Testimonianza di una scorta

Maggio 1992, me lo ricordo benissimo quel pomeriggio… ero a Firenze in servizio con la volante…

In questura tutti parlavano in modo concitato ed esterrefatto di quello che era successo, ma nessuno sapeva niente con precisione.

C’era stato un attentato, in Sicilia, era morto qualcuno… un giudice dell’antimafia con la sua scorta, ma forse anche qualcun altro…era difficile avere notizie in tempo reale, le informazioni non correvano veloci come ora.

La mafia aveva colpito ancora, un’altra bomba era stata fatta esplodere in quella terra già martoriata da una lotta incessante tra lo stato e la criminalità organizzata.

Arrivarono più tardi le conferme, la certezza su quanto fosse accaduto.

Il dramma si ripeteva ed era necessario riorganizzare le forze di polizia al più presto.

In un clima di tensione e fermento arrivò poco dopo la richiesta di supporto al servizio scorte, e la domanda a ciascuno di noi: Esposito te la senti?

Come altri colleghi che erano in turno con me quel giorno, capivo di trovarmi in uno spazio di tempo che segnava definitivamente un prima e un dopo.

Capivamo tutti che la nostra vita dopo quel giorno non sarebbe più stata come prima.

Ce la sentivamo?

Sì, senza dubbi, senza pensarci, senza paura, … volevamo giustizia, volevamo uno stato forte, uno stato che difende chi lo rappresenta, volevamo cambiare le cose e volevamo farlo noi.

Da Firenze partimmo in 10, ma già al primo corso per agenti scelti al servizio scorte, eravamo più di 50 ragazzi proveniente da tutta Italia.

Ho trascorso una decina di anni in quel reparto, alcuni dei quali con il giudice Antonino Caponnetto, girando l’Italia per raccontare cosa fosse la mafia, e come si potesse combatterla.

Siamo stati nelle associazioni, in Tv, nelle piazze, nelle scuole, e il giudice raccontava, denunciava, chiedeva a ciascuno di fare la propria parte.

E noi sempre con lui, senza mai fermarci, senza orari, spesso stanchi, a volte chiedendoci se davvero era quella la vita che volevamo…dubbi che duravano attimi, spazzati via dai volti dei ragazzi che applaudivano entusiasti, da un messaggio di stima, da uno sguardo pieno di speranza.

Negli anni ho sentito storie tremende e crudeli, ho assistito a tanti processi, ho passato ore ed ore chiuso in aule bunker ad ascoltare deposizioni e testimonianze, sentendo i nomi di poliziotti e carabinieri fedeli, di giudici e magistrati coraggiosi, o di persone comuni che avevano l’unica colpa di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato…ma c’erano, tra tutti, dei nomi che più degli altri mi fermavano il respiro in gola… erano i nomi dei bambini…

Vincenzo Esposito