamente 3 euro. Alcune statistiche calcolate recentemente, dichiara il sito Money.it, stimano che lo stipendio mensile per un rider a tempo pieno oscilli tra gli 800 e gli 850 euro; mentre per uno studente che desidera guadagnare qualche soldo si parla di 350 euro circa. Risulta chiaro che con queste cifre sia davvero difficile permettersi una vita dignitosa.

Tuttavia sono ancora moltissime le aziende che retribuiscono con una paga a cottimo, dunque in base al numero di consegne. Alcuni addirittura incentivano a svolgere il servizio utilizzando la bicicletta oppure nei gironi festivi, ma anche con condizioni metereologiche avverse per ricevere un aumento.

Il vero problema è il cottimo

Il superamento della paga a cottimo dunque è uno dei principali motivi che ha spinto più di 1500 riders a riunirsi in piazza a Firenze e scioperare. È stata questa la reazione dopo il terzo decesso di uno di loro durante il 2022.

Iniziano proprio ricordando l’incidente nel quale Sebastian Gusella, 29 anni, perse la vita durante il servizio. Il ragazzo, come tanti altri suoi coetanei si era affacciato a questo lavoro per gli orari flessibili che offre, permettendogli di guadagnare del denaro per non pesare sulla famiglia durante gli studi universitari. Una voce che vuole essere più forte come mai prima d’ora da qui si fa largo: la Camera del lavoro metropolitana richiede una regolamentazione ufficiale per questo settore.

Le “autorità” hanno risposto? 

Durante gli ultimi tre anni sono state emanate diverse sentenze volte a garantire una copertura assicurativa e la definitiva eliminazione della retribuzione a cottimo. Perché sì, tutto nasce dall’apprensione di correre per le strade cittadine cercando di effettuare molte consegne e guadagnare di più. Ad oggi uno dei traguardi raggiunti è l’introduzione della fornitura dei caschi omologati ai dipendenti e l’indennità assicurativa del 10% durante l’occupazione.

Ma ad esempio non si è ancora parlato di copertura assicurativa garantita nell’arco di tempo durante il quale il fattorino scende dal proprio mezzo per raggiungere l’appartamento al quale recapitare il pacco, lo consegna ì, scende e si rimette nella careggiata.

Infine molti forse non si sono mai accorti che è fondamentale l’utilizzo di uno smartphone efficiente sempre. Non tutti, difatti, predispongono di un cellulare con una buona autonomia di memoria ed una prestazione ottimale costante. Nel momento in cui l’applicazione del GPS non funziona, al dipendente non rimane che orientarsi alla “vecchia maniera” e questa perdita di tempo grava poi sul suo salario.

Teniamo gli occhi attenti

Risulta chiaro dunque che è necessario porre un freno a questa forma di sfruttamento che sta diventando sempre più palese. Teniamo occhi ed orecchie aperte e rendiamoci conto che non tutto è come appare.