La nostra circonferenza

Liceo Scientifico Statale Galileo Galilei

Via Ceresina 17

35030, Selvazzano dentro PD

Alla mia classe

Una circonferenza è curva piana chiusa costituente il luogo dei punti del piano equidistanti da un punto fisso detto centro.

Per disegnarla basta prendere un compasso, prendere le misure e tracciare la figura.

È la figura geometrica più semplice da cui deriva il solido, per definizione perfetto: la sfera.

Però è pur sempre il luogo dei punti del piano equidistanti dal centro. E il centro non è un punto casuale. Se si sbaglia nel sceglierlo, la figura finale risulta sbagliata o per lo meno non secondo le nostre aspettative. Un altro problema è lo strumento. Se l’ago del compasso non è perfettamente in linea con la mina, se non si allargano le due aste tanto da rispettare rigorosamente le misure stabilite, se la mina non è temperata al punto giusto, la nostra circonferenza verrà storpiata. Quando ci si approccia per la prima volta al disegno tecnico non ci si può aspettare subito di saper tracciare un perimetro di un cerchio. Ci vuole molto allenamento. Ma ne vale la pena? Assolutamente sì: si ottiene molto di più di una semplice figura piana, si ottiene una base, molto stabile, su cui poi si può costruire qualsiasi solido.

Se si volesse ragionare in termini simbolici, la circonferenza è sinonimo di unione, di sguardo verso un obiettivo fisso, di centralità, di bilanciamento, di completezza.

Nella vita reale è possibile realizzare, non considerando la geometria, una circonferenza perfetta? Probabilmente no, però è possibile avvicinarcisi.

Ma perché parlare di una circonferenza, quando sto scrivendo una lettera sul quinto anno del liceo passato nella 5E?

Forse perché, alla fine, la mia classe si è avvicinata molto alla costruzione della circonferenza.

Gli elementi per farlo ci sono stati dati: il foglio, ovvero le nozioni principali per comprendere i fenomeni più complessi, per saper interpretare la realtà, per formarci un’opinione; il compasso e il righello, ovvero i professori che ci hanno fornito la possibilità di orientarci adeguatamente nello studio ed infine il centro, il punto più complesso, sicuramente non esplicito e nemmeno evidente, ma l’elemento fondamentale. E questi elementi ci sono stati forniti gratuitamente? No. Troppo semplice, altrimenti. Ce li siamo guadagnati. Questo sicuramente.

Abbiamo ottenuto il foglio nel corso dei primi due anni. La storia della 5E parte proprio dal momento in cui tutti i punti necessari a formare la circonferenza si sono incontrati per la prima volta. Inizialmente il percorso verso l’unione sembrava piuttosto spianato. Era un mondo completamente nuovo e la necessità di farsi dei compagni di viaggio si faceva sentire, eravamo tantissimi e fortunatamente molto vivaci. Il primo anno abbiamo incontrato anche le nostre guide che, passo dopo passo, ci hanno fornito le fibre per costruire parte del foglio.

Non è stato sempre facile creare un rapporto con alcuni professori, però ce la siamo cavata. Il secondo anno, la scoperta reciproca è continuata, anche se alcuni compagni hanno intrapreso strade diverse. Si sono intensificate alcune amicizie e il foglio finalmente ha preso forma. Il prossimo traguardo era vicino. Abbiamo ricevuto compasso e righello durante il terzo anno e abbiamo imparato ad usarli nel modo più efficace durante il quarto. La terza superiore, però, è stato l’anno più complicato. L’unione del primo anno non era più la stessa e il clima si era fatto più teso. Un pericolo si era diffuso fra di noi: l’ansia. L’ansia di non raggiungere i risultati sperati, l’ansia da prestazione, l’ansia per il carico di lavoro. Ma alla fine ci siamo rialzati. Sì, perché la quarta liceo è stato un anno in cui abbiamo potuto sperimentare il vero dialogo tra di noi. Certo, ormai alcuni gruppi si erano formati come è normale che sia, ma in fondo abbiamo ripristinato l’unità grazie al saper prendere decisioni, grazie all’aver sbattuto la testa contro i problemi che ci riguardavano con anche qualche lacrima, qualche discussione che, però, si sono rivelate utilissime per crescere. Non sono mancate le occasioni di confronto nemmeno con i professori e sì anche questa volta non è sempre stato facile, ma ciò che alla fine è contata davvero è stata la nostra capacità di reagire. La terza legge della dinamica non è così scontata, a quanto pare. Perché potevamo lasciar correre, lasciarci andare, farci sopraffare dalla tensione, ma così non è stato. Anche perché non si può tralasciare a questo punto della storia una delle più difficili sfide per la 5E, per il Liceo Galileo Galilei di Selvazzano

Dentro, per l’Italia, per il mondo. Un nemico, un mostro, di quelli veri, purtroppo: il COVID-19.

La scuola ha subito il peso della chiusura, alternata a riaperture mirate, ha subito il peso della non normalità. E noi della 5E? Come tutti gli studenti abbiamo sperimentato la DAD, una difficoltà in più. Per 4 mesi del quarto anno, tutte le mattine ci siamo collegati al pc e abbiamo seguito le lezioni senza poterci più vedere fisicamente. Ecco che, allora, l’ansia si è rifatta viva, ma questa volta c’era anche una grandissima forza a contrastarla: la voglia di tornare alla normalità, di tornare a scuola, di usare concretamente quel righello e quel compasso e finalmente costruire la nostra circonferenza. Coraggio è la parola corretta. Il virus ci ha tolto la socialità, ci ha tolto la vita quotidiana, ma dentro di noi, ormai, la terza legge della dinamica aveva fatto breccia. I professori e i genitori, fin dalla prima, ci hanno garantito che la quinta superiore sarebbe stato l’anno più bello di tutti, tanto da provarne nostalgia quando si diventa grandi. Di certo le chiusure dovute alla pandemia non aiutano a rispettare il mito della quinta superiore. Ma i ricordi, le emozioni, le esperienze e la fatica ripagata superano di gran lunga le restrizioni. Il quinto anno gravita attorno alle responsabilità delle scelte. È l’anno in cui si fanno per la prima volta concretamente i conti con sé stessi. È l’anno in cui si è chiamati a trovare il famoso centro. Ma un centro senza una circonferenza è insensato. Non si è soli nell’anno in cui si devono dimostrare i propri punti di forza. E una classe come la 5E non è perfetta, è vero, ma raccoglie sotto di sé delle persone che sono cresciute e che quindi hanno tutte le carte in regola per formare il perimetro del cerchio. E qual è il nostro centro? La diversità nell’affrontare il percorso scolastico, la scoperta di punti di vista diversi dai propri e alla fine, nonostante qualche litigio e qualche divergenza, riuscire a reagire positivamente. In fondo siamo uniti. Non sono mancate, infatti, le risate, i momenti di festa e il divertimento.

Siamo seri, è indubbio, ma non impassibili. Ed è bello alla fine sapere che si sono formati tra noi dei legami più o meno forti, ma si sono formati. Quindi siamo riusciti a disegnare la nostra circonferenza? Si. È perfetta? No, a vederla da fuori c’è qualche imprecisione. Ma averla vissuta permette di respirare le diverse storie dei punti che la compongono, di percepire i gruppi, ma vedere anche la potenzialità dell’unione, di assistere alla crescita e agli sforzi, ad alcuni addii e a nuove amicizie, di rendersi conto della forza di volontà e dell’impegno.

Cari compagni, questa era la mia dedica, scusate la lunghezza, ma mi è stata data questa occasione che mi ha fatto riflettere su quanto siamo forti pur nelle nostre debolezze. Mi ha fatto ricordare tutti quei momenti in cui abbiamo scherzato assieme. Insomma, sono già passati cinque anni, forse troppo velocemente. Volevo ringraziarvi del percorso intrapreso insieme. Lo so, non siamo ancora alla fine e infatti questa lettera non vuole essere un addio, ma piuttosto un “a presto”. Si sta avvicinando l’esame, che sarà un’altra bella sfida, ma sono convinta che sapremo affrontarla. Dobbiamo crederci fino in fino perché la nostra è proprio una bella circonferenza.

Serena