Una giornalista di guerra

“Il mio sogno era fare la giornalista di guerra, poi ho scoperto che non si fa, lo si diventa”, ha detto la corrispondente di guerra e scrittrice Barbara Schiavulli, che il 24 febbraio 2023 ha tenuto un incontro alla scuola Modigliani con la classe 3^A di questo liceo. È da vent’anni che racconta e dà voce ai conflitti che vede, dall’Iraq, all’Afghanistan fino alla Palestina. Ha incontrato presidenti, combattenti, assassini, scrittori, intellettuali, musicisti. Mostri ed eroi. Vittime e carnefici. Ha imparato cosa vuol dire guerra nel momento in cui è stata segnata da essa, sentendone il rumore, il rumore delle bombe, il silenzio della paura della gente che non vuole ribellarsi. Ha capito che cos’è Guerra quando ha iniziato a nascondersi dietro i muretti, quando ha iniziato a rischiare la propria vita a costo di cercare storie per dar voce a persone che non hanno questo ‘privilegio’. Ha deciso di raccontare e di scrivere, scrivere per tutti quelli che volevano leggere e sapere, perché per lei “questo mestiere non è un lavoro, ma un privilegio”, perché ha la fortuna di ascoltare lo strazio delle donne dai cuori spezzati e i corpi distrutti dal dolore e di sapere di essere un aiuto per loro. Un solo sorriso è per quelle povere bambine, ragazze e mamme un dono.

Durante l’incontro ha spiegato di occuparsi per lo più di ciò che avviene alle donne afgane, per il semplice motivo che lei, essendo donna, riesce più facilmente ad entrare in contatto con loro rispetto ai suoi colleghi. Le donne, infatti, sono considerate inferiori agli uomini e anche le giornaliste sono viste con meno preoccupazione perché, secondo i talebani, non possono essere una minaccia. Riesce così anche a rimanere in contatto con quella povera gente che vive nella perenne paura di una bomba o di un attentato. Ha raccontato di essere stata rinchiusa in un bunker per più di una settimana. Ha detto anche di essere riuscita ad avverare il sogno di un musicista, mettendo in salvo il suo strumento più prezioso dal pericolo che venisse bruciato perché l’arte è bandita dai talebani e i musicisti sono un pericolo. La musica è un pericolo. L’istruzione è un pericolo. Il pensiero è un pericolo. La novità è un pericolo. Ogni forma di libertà viene bandita ma Barbara Schiavulli non si tira indietro, lei arriva fino al fronte a costo di morire. Il suo coraggio e la sua tenacia hanno stupito tutti, studenti e professori, che sono stati colpiti dalle sue parole, taglienti come una lama ma allo stesso tempo pronte a spiccare il volo. Il suo sogno è sempre stato quello di essere una giornalista di guerra e questo sogno è diventato la realtà.

S.M., 3^A