L'inizio dell'odio

L'odio inizia da un amore malato. Un amore malato per cui non c'è cura, che non riesce a guarire. Un amore raffreddato dalle emozioni celate, la gelosie velate, l'invidia sottile, le parole non dette. Queste si accumulano come i brividi che annunciano il salire della febbre: prima sfuggenti, poi permanenti, diventando opprimenti.

L'odio scava lentamente, strappando le certezze, solleticando le insicurezze, i dubbi. Scava lentamente ma costantemente, senza mai fermarsi, attraverso il logorante succedersi di avversione, rancore, astio, disprezzo. Scava profondamente, colpendo le sottili pareti della lucidità, più volte, arrivando alla prima crepa e poi ancora, più forte, fino a quando queste non crollano.

L'odio cresce come una pianta infestante, danneggiando tutto ciò che incontra. Si posa come ruggine su tutto ciò che luccica, copre come uno spesso mantello tutto ciò che splende, colora di un cupo e opaco nero ogni spazio bianco, ogni ricordo, ogni sensazione, senza lasciare nemmeno la più lieve sfumatura.

L'odio non si trova nei litigi, tra gli scatti d'ira. Non si manifesta negli attimi ma è disteso nel tempo, coltivato all'interno del fiore dell'amore, il quale, una volta sbocciato, è avvelenato dalle sue stesse spine. Perché l'odio non può nascere dall'indifferenza. Perché solo da un sentimento grande come l'amore può nascerne uno altrettanto grande come il suo opposto.

A.B., 2^A

Foto di C.C., 1^E