Il coraggio di ribellarsi

Da quel giorno alla NASA si resero conto che "la pipì ha lo stesso colore"


Presi un respiro profondo e iniziai a correre sotto la pioggia, la strada era diventata scivolosa. Cercavo di ripararmi con la busta di plastica in cui avevo riposto i fogli dei calcoli. Sopportavo questa tortura tutti i giorni, venti minuti per andare, venti per tornare. Il tragitto sembrava infinito, mi consumavo scarpe e piedi, ma non potevo fare di meglio.

Arrivai all’entrata dell’edificio con gli abiti fradici. La sala era immersa nel silenzio. Tutti sollevarono di scatto lo sguardo notando il mio ingresso. Strinsi al petto i documenti che mi avevano fatto da ombrello, tenevo il capo chino, desideravo diventare invisibile. Al ritmo del rumore secco dei tacchi mi diressi alla mia scrivania per tornare al lavoro come nulla fosse, almeno così speravo.

Dall’alto del suo ufficio il Signor Harrison si rivolse a me bruscamente, voleva sapere cosa facevo, dove andavo ogni giorno quando sparivo. Vidi frantumarsi le mie speranze di non aver destato sospetti, ma una come me, qui, come poteva passare inosservata? Rimasi immobile. Non distinguevo più i brividi del freddo da quelli della paura. Ripresi fiato. “Al bagno, signore” mi sarei dovuta limitare a dire, era la verità, ma la stanchezza e la rabbia pronunciarono parole che sarebbero rimaste impresse per sempre nella mente di tutti i presenti.

Lei è Katherine Johnson ed è così che immagino si sia sentita quando riuscì a dire la sua, usando una forza che forse non sapeva di avere. Dimenticò di come gli altri si aspettavano si comportasse. Tutti i giorni si assentava per andare in bagno, il più vicino distava chilometri per quelli come lei. Le era proibito partecipare alle riunioni, correggeva notte e giorno innumerevoli calcoli matematici su informazioni criptate. Per tenersi sveglia beveva caffè da una macchinetta che nessuno più osava toccare. Poteva indossare solo gonne sotto al ginocchio, scarpe con il tacco e sarebbe stata gradita una collana di perle, se l’avessero pagata abbastanza per permettersene una. Perché? Perché era una donna... perché era nera.

PER APPROFONDIRE:

  • Film: Hidden figures di Theodor Melfi

  • Libro: Il Diritto di Contare di Margot Lee Shetterly

Jamila Farsi e G.P., 4^L