Le cause della felicità

Vedere la gente felice, nonché essere felice, a volte, è confusionario, ci basti guardare anche a certi spettacoli di stand-up comedy dove, grazie al black humor, il comico riesce a far ridere il pubblico (me compreso) raccontando di tragedie o ingiustizie sociali.

Chiaro è che ognuno di noi trova la felicità in cose diverse, esattamente come di fronte alla stessa battuta c’è chi ride e chi no, ma esiste una caratteristica che accomuna tutte le varie forme e cause della felicità, ed è il compiere un’azione o vivere un’esperienza che risuona col nostro modo di essere.

Per essere più chiari, una persona molto calma e tranquilla, difficilmente troverà appagante andare sull’Oblivion a Gardaland, come una persona molto energica e poco riflessiva troverà probabilmente snervante dover stare seduta al computer per ricercare informazioni da usare, ad esempio, in un articolo giornalistico.

Quindi, quando qualcuno è felice sta di fatto esternando la sua personalità, affermando, dichiarando e rendendo visibile a tutto il mondo chi egli sia e cosa lo distingue dagli altri proprio perché ognuno sperimenta la gioia in modi e per cause differenti.

D'altronde la felicità è lo stato d’animo che tutti gli uomini ricercano e proprio perchè ognuno ha una diversa concezione di tale sentimento va da sé che cercherà di raggiungerlo in modi diversi, determinando così anche le altre caratteristiche che distinguono la sua persona, come i suoi sogni e cosa farà della sua vita.

Facendo un ragionamento al contrario infatti diremmo che un individuo che si trova in un contesto che non lo rappresenta, come un ambiente di lavoro sterile e privo di stimoli creativi o occasioni in cui la persona possa dimostrare la sua individualità viene annichilito, alienato e prova emozioni, come noia, tristezza o stanchezza, perdendo infine la voglia di vivere.

Quindi l’essere umano è felice quando si rende conto della sua esistenza come persona e tale fenomeno si dimostra tramite la perpetrazione di determinate azioni.

Tuttavia tali gesti sono solo il mezzo con il quale la felicità si dimostra, non sono tanto la causa della felicità stessa, tanto che una persona a volte sa essere felice anche in contesti che non glielo permetterebbero normalmente.

Non so se è mai capitato ai lettori che hanno avuto il coraggio di leggere fin qui le mie farneticazioni, ma a me è successo, durante il funerale della mia nonna materna, ai tempi avevo 11 anni, di vedere il fratello della defunta che non piangeva e dalla sua faccia non si sarebbe assolutamente detto che fosse dispiaciuto per la defunta, infatti aveva un calmo sorriso, appena accennato sulle labbra, non di compiacimento, non di soddisfazione, era un semplicissimo sorriso, nulla di più, nulla di meno.

Io andai da lui con un disprezzo che avrebbe spinto un esercito a morire anche solo nella speranza di ferire il nemico, quindi gli chiesi: “come ti permetti di avere quel sorriso?” e lui mi rispose con parole che ai tempi mi colpirono come una sassata in viso, dicendo: “perché io sono ancora vivo, e sono grato per questo”.

Per me fu un perfetto esempio di cosa significhi essere in pace col mondo e di come in ultima istanza, una persona è felice proprio perché vive restando se stessa.

A.C., 3^C