Una situazione drammatica

Fuoco, fiamme, fumo. Mi bruciano gli occhi. Non riesco a reggermi in piedi, le mie ginocchia tremano, non rispondono ai comandi. Sono ferma. Non riesco a seguire gli altri. Tutto ciò che riesco a sentire sono solamente grida, urla, pianti. Pianti di bambini che non trovano la mamma, di donne che non vedono i mariti. Piango anch’io. Dov’è la mamma? Non riesco più a respirare tanto è insopportabile e pesante quest’aria piena di polvere e fumo. Piano piano inizio a seguire gli altri e mi sembra si scalare una montagna altissima, la più alta che esista. Raggiungo gli altri ma mi ignorano, non mi vedono. È possibile che io sia così invisibile? Dov’è la mamma? Continuo a farmi spazio, per quanto mi è possibile, tra la folla. Vedo una veste blu, ormai quasi marrone per lo sporco e il polverone che si sta alzando. La prendo, tirandola. Si gira bruscamente: una donna! ma non è lei. Dov’è la mamma? Piango ma continuo a camminare. Ormai è da giorni che cammino. Ma quanti giorni sono passati? So solo che è da sei giorni che vedo solo le voragini lasciate dalle bombe e sento spari. La mamma ha detto che si stanno scontrando l'esercito, ai comandi del presidente del Consiglio sovrano al-Burhan, e i potenti paramilitari delle Rsf (forze di sopporto), sotto la guida del vicepresidente del Consiglio, Dagalo. I due, Burhan e Dagalo non sono mai andati d’accordo. All’inizio, nel 2019 Al-Burhan e Dagalo stavano entrambi dalla stessa parte contro il dittatore del tempo. Mamma diceva sempre che era molto cattivo, ma che lei mi avrebbe sempre protetta. Ogni volta mi spiegava cosa stava succedendo perché, secondo lei, era giusto che, anche se avevo solo sei anni, conoscessi il mio Paese. Mi spiegò anche che, dopo il “cattivone dittatore” – lei lo chiamava così- si era instaurato un governo transitorio che avrebbe dovuto portare poi a elezioni democratiche. Nell’autunno del 2021, Dagalo e al-Burhan unirono le loro forze per far cadere lo stesso governo civile a cui entrambi partecipavano. Diedero così vita all’alleanza militare del Consiglio Sovrano. Per volere di al Bashir, l’ex dittatore, furono poi istituite le Rsf, di cui Dagalo fu presto comandante. Verso la fine del 2022 i due amici Dagalo e al-Burhan iniziarono a non esserlo più. Un po’ come quando io e la mia migliore amica bisticciamo, ma la questione tra i due mi sembra un po’ più drammatica. -Ma perché un così radicale mutamento? - avevo chiesto un giorno alla mamma. Mi rispose che l’esercito governativo, anche grazie alla promessa di ricevere nuovi aiuti economici da parte della comunità internazionale, aveva infatti acconsentito a riprendere la via della democratizzazione del Paese che i due leader avevano bloccato l’anno precedente. C’era un problema: si chiedeva che le Rsf venissero integrate nell’esercito (in un periodo massimo di due anni) così da formare un unico corpo militare. Dagalo, a cui questa condizione non era affatto gradita, aveva proposto invece un processo per l’integrazione dei due comandi più lento, che sarebbe potuto durare fino a 10 anni. Da quel momento l’unione tra i due si è dissolta per trasformarsi in lotta per il potere, a colpi di accuse reciproche che, alla fine è sfociata in scontri armati. 

È per questo che siamo costretti a scappare, per salvarci. Qui sparano a vista. Ma io non trovo più mamma. Dov’è sparita? Non penso stia giocando a nascondino, anche se vorrei tanto trovarla e ridere insieme a lei per il nascondiglio che ha trovato. La gente si sta fermando. Sono tutti accalcati, si spingono tra di loro, si insultano. Siamo ormai arrivati sulla costa dove ci sono tanti barconi. Dopo qualche ora, sotto il sole cocente, riesco a salire. Non riesco a muovermi. Voglio urlare più forte che posso. La puzza è atroce. Ci sono due signori che mi stanno appiccicati. Mi sento come se una sanguisuga mi succhiasse il sangue. Ho la nausea e devo vomitare ma trattengo tutto per paura di suscitare fastidio nelle altre persone, temo anche le loro possibili reazioni, qui ognuno pensa per sé. Siamo in troppi ma la barca non affonda. Ho caldo. Sto sudando e ho sete. Non mangio da due giorni e non bevo da ieri. Penso di morire. Tutto ciò che vedo è acqua, solo acqua che non si può bere e persone che sono ormai come sardine arrostite al sole. Da quello che ho sentito da una donna seduta davanti a me siamo stati fortunati a salire, non tutti ce l’anno fatta e molti altri stanno morendo. Non è sicura la sopravvivenza ma almeno ci siamo provando. Per sopravvivere molto spesso ci si deve muovere e se fossimo rimasti là le possibilità sarebbero state ancora minori o del tutto impossibili. So che devo sopportare anche l’odore di pipì e il prurito delle ferite aperte se voglio sperare di arrivare sana e salva da qualche parte. Ma l’unica a cosa a cui riesco pensare è mamma. Così, silenziosamente, piango. 

S.M., 3^A