Caro Docente...

Sì, sono proprio io.

Probabilmente è appena uscito dalla mia aula, lanciando uno sguardo di disapprovazione per la confusione. Probabilmente mi ha appena ritirato la verifica, nonostante i miei tentativi per scrivere una parola all’ultimo. Probabilmente mi ha appena ripreso, o mi ha visto senza dirmi niente. Probabilmente ha appena passato un’ora a spiegare guardando la maggior parte della classe tentare affannosamente di scrivere tutte le preziose parole che escono dalla sua bocca. Probabilmente, anche se ci ha appena visti, sotto sotto le manchiamo.

Le manca riuscire a vedere il nostro volto completo, le nostre espressioni. Provare a capire da esse il nostro livello di confusione davanti al nuovo argomento, o la nostra capacità di concentrazione. Le battutine sussurrate che sì, siamo convinti che lei non senta. I sorrisi o gli occhi lucidi per tutti i nostri problemi da adolescenti che siamo convinti essere troppo lontani da lei.

Ebbene sì, siamo convinti di tante cose. Soprattutto, siamo convinti che ci sia una sorta di muro, tra noi, tra me, e lei. Qualcosa che ci, che mi soffoca, toglie il tempo e lo spazio per fare qualsiasi cosa. Quando è presente si viene a creare un campo gravitazionale che ruota, sbilanciato, solo attorno a lei: sua la classe, sua l’ora, sua la materia…l’unica, evidentemente. Mi blocco e torno, lo sguardo basso, al mio posto guardandola entrare. Aspetto, zitto, che pronunci anche solo una sillaba: decreterà la mia fine o sarò in grado di tirare un sospiro di sollievo? Ci sono volte in cui sono convinto di odiarla per tutto quello che, volontariamente o meno, mi fa, per il tempo che mi toglie, per le parole che mi dice. Ci sono volte in cui sono convinto che anche lei odi me: perché non dovrebbe? Non sono chiare manifestazioni di odio, le sue?

Forse…forse no, anche se io non me ne rendo sempre conto.

Caro “PROF”, GRAZIE. GRAZIE per avere la forza di entrare in classe ogni giorno. GRAZIE perché è animato dal desiderio di trasmettermi la sua passione, il suo amore per questa materia. GRAZIE perché si reinventa ogni giorno, ancora di più da circa due anni a questa parte. GRAZIE perché vuole farmi crescere come persona. GRAZIE perché non si stanca mai di cercare quella scintilla di soddisfazione nei miei occhi di quando riesco a fare, a capire qualcosa che mi sembrava impossibile, che mi faceva paura. GRAZIE perché non si stanca di spiegare, anni dopo anni, le stesse cose centinaia di volte, a centinaia di volti diversi. GRAZIE perché continua a CREDERE IN ME e a OSTINARSI nell’insegnare a questa testolina dura.

GRAZIE, anche se non lo dimostro, anche se non glielo dirò mai a voce. GRAZIE, anche se non mi rendo conto di tutte queste cose nella mia frenetica quotidianità di ragazzo. GRAZIE.

Con affetto,

Il suo studente