Vertigini

Senza fine non c’è inizio, e senza inizio non c’è cambiamento, il cambiamento che permette di evolversi e vivere la vita. Allo stesso modo, per prendere il volo è necessario un salto nel vuoto, e lo sono anche le vertigini che ne derivano.

VERTIGINI

L’inizio di tutto: finisce

il buio, l’inizio dell’alba,

finisce la notte, comincia

il crepuscolo dove fino

a un istante prima

si stagliava lo zenit,

finché le stelle non finiscono

per iniziare a danzare nel cielo,

velluto squarciato dalle nubi.


L’inizio di un istante,

la fine di un’era,

ricordi smettono

di vivere ma iniziano

a scolpirsi nella mente,

finché non finiranno

per farmi impazzire

di nostalgia

e rimorsi.


L’inizio di un ruscello,

la fine di un oceano,

smisurata immensità

originata da un rigagnolo,

finché non arriverà

la pioggia, e il sole

finirà per sorgere

all’orizzonte, termine

ultimo del mondo.


L’inizio di un concerto,

la fine di un’attesa

insopportabile,

scoppiano i colori

dissetando le pupille,

che finiscono per piangere

commosse dalla fugacità

di quell’intima

festa dei sensi.


L’inizio di un amore:

la fine del silenzio, l’inizio

del futuro, il presente

ci accoglie e attende

che smettiamo di guardarci

per indicarci il passato,

da dove noi

abbiamo avuto inizio,

fenici risorte dalle ceneri.


La fine di niente, l’inizio

della fine: perché iniziare

ciò che è destinato

a finire?

Perché non finisce soltanto

ciò che nemmeno inizia,

e ciò che inizia finisce

come cristallizzato

nella nostra memoria.

Chiara Lazzaretto, ex studentessa del Galilei